Voci da mondi diversi. Diaspora ebraica
testimonianze
Shoah
FRESCO DI LETTURA
Françoise
Frenkel, “Niente su cui posare il capo”
Ed. Guanda, trad. S. Levi, S. Lari, C.
Turla, pagg. 294, Euro 18,00
Un libro di testimonianza, che racconta le vicissitudini di chi è
scampato ad una catastrofe lottando ogni minuto di ogni giorno per salvare la
propria vita, lascia in genere nel lettore una sensazione di profonda angoscia.
Non è così, invece, per “Niente su cui
posare il capo” di Françoise Frenkel- siamo stati in ansia per lei in ogni
pagina, eppure in ogni pagina c’era un
bagliore di luce, la fiducia nella bontà del prossimo, la certezza interiore
che il Male non potesse avere la meglio, una speranza che ci ha contagiato
impedendo che il nostro cuore si sentisse stretto in una morsa.
Françoise Frenkel si è salvata e con lei si è salvato il libro che parla
di lei, pubblicato per la prima volta nel 1945
e poi scomparso per riapparire ora,
sulla bancarella di un mercatino di beneficenza di Nizza- come un messaggio in
una bottiglia che approda su lidi lontani a distanza di anni da quando è stato
gettato in mare. Françoise è un’ebrea
polacca, il suo vero nome è un altro- ce lo dice Patrick Modiano nella
bella introduzione, così come ci dice che Françoise era sposata, anche se non
c’è alcun riferimento al marito nel libro: una scelta necessaria, cancellarlo
dalla memoria, per tirare avanti e sopravvivere? Non lo sappiamo. Françoise
inizia il suo racconto dicendoci della sua grande
passione per i libri, fin da quando era ragazzina, e poi dell’amore per la
Francia e la letteratura francese che la spinse a tentare un’impresa che pareva
fallimentare. Nel 1921 Françoise aprì una
libreria francese a Berlino. La guerra era finita da poco, i francesi erano
l’odiato nemico, come poteva pensare, Françoise, di ottenere i permessi, di
avere successo con questa iniziativa? E invece…questo è il messaggio bellissimo
del libro di Françoise Frenkel- la
cultura che supera le frontiere e gli schieramenti di guerra, il pensiero
che non ha l’etichetta di una nazionalità. La libreria fiorisce, c’è chi va per
acquistare libri in francese, chi per leggere i giornali, chi, semplicemente,
per scambiare idee.
Poi, la tempesta. Annunciata, attesa, che infine si scatena. C’è un
momento in cui Françoise spera che qualcuno rilevi la libreria e la tenga
aperta, un momento dopo deve solo pensare a lasciare la Germania e mettersi in
salvo. Incominciano le peripezie di
Françoise- da Parigi al sud della Francia, a Nizza, vivere alla giornata,
cambiare alloggio, sorvegliare ogni respiro, cercare di passare la frontiera
attraversando i monti ed arrivare in Svizzera. Françoise ha la fortuna di
incontrare persone generose che la
nascondono, le forniscono carte false, organizzano altri rifugi per lei,
mettono a rischio la propria vita per lei e per quello che lei rappresenta, la
vittima di un regime dittatoriale che ha manipolato le masse con la folle
propaganda antiebraica.
E lei, Françoise, è più attenta nel descriverci chi le fa del bene che chi, invece,
‘obbedisce agli ordini’, ed è una bella galleria di personaggi quella che sfila
nelle sue pagine, illuminandole, facendo pensare anche a noi che, forse, si può ancora credere nell’umanità. Il
prete cattolico che non si risparmia, la suora gentile che cura Françoise, il
soldato che parla napoletano e finge quasi che Françoise sia un’amica per
distrarre l’attenzione da lei, quello che le indica dove può passare il
confine.
Françoise Frenkel è morta nel 1975, a Nizza. Eppure di lei è rimasto
qualcosa, le onde ci hanno portato il suo messaggio nella bottiglia, “Niente su
cui posare il capo” la fa sentire ancora tra di noi. La forza del pensiero, il potere dei libri in cui credeva hanno avuto
la meglio sulle forze del Male.
L'ho sentito alla radio in varie puntate che ne hanno risaltato il pensiero vitale e lo slancio a trovare rifugi da vari personaggi e con ostinazione e tenacia puntare verso la salvezza in Svizzera. Un capolavoro!
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