biografia romanzata
il libro ritrovato
Colm Tóibín, “The Master”
Ed. Fazi, pagg. 365, Euro 15,00
Un romanzo di Henry James era intitolato “The lesson of
the Master” e poi il critico Simon Nowell- Smith aveva scritto un libro su di
lui, “The legend of the Master”- e Henry James è rimasto per tutti, critici e
lettori, “il Maestro” del romanzo del XX secolo. A lui è dedicata la biografia
romanzata “The Master” dello scrittore irlandese Colm Tóibín, appena pubblicata
dalla casa editrice Fazi (pagg. 365, Euro 15,00), un romanzo sulla vita di
Henry James e un romanzo sui romanzi di Henry James con la tecnica del “punto
di vista” resa famosa dal Maestro: tutto quello che apprendiamo dei quattro
anni cruciali della vita dello scrittore, dal 1895 al 1899, è filtrato
attraverso la mente dello stesso Henry James, è una visione soggettiva della
realtà con gli occhi del protagonista. Il 1895 inizia con la prima dell’unico
dramma di James, il Guy Domville :
Henry è certo che sarà un successo e invece è un fiasco colossale. James è
sempre stato un solitario, ma adesso si isola ancora di più, da Londra si
trasferisce a Rye, nel Sussex, dove riceve pochissimi amici e il fratello
William. E ogni giorno detta ad un segretario pagine di novelle, di romanzi,
perché il male alla mano gli impedisce di scrivere a penna come una volta.
Sono
i quattro anni in cui scrive alcuni dei suoi romanzi più belli, ed è la sua
vita quotidiana, gli incontri che fa, quello che gli raccontano, che la sua
mente rielabora e trasforma nelle storie dei suoi libri. La sua memoria ritorna
indietro nel tempo, all’infanzia segnata da un padre che voleva che i figli
“fossero” piuttosto che “facessero” qualcosa, alla Guerra Civile a cui lui e
William non avevano preso parte, alla sorella e all’amatissima cugina, alla
scrittrice Constance Fenimore Woolson con cui aveva avuto una lunga relazione
di amicizia affettuosa. Erano morte tutte, Alice e Minnie e Constance, e lui si
sentiva in colpa per la morte di tutte e tre, e tutte e tre in qualche modo
rivivevano nei suoi romanzi, nella zitella che custodisce le carte di uno
scrittore famoso nei “Carteggi Aspern”, nell’incantevole Milly di “Le ali della
colomba”, nell’altera Isabel Archer.
Con la stessa finezza elusiva che James
usa nei suoi romanzi Colm Tóibín introduce i personaggi maschili verso cui lo
scrittore si sente attratto- il pittore francese, un servitore raffinato che
legge i suoi libri, lo scultore incontrato a Roma, bello come una statua greca.
Ma Henry James si tira sempre indietro, come se, per scrivere della vita, per
lui fosse necessario guardarla e poi pensarla e poi esprimerla in parole,
perché “la vita è un mistero e solo le frasi sono belle”. Stilos ha incontrato
Colm Tóibín a Milano.
Henry James |
Isabel Archer interpretata da Nicole Kidman |
Uno scrittore irlandese che scrive di uno scrittore americano che ha
vissuto in Inghilterra: come mai questa scelta? Com’è nato il romanzo “The
Master”?
Era l’estate del 1974, avevo diciannove
anni e un lavoro temporaneo in un ufficio quando ho letto per la prima volta
“Ritratto di signora”. Era un libro che non aveva nessun legame con me e con
quello che ero, non sapevo niente di quell’ambiente, non ero mai stato fuori
dell’Irlanda, eppure ebbe un effetto enorme su di me. Pensavo che fosse un
esercizio di stile e poi mi sono reso conto che aveva una trama incentrata
sulla duplicità, e io venivo da un luogo in cui non esisteva la duplicità, uno
era quello che era e basta. L’anno dopo andai all’università e gli altri
studenti odiavano James, perché scriveva di gente ricca e aristocratica, e
amavano Joyce, perché scriveva della vita vera, quella che avviene in strada.
Sembra incredibile, avevamo vent’anni, ed eravamo lì a discutere su chi fosse
meglio, Joyce o James, stavamo a parlare di questo americano grasso che
scriveva frasi difficili. In poco tempo lessi almeno cinque romanzi di Henry
James e fu un’esperienza splendida. Ma non avevo mai pensato a lui come ad una
persona che avesse una vita. Pensavo che quello che scriveva gli venisse da
dentro, che inventasse dal nulla. Poi, molto tempo dopo, quando scrivevo
articoli per i giornali, mi capitò di dover scrivere di James e incominciai a
documentarmi sulla sua vita e capii come questa entrasse nei suoi romanzi. Mi
resi conto che usava luoghi che aveva visto e persone che aveva incontrato per
scriverne nei romanzi. In uno di quei momenti al mattino in cui si indugia
ancora a letto con pensieri vaghi, ebbi l’idea di James come personaggio di un
libro e di come avrei potuto cercare di descrivere la sua vita intima. A questo
punto dovevo cercare un editore che mi finanziasse perché potessi avere un
periodo di tre anni per fare ricerche e scrivere. E trovai un editore che mi
disse, “mi pare un’idea tremenda, ma fai pure!”.
No, in realtà non penso
che sia più difficile. In una biografia bisogna inserire ogni dettaglio, non si
può decidere che cosa inserire e che cosa tralasciare. Da questo punto di vista
il mio lavoro è stato più facile, perché ho selezionato gli aspetti della vita
di James che mi interessavano. Certo, ho dovuto lavorare sul lato emotivo dello
scrittore, cercando di immaginare i suoi pensieri e le sue emozioni piuttosto
che elaborare semplicemente le informazioni.
Pensa che “il Maestro” fosse anche maestro della sua vita, che piegasse
la sua vita agli intenti della letteratura?
James Joyce |
Penso che Henry James
avesse molti desideri non realizzati nella sua vita e che altri scrittori,
James Joyce ad esempio, abbiano sacrificato di più la vita privata alla
letteratura di quanto abbia fatto James. Joyce organizzava tutta la sua vita
famigliare intorno ai suoi libri. Tutto sommato James dedicò molto del suo
tempo a prendere parte alla vita sociale di Londra, anche se era un grande
lavoratore e scriveva con disciplina ogni giorno.
A Henry James non piaceva Oscar
Wilde, erano troppo diversi. James era un lavoratore, gentilissimo, con maniere
impeccabili. Oscar Wilde scrisse pochissimo, un romanzo, quattro drammi, un
poema lungo. Quando James lo conobbe, Wilde non aveva scritto niente e faceva
un tour negli Stati Uniti tenendo conferenze. Wilde si vantava di essere
irlandese, James teneva nascoste le sue origini irlandesi; Wilde era sposato ma
amava lasciar capire che era omosessuale, James non era sposato ma non voleva
assolutamente che pensassero che fosse omosessuale; le commedie di Wilde ebbero
un successo enorme, l’unico dramma di James fu un fiasco e dopo la prima
rappresentazione fu sostituito con un’altra commedia di Wilde, “L’importanza di
chiamarsi Ernesto”, così si davano contemporaneamente due commedie di Wilde a
Londra.
I due si muovevano nello stesso mondo, ma uno era reticente, timido,
industrioso e gentile, l’altro era il suo opposto. Hawthorne era, per così dire, un vicino di
casa di James, le loro famiglie si conoscevano, ma era uno scrittore della
generazione precedente. Per Henry James la lettura de “La lettera scarlatta” fu
una grande scoperta, ma anche se James era affascinato da lui e scrisse un
libro su di lui, Hawthorne era uno scrittore rurale, il tipo di scrittore che
James non voleva essere. Henry James era immerso nella lettura di Flaubert, di
Balzac e quelli erano i suoi esempi: non voleva scrivere degli intensi romanzi
religiosi in cui non c’era nessuna vita sociale.
Oscar Wilde |
Henry James non è un personaggio simpatico- la malattia dietro cui si
schermò tutta la vita, era vera o falsa?
Falsa, assolutamente
falsa. Ed è falsa anche la prova riportata dal suo biografo Edel, secondo cui
James subì un danno alla schiena durante un incendio: ci sono delle prove che
l’incendio ebbe luogo molto più tardi. Era una forma di ipocondria supportata
da sua madre, qualcosa di simile alla sindrome di Munchhausen- a lei piaceva tenerlo riparato dalla vita,
confinato a letto.
Quindi fu per vigliaccheria che né Henry né suo fratello William
presero parte alla guerra civile?
Esattamente. Henry stava
meglio a letto. E certo si sentiva in colpa nei confronti dei due fratelli
minori, Wilky e Bob, che erano anche rimasti feriti nella guerra e per questo
tenne sempre Bob a distanza- si sentiva imbarazzato da Bob, che oltre tutto era
un bevitore.
C’era molta rivalità,
c’erano solo diciotto mesi di differenza fra loro due e William tendeva a tiranneggiare il fratello, William era
molto mascolino, sportivo, molto americano; Henry era più delicato e femmineo e
sedentario. Fu anche per fuggire alla sua famiglia che Henry andò a vivere a
Londra, i rapporti erano migliori da lontano. William pensava che i romanzi di
Henry non fossero abbastanza americani, non fossero democratici perché erano
ambientati in un ambiente così “altolocato”. E poi gli rimproverava di essere
oscuro e illeggibile. E’ strano come i geni vengano a due a due nelle famiglie-
pensiamo a Virginia Woolf e alla sorella Vanessa Bell, ai due Mann, a Yeats
poeta e al fratello pittore, e a come sempre, in tutte queste famiglie ci sia
stata qualche tragedia, il suicidio di Virginia, la malattia di Alice James, i
due fratelli di Henry feriti in guerra…
C’è sempre stata molta ambiguità riguardo all’omosessualità di Henry
James.
La domanda sull’omosessualità di Henry
James è una domanda difficile e non si può rispondere in maniera anacronistica.
James ha vissuto prima di Freud, prima che Freud diventasse un’idea pubblica di
cui tutti parlavano. Quando negli anni 1870 James era a Parigi, si sapeva che
era omosessuale, era una società più libera e si sapeva che lui si vedeva con
il pittore Joukowsky.
Poi, quando James era sulla cinquantina e viveva a
Londra, si interessava a dei giovani, ma non fece mai niente di concreto, ci
sono solo delle lettere di lui, piene di un desiderio quasi esplicito. E’
possibile che James, da quando aveva trent’anni alla sua morte, non abbia avuto
alcuna esperienza sessuale. Per noi è inconcepibile. Ma allora era normale
essere uno scapolo o una zitella, tutti avevano uno zia o una zia non sposati.
Sarebbe anacronistico dire che fosse “gay”. E io nel mio libro volevo avere la
libertà di non descrivere il sesso, con tanti libri che lo fanno. Per me la
scena più erotica del libro è quella in cui lo scultore Andersen dorme in casa
di James, lui ascolta tutti i rumori che provengono dalla sua stanza, sente il
pavimento di legno scricchiolare, lo immagina andare a letto, ma non lo
raggiunge.
Joukowsky |
Gli ultimi romanzi di James sono scritti in uno stile molto oscuro, con
frasi troppo lunghe- a che cosa è dovuto questo cambiamento?
C’è una specie di
scherzo riguardo alla trasformazione dello stile di James: si parla di un primo
James e di un secondo James e del “Grande Pretendente”, con riferimento ai re
scozzesi James I e James II. Il suo stile diventò più complesso perché voleva
dare ancora più sfumature ai suoi romanzi e alle sue storie, suggerire i motivi
duplici e triplici dietro i comportamenti dei personaggi, riflettere la
complessità della vita.
la recensione e l'intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos
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