Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
cento sfumature di giallo
seconda guerra mondiale
FRESCO DI LETTURA
Ben
Pastor, “I piccoli fuochi”
Ed. Sellerio, trad. Luigi Sanvito,
pagg. 538, Euro 15,00
E’ il 1940. La guerra è iniziata da poco
più di un anno. Si pensa ancora che possa essere una guerra-lampo. I tedeschi
hanno già occupato Parigi. Martin Bora, l’ormai ben noto protagonista della
serie di thriller storici di Ben Pastor, deve raggiungere la Bretagna- è
incaricato di sorvegliare lo scrittore filosofo Ernst Jünger la cui posizione
nei confronti del nazismo non è ben chiara e però, appena arrivato, gli viene
chiesto di investigare sul caso di un delitto. E’ morta la moglie del commodoro
Arno Hansen-Jacobi, il suo corpo è stato ritrovato in un lavatoio in una
località nei pressi della sua abitazione a una ventina di chilometri da Brest.
Sono scomparse le sue chiavi di casa insieme alla borsetta, mentre i suoi
orecchini di brillanti sono stati recuperati su segnalazione di un gioielliere
a cui erano stati offerti in vendita da un tale, un ex-galeotto, che giura di
averli trovati per caso, in strada. E’ lui l’assassino? Sembra poco probabile.
La coppia Hansen-Jacobi ha un figlio, ufficiale di marina, donnaiolo e
giocatore, e il commodoro Hansen-Jacobi ha un’amante francese che è anche
informatrice della Gestapo. Qualcuno di loro aveva interesse a togliere di
mezzo Marie (era di origine bretone) che elargiva soldi alla Chiesa con grande
prodigalità? E comunque sia, l’assassinio della moglie di un tedesco non può
restare impunita.
Brest |
E’ sempre un piacere ritrovare un personaggio che ammiriamo e di cui
seguiamo da anni le vicende. Ad ogni romanzo Ben Pastor raffina questo capitano
della Wehrmacht che- ormai lo sappiamo bene- ha ingaggiato una guerra non solo
con i nemici della Germania ma soprattutto con la sua coscienza. Un conto è la
morte in battaglia e un conto sono gli eccidi di massa, la persecuzione degli
ebrei e lo sterminio pianificato. Un conto è la Wehrmacht e un conto sono le Schutzstaffeln, il corpo delle SS con un teschio sul cappello della
divisa. Quando il colonnello Schallenberg lo mette in guardia, avvisandolo che
sta andando verso il disastro perché le SS lo tengono d’occhio per i suoi
comportamenti poco ortodossi, e gli dice, “Unisciti a noi, facci un pensierino. Conserverai il grado di capitano, che
automaticamente ti porrà al di sopra dei tuoi colleghi”, Martin risponde,
“Credo che resterò dove sono”. E lo farà- noi che abbiamo letto i romanzi
precedenti ambientati in un tempo a seguire questo 1940, lo sappiamo- e, di
romanzo in romanzo, tremiamo nell’attesa che possa compiersi quello che gli
dice ora Schallenberg, “Fai come ti pare. Ma ricordati che potremmo impiccarti
prima che finisca la guerra.”
Finistère- Bretagna |
La Polonia è il ricordo ricorrente in Martin ne “I piccoli fuochi”. Un
anno prima Martin aveva aderito baldanzoso ad una guerra che era per lui come
una prova di forza e di virilità alla Hemingway, era nelle file dell’esercito
che aveva varcato la frontiera della Polonia e, quasi subito, aveva dovuto
ricredersi sulla realtà che stava vivendo. Aveva visto cose che lo fanno soffrire
tuttora nel ricordo- il suo insegnante di musica tra gli ebrei obbligati a
pulire le strade, le morti arbitrarie, le stragi. Aveva cercato di denunciare
le atrocità illecite- perché Martin era, è e sarà sempre il puro, l’eroe che
può essere fallibile perché è nella natura umana esserlo ma che si esamina
senza pietà e si pente quando sbaglia. La nuova avventura bretone incomincia
con un richiamo del passato nella denuncia dell’esecuzione di massa nei pressi
di Katyn, in Polonia, e prosegue immergendosi nell’atmosfera locale, tra frange
indipendentiste, un prete spretato e ubriacone che ci ricorda i personaggi di
Graham Greene, in una casa in cui gli spiriti che sembrano aleggiare non sono
altro che la voce della coscienza di Martin.
“Essere e non apparire. Quel che
sono davvero, nel bene e nel male, probabilmente lo dirà questa guerra”, è la
sua riflessione, un monito a se stesso. Martin ventisettenne ci sembra più
vecchio della sua età ed è una fortuna che la fine lo veda tra le braccia di
Dikta, a rotolarsi nel letto con lei, a cercare di recuperare un briciolo della
spensieratezza che la vita deve alla sua età.
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