Casa Nostra. Qui Italia
romanzo 'romanzo'
FRESCO DI LETTURA
Simonetta
Agnello Hornby, “Caffè amaro”
Ed. Sellerio, pagg. 320, Euro 15,30
Quando Maria era andata per la prima volta in visita dalle sorelle del
fidanzato e le avevano offerto il caffè, si erano dimenticate di passarle lo
zucchero- una svista o uno leggero
sgarbo voluto nei confronti di quella ragazzina, figlia di un avvocato
socialista e squattrinato che osava entrare a far parte della famiglia del
barone Sala? Maria non aveva osato dir nulla, anzi, aveva detto che andava bene
così. Da allora nessuno aveva più offerto lo zucchero a Maria, si era abituata
a bere il caffè amaro. Che anche la vita
sia un caffè amaro, ricco di gusto e di un piacere profondo ma che lascia
un sapore amaro in bocca?
Inizi del ‘900. Sicilia. Un
paese immaginario, Camagni. E poi Palermo, adagiata nella conca dal profumo di
aranci. “Caffè amaro” di Simonetta Agnello Hornby è la storia di una ragazza che poi diventa donna. E lo
diventa non tanto quando mette al mondo
i figli, ma quando deve prendersi delle responsabilità per cui non era
preparata- la gestione delle finanze familiari, la consapevolezza che il
privilegio della ricchezza e dell’istruzione deve essere condiviso, che non è
lecito godere di privilegi ottenuti a prezzo della vita di altri-, quando
decide di andare al di là della stretta morale del suo tempo, perché nella vita si può amare più di una persona
e forse lei ha tradito, tanto tempo prima, il ragazzo che non sapeva di amare e
non l’uomo che ha sposato e che è poi diventato un estraneo.
Il baronello Pietro Sala si era innamorato di Maria appena l’aveva
vista, da una finestra. Lei aveva solo quindici anni, era bellissima. E’ questo
il colpo di fulmine? L’aveva chiesta
subito in sposa. Maria aveva accettato. Pietro aveva più del doppio della sua
età e il fascino dell’uomo di mondo. Qualunque perplessità di Maria era stata
vinta dal corteggiamento di lui, dal suo fascino di uomo colto e di mondo,
dalla prospettiva di una vita agiata che prometteva ingresso in società,
viaggi, spettacoli di musica e teatro. Senza contare i vantaggi economici per la famiglia di Maria. Lei avrebbe
rinunciato a studiare, però lo avrebbero potuto fare i suoi fratelli, e Giosuè,
che era stato affidato al padre di Maria da un amico, morto durante la dura
repressione dei Fasci Siciliani sotto il governo Crispi.
Palermo bombardata |
C’è un che di splendidamente
barocco in “Caffè amaro”, almeno nelle pagine in cui si descrivono gli
ambienti dei palazzi, i giardini, gli abiti e i gioielli (par quasi di sentire
il fruscio delle sete e di vedere il bagliore delle gemme), un che di decadente nel parlare dei
vizi- le donne, il gioco, le droghe di lusso- e degli hobby di Pietro Sala-
collezionismo di pezzi rari, allevamento di scimmie-, ci sono pagine fortemente sensuali in cui Maria
scopre il sesso insieme al marito e altre pagine in cui il piacere del sesso si
colora di romanticismo perché è
legato ai ricordi dell’infanzia in cui non si distingue tra amicizia e amore, e
ci sono, per controparte, pagine di un fosco
realismo quando Maria si reca alla zolfatara dei Sala, vede i bambini che
vengono usati per trasportare lo zolfo nei cunicoli (sono esseri umani quei
corpicini scheletrici deformati dall’andatura strisciante a cui sono
costretti?), vuole scendere lei stessa nella miniera di zolfo. Lo spettacolo-
un ‘cuore di tenebra’ conradiano, ‘oh,
l’orrore! l’orrore!’, per dirlo con le ultime parole di Kurtz- sconvolge
Maria.
zolfatara |
Romanzo storico in cui i riferimenti agli eventi- i
governi di Crispi e Giolitti, la conquista del posto al sole (Giosué, sgomento,
parla dell’uso dei gas e della profonda ingiustizia dell’impresa), due guerre
mondiali, con Giosuè che deve nascondersi, in quanto ebreo, durante tutto il
conflitto- sono in un giusto equilibrio con una narrativa più fatua, “Caffè amaro” è anche un romanzo di formazione al femminile in cui ogni tappa della
protagonista- sul piano culturale, sentimentale, civico e politico- ha
importanza nella storia delle donne in Italia.
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