Voci da mondi diversi. Cina
FRESCO DI LETTURA
Liu
Zhenyun, “Oggetti smarriti”
Ed. Metropoli d’Asia, trad. P.
Liberati, pagg. 302, Euro 12,75
Pechino. Città
immensa e tentacolare, con 11 milioni di abitanti che diventano 21 milioni
e mezzo se si calcolano quelli dell’intera municipalità su un’area pari a
quella di metà del Belgio. Pechino che è cresciuta a dismisura dalla fine degli
anni bui. Pechino che è diventata la meta di tutti coloro che sognano la ricchezza, o almeno una vita
migliore di quella delle zone rurali. Pechino dai mille traffici loschi, dalla corruzione
dilagante. Pechino in cui i tetti a volo d’anatra della Città Proibita si
stagliano immobili in un tempo che corre
sempre più veloce.
E’ ambientato a Pechino il romanzo esuberante e a tratti esilarante dello
scrittore cinese Liu Zhenyun intitolato “Oggetti smarriti”.
Perché tutto inizia
con un oggetto smarrito- il marsupio
che un ladro sottrae a Liu Yuejin mentre questi incoraggia a cantare un artista
di strada. Prosegue però con un secondo
oggetto smarrito, e questa volta è la lussuosa borsetta della moglie di Yan
Ge- le è stata rubata dal ladro del marsupio che a sua volta viene derubato da
Liu Yuejin, il proprietario del marsupio (ah, se avesse saputo che la sola
borsetta valeva ben di più dei soldi del ‘pagherò’, il prezioso documento
contenuto nel tanto cercato marsupio). Ma non è finita, perché la borsetta viene a sottratta a Liu da suo
figlio che la regala alla sua ragazza. E il fatto è che dentro c’era una chiavetta usb…Insomma la persona
derubata che corre dietro al ladro diventa un ladro senza volerlo ed è lui
stesso ricercato da altre persone. Senza contare che c’è ladro e ladro. Nella ridda di personaggi e di avventure del
romanzo di Liu Zhenyun appare subito ben chiaro che, più o meno, rubano tutti, anzi, che ci sono
ladruncoli da poco che si accontentano di poco e ladri in grande stile che
nessuno si sognerebbe di chiamare così, gli imprenditori, gli uomini che sono
dietro al boom economico della Cina.Se al centro di un filone narrativo c’è Liu Yuejin, un poveraccio che fa il cuoco in un cantiere, che è stato abbandonato dalla moglie e ha cresciuto da solo il figlio che ora si dimostra un ingrato, al centro dell’altro filone c’è Yan Ge che è diventato ricco grazie all’aiuto di una persona di rilievo a cui aveva prestato dei soldi in un momento di bisogno. Le due trame si riuniscono per uno di quei casi fortuiti e incredibili che uno scrittore può congegnare e la chiave di tutta la trama è…in una chiavetta usb (Liu non sa neppure che cosa sia e a che cosa serva, ne ha sottovalutato il valore, proprio come non ha saputo valutare quello della borsetta). E, alla fine, quella che era incominciata come una commedia finisce in dramma, come sempre succede quando si tratta di soldi e di giochi di potere.
Due consigli per chi prende tra le mani “Oggetti smarriti”: non
preoccupatevi se vi sembra di confondere i nomi dei personaggi, è difficile
ricordarli, ma non ha molta importanza e almeno un paio vi resteranno in mente.
Liu Zhenyun non è uno scrittore di introspezione, la sua è una satira leggera che si nasconde sotto la vena comica, leggere il suo libro è come guardare un affollato quadro di Francesco Guardi in cui ogni dettaglio è importante- la biancheria e gli abiti di una donna e lo sguardo opaco per la cataratta di almeno un paio di uomini (nell’ex paese di Mao solo i molto ricchi hanno un’assistenza medica adeguata), la bicicletta del povero Liu Yuejin e la Mercedes di Yan Ge.
Il romanzo di Liu Zhenyun è divertente
come una commedia degli errori e tuttavia è una commedia che lascia l’amaro in bocca nel ritratto di una
società che non ha ancora trovato se stessa, in cui tutti sono ‘oggetti
smarriti’.
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