Casa Nostra. Qui Italia
romanzo 'romanzo'
il libro ritrovato
Simonetta Agnello Hornby, "La Mennulara"
La chiamavano "la
Mennulara" perché da bambina era velocissima a raccogliere le mandorle,
con quelle ditina sottili. E molti, a Roccacolomba, appresero solo dagli
annunci mortuari che si chiamava Maria Rosalia Inzerillo. Inizia con una data e
una morte il romanzo di Simonetta Agnello Hornby, siciliana d' origine ma
residente da 30 anni a Londra, dove esercita la professione di avvocato. E' il
23 settembre 1963: la Mennulara è appena morta; i tre giovani Alfallipe sono
ansiosi di venire in possesso dell' eredità. Finalmente, perché era la
Mennulara, entrata come cameriera a 13 anni nella famiglia, che amministrava i
loro beni ed era grazie a lei se si poteva ancora parlare della ricchezza degli
Alfallipe. Sorpresa, a questo punto, con il testamento della Mennulara. Perché
ha organizzato tutto come una caccia al tesoro: gli Alfallipe devono eseguire i
suoi ordini, iniziando dalle parole esatte che lei ha predisposto per l' annuncio
mortuario. Seguiranno altre disposizioni, e solo se eseguono tutto come vuole
lei riceveranno quello che si aspettano.
Personaggio straordinario e
misterioso: chi è la Mennulara? Da una parte il romanzo si sviluppa seguendo le
vicende tragicomiche degli avidi eredi che scoprono presto che è pericoloso
farsi beffe della volontà della morta; dall'altra ricostruisce il carattere
della protagonista attraverso le chiacchiere della gente del paese. Un paese
inventato, Roccacolomba, che acquista una sua propria vita nei pettegolezzi, le
supposizioni, le confidenze e i ricordi
dei suoi abitanti. E' tutto un mormorio, un bisbiglio, frasi che corrono di
bocca in bocca, alterate, modificate, finché nessuno sa più che cosa sia vero.
La Mennulara aveva avuto una storia d' amore quando era ragazza. Chissà con
chi. Chissà perchè era finita. Era stata l' amante di Orazio Alfallipe. Era
figlia di un capomafia. Anzi, ne era l' amante. Faceva da prestanome a
qualcuno. Aveva rubato soldi agli Alfallipe. Aveva un legame particolare con la
vedova Alfallipe - perché mai altrimenti questa viveva con lei? E perché non
voleva che i nipoti venissero al suo funerale? Come per l' immagine che viene fuori incastrando le tessere di un puzzle - così, da questi frammenti di discorsi prende rilievo la figura di una donna intelligente e astuta, dura e generosa, di una bellezza cupa e fiera. Sullo sfondo, gli smidollati eredi Alfallipe, discendenti di una famiglia che non ha neppure più l' apparenza dei fasti grandiosi del Gattopardo, e una miriade di altri personaggi, dal presidente Fatta, malinconico testimone della fine di un' epoca, al giovane e ardente comunista Risico, dal prete custode di segreti al capomafia dell' onorata famiglia. Una Sicilia in una fase di transizione, una storia ammaliante dal sapore vecchiotto, come la lingua stessa della scrittrice, come l' uso di intitolare ogni capitolo con una frase che riassume gli avvenimenti, in un romanzo curiosamente distaccato da riferimenti storici - quasi a sottolineare la lontananza dell' isola dal continente su cui si mandano i figli a studiare, perché ritornino per cambiare qualcosa.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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