Voci da mondi diversi. Penisola iberica
biografia romanzata
il libro ritrovato
Alicia Giménez-Bartlett, “Una stanza tutta per gli altri”
Di Alicia Giménez-Bartlett conosciamo i romanzi
polizieschi con la brillante coppia di ispettori Petra e Firmín, ma non ci
sembra strano, dopotutto, questo romanzo “Una stanza tutta per gli altri”, che
potrebbe essere considerato un’indagine psicologica di due personaggi, di
Virginia Woolf (il titolo riecheggia quello della scrittrice inglese, “Una
stanza tutta per sé”) e di Nelly Boxall, la domestica che servì in casa Woolf
dal 1916 al 1934. E, tra le righe, è anche di Alicia Giménez-Bartlett stessa
che veniamo a sapere, che sbircia dentro la stanza di Nelly che scrive il
diario, proprio come lo scrive Virginia nella sua, di stanza. Alicia che
dichiara il fascino che il gruppo di Bloomsbury ha sempre avuto su di lei, per
il sogno di libertà che rappresentava, e che, chiusa pure lei in una stanza per
scrivere il suo libro, tra infinite tazze di tè e il ticchettare incessante
della pioggia londinese, riesce a capire la disperante malinconia che doveva portare
la Woolf al
suicidio.
Nelly incomincia a scrivere il diario per desiderio di emulazione,
pagine che registrano la sua vita quotidiana tra la cucina e le stanze in cui
si riceve, le brevi conversazioni con Virginia, quelle ancora più brevi con
Leonard Woolf, gli scambi occasionali di parole con gli ospiti famosi, Lytton
Strachey o Vanessa, la sorella di Virginia, Keynes o Lady Ottoline, e poi le
chiacchiere con l’altra domestica con cui Nelly condivide la stanza. Leggere il
diario di Nelly è come guardare una scena nota attraverso una lente che ne
cambia l’immagine ed è inevitabile che cambi, Nelly, nel corso degli anni:
cambia lei e cambia il suo rapporto con Virginia per cui prova dapprima
ammirazione e affetto, gratitudine e rispetto, mescolati ad un poco d’invidia,
per poi sentirsi delusa e insofferente ed arrivare quasi a odiare la
scrittrice. La tenerezza che sentiva per la donna dal fisico fragile e
dall’ancora più fragile sistema nervoso si trasforma in disprezzo e rabbia per
quella che le pare una debolezza esibita, una certa ipocrisia, e ancora più
quando le appare chiara la natura dell’amicizia di Virginia con Vita
Sackville-West.
Aveva già visto di tutto, Nelly, nella casa di campagna e in
quella di città dei Woolf, come aveva sentito di tutto, idee progressiste e
liberali, sulla guerra e sulla religione. E, come nel film di Altman, “Gosford
Park”, osserviamo che, alla fin fine, i domestici tendono ad assorbire e
imitare i modelli dei padroni: tutto quel mondo di chiacchiere e relazioni
nelle cucine rispecchia quello dei piani superiori, e così al gruppo di
Bloomsbury corrisponde, con lieve ironia, la “banda” di Bloomsbury, dei
servitori che finiscono per essere dei disadattati, incapaci di trovarsi a loro
agio in una cerchia meno stimolante e intellettuale, fuori posto in qualunque
società. Si fa fatica a ricordare che il diario di Nelly non esiste, che
esistono solo i cenni a Nelly nel diario di Virginia, e che è l’immaginazione
di Alicia Giménez-Bartlett che ricrea il suo personaggio, tanta è la
spontaneità della scrittura e la vivezza irriverente di queste pagine.
Virginia Woolf |
Vita Sackville-West |
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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