Voci da mondi diversi. Penisola iberica
la Storia nel romanzo
guerra civile spagnola
il libro ritrovato
Almudena Grandes,
“Inés e l’allegria”
Ed. Guanda, trad. Roberta Bovaia, pagg. 741, Euro 20,00
Titolo
originale: Inés y la alegría
“Non so dirti perché, ma non mi piace.”
Perché l’aria non aveva il
profumo, la consistenza che avrebbe dovuto avere. Perché gli abitanti del paese
non erano usciti di casa per accoglierci. Perché tutte le porte, tutte le
finestre erano chiuse, e nessun bambino, nessuna donna era scesa a curiosare in
strada. Perché fiutavo la loro paura attraverso il buco della serratura. Perché
nessuno mi aveva abbracciato, nessuno mi aveva sorriso, nessuno aveva alzato il
pugno o aveva applaudito da quando eravamo arrivati lì.
Una protagonista narratrice femminile, Inés. Un protagonista narratore
maschile, il capitano Galán. Un terzo narratore ‘neutro’, la scrittrice stessa che inserisce i
capitoli con i ragguagli storici, spiegando e riempiendo le lacune delle altre
due narrative. Il tempo e il luogo dell’azione: una settimana alla fine di ottobre del 1944 in un luogo sui Pirenei, con
un epilogo molto più tardi, dopo la morte del Caudillo Franco.
Con “Inés e l’allegria” Almudena Grandes ci ha dato un altro romanzo-
dopo “Cuore di ghiaccio”- di vasto respiro. Un altro romanzo che non si limita
a raccontarci una storia, ma che intende esplorare
la Storia, gli anni sofferti della guerra civile, della dittatura, della paura
e del silenzio.
Tra
il 19 e il 27 ottobre 1944
l’esercito dell’Unione nazionale spagnola varcò la frontiera francese per
invadere la valle d’Aran. Quello che i
capi pensavano: era chiaro che ormai Hitler avrebbe perso la guerra, Franco
restava senza sostegno, gli alleati avrebbero aiutato i repubblicani, il popolo
spagnolo li avrebbe accolti con esultanza come liberatori. Quello che accadde: non arrivarono i rinforzi promessi agli uomini
che avevano occupato la valle, o per una fuoriuscita di notizie o per
tradimento l’effetto sorpresa venne a mancare, e quanto al sollevamento popolare…cinque
anni di carceri franchiste avevano spento qualunque fantasia di libertà.
Ci sono personaggi veri (la
Pasionaria Dolores Ibárruri, Jesús Monzón, Carmen de Pedro e altri) e personaggi fittizi che potrebbero
essere veri- i compagni d’arme di Galán, tutti rigorosamente con il nome di battaglia, e la
famiglia fascista di Inés, nonché le altre donne che circondano Inés. Il Bocas
che parla troppo (morirà, il Bocas, e ci saranno tanti Miguelitos a ricordarlo,
perché i suoi compagni daranno il suo nome ai figli), lo Zurdo dal dolce
accento delle Canarie (come Galán,
anche lui incontra l’amore nella settimana sui monti), Comprendes che finisce
ogni frase con la domanda, comprendes?,
Montse che impara a cucinare da Inés e Virtudes che viene fucilata. E soprattutto
Galán e Inés, i due
protagonisti,
due voci diversissime, tanto quanto la storia che hanno alle spalle. Il
fratello di Inés è il delegato della Falange spagnola di Lérida, durante la
guerra lei aveva allestito un ufficio del Soccorso rosso internazionale nella grande casa di famiglia
(se i suoi lo avessero saputo!), era stata tradita,
rinchiusa nello spaventoso carcere di Ventas, liberata grazie al fratello
che però l’aveva spedita in convento…audacia, sprezzo
delle convenzioni, libertà interiore e, sì, allegria, nonostante tutto. Se
fosse soltanto una storia di sesso, la storia di Inés e Galán sarebbe forse più realista ma ci
appassionerebbe di meno. Invece è una
storia d’amore, destinata a durare tutta la vita, nonostante le
insinuazioni iniziali che Inés possa essere un’infiltrata della Falange. Quando
è Inés a parlare, prevale il lato femminile della vicenda: è la prima volta che
leggiamo ricette di cucina intrecciate ad amore e guerra. Quando la parola
passa a Galàn,
ci vengono in mente i versi di Byron in cui diceva che per una donna
l’amore è tutto, per un uomo è solo una parte della vita. Perché il bel
capitano, per quanto innamorato, ha altre priorità, adesso e anche dopo, quando
entrambi trovano rifugio a Tolosa, la città francese prediletta dagli spagnoli
in esilio.
donne repubblicane nel carcere di Ventas |
Una frase fa da leit motiv nel romanzo di
Almudena Grandes: La Storia immortale
crea strani effetti quando s’intreccia con l’amore dei corpi immortali. E’
questa frase che spiega l’alchimia del
romanzo, in equilibrio tra durezza e
sentimento, azioni di guerra e fornelli in cucina, cameratismo maschile e
passione d’amore, speranze ardenti e delusioni cocenti. La scrittrice ci
annuncia che questo è il primo “di sei romanzi indipendenti, accomunati dallo
stesso spirito e da un titolo: ‘Episodi di una guerra interminabile’.” E’ un
progetto grandioso. Suggeriremmo però di alleggerire i prossimi romanzi di un
paio di centinaia di pagine.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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