Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
biografia
FRESCO DI LETTURA
Lyndall Gordon, “Charlotte
Brontë. Una vita appassionata”
Ed.
Fazi, trad. N. Vincenzoni, pagg. 509, Euro 15,30
Era nata il 21 aprile 1816.
In occasione del bicentenario di questo anniversario la casa editrice Fazi ha
pubblicato la bella biografia di Lyndall Gordon, “Charlotte Brontë. Una vita
appassionata”, un libro che piacerà ai lettori che hanno amato “Jane Eyre”,
così come “Cime tempestose” di Emily, sorella di Charlotte, o “Agnes Grey”
della terza sorella, Anne. Erano così unite, le tre sorelle, che vengono spesso
ricordate tutte insieme, le “Brontë
Sisters”, quasi fossero un gruppo canoro. E tutto sommato è un bel
paragone, perché le loro non sono voci discordi, c’è una comunanza di idee, di
ambientazione, di modelli femminili che a volte è necessario fare uno sforzo
per puntualizzare le diversità tra di loro.
I fatti essenziali della vita di Charlotte e delle sue sorelle sono
noti. Il padre (di origine irlandese, aveva cambiato il cognome da Prunty o
Brunty in Brontë, in onore dell’ammiraglio Nelson che aveva ricevuto il titolo
di duca di Bronte da re Federico I delle due Sicilie) era curato della parrocchia di Haworth, nello Yorkshire, due sorelle erano morte giovanissime e
il fratello Branwell, il prediletto
del padre, aveva minato la sua salute con alcol e oppio. D’altra parte
l’aspettativa di vita a Haworth era in media di venticinque anni per scarsità
di igiene dovuta alla mancanza di un impianto di fognature. Quando Charlotte (unica
sopravvissuta dei sei giovani Brontë) morì nel 1855, si disse che una
gravidanza era stata causa della morte. Era molto più probabile che fosse per
febbre tifoide, invece, visto che la domestica che lavorava in casa loro era
morta di quella, un mese prima.
Haworth, la casa |
Il libro di Lyndall Gordon non è una semplice biografia, è una lettura delle opere delle sorelle
(in special modo dei romanzi di Charlotte) sottolineando quanto di
autobiografico esse contengano- leggiamo
la vita di Charlotte leggendo i suoi romanzi. Così il grande amore di Charlotte, Monsieur Heger che era stato suo
insegnante in Belgio, è rispecchiato in Rochester, la scuola di Jane Eyre
bambina è quella che frequentarono tutte le sorelle Brontë, la stessa dove si
era ammalata gravemente di tubercolosi l’undicenne Maria. Charlotte, piccola di
statura, mingherlina, con la fronte spaziosa, così dimessa, quasi invisibile
quando appariva in società (cosa che non amava fare ma vi fu obbligata, dopo il
successo di “Jane Eyre”) aveva occhi luminosi e scrutatori.
Se Charlotte
taceva, immagazzinava immagini,
comportamenti, tipi di persone nella sua mente. Se parlava, aveva la parola pronta e pungente. Non era un
tipo compiacente, Charlotte. Anzi, sia nell’aspetto, sia nel pensiero e nelle idee
che non esitava ad esporre, era l’opposto delle bamboline leziose, con i
boccoli biondi a incorniciare il volto, che erano il modello femminile
dell’epoca. Eppure aveva un suo fascino
se Madame Heger ritenne necessario imporre che lo scambio di lettere tra lei e
suo marito si limitasse ad una lettera ogni sei mesi, se la madre del suo
editore George Smith (più giovane di Charlotte, peraltro) fece il possibile per
allontanare il figlio da lei, se il
curato Arthur Nicholls se ne innamorò perdutamente e riuscì a sposarla (di
certo aiutato dal fatto che George Smith si era sposato e Charlotte aveva perso
ogni speranza su di lui).
Lyndall Gordon cita lettere (alle amiche più care di tutta la vita, a
Monsieur Heger e a George Smith), riporta brani dei romanzi di Charlotte, ma
anche di Emily (quella che più di tutte sentiva l’attrazione della brughiera
coperta di erica che si vedeva dalle finestre della canonica) e di Anne,
tracciando paragoni, ricostruendo come un puzzle fatti, sentimenti, soprattutto
passioni nascoste e soffocate. Perché questa è la chiave per la vita di
Charlotte- la passione. Questa è la
novità di questa grande scrittrice che anticipa i tempi, reclamando il diritto alla passione. E la passione
in una donna faceva paura, nell’800. Era inconfessabile. Doveva essere nascosta
dietro uno pseudonimo maschile (Currer, Ellis e Acton Bell erano i nom de plume dietro cui le tre sorelle
si nascondevano).
Se a tratti la lettura di questa nuova biografia di Charlotte Brontë può
stancare perché perfin troppo minuziosa, nello stesso tempo ci affascina con una protagonista anticonvenzionale e ci
fa venire la voglia di rileggere sia “Jane Eyre” (chi non lo ha amato?) sia
“Cime tempestose”, sia di scoprire (se già non li abbiamo letti) gli altri
romanzi delle “Brontë Sisters”.
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