sabato 7 novembre 2015

Anthony Capella, “L’ufficiale dei matrimoni” ed. 2015

                                   Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                           seconda guerra mondiale
         FRESCO DI LETTURA


Anthony Capella, “L’ufficiale dei matrimoni”
Ed. Neri Pozza, trad. Maddalena Togliani, pagg. 442, Euro 18,00



      Napoli 1943-1944. Napoli de “La pelle” di Curzio Malaparte, il libro messo all’indice dal Vaticano (era il 1949) perché giudicato osceno. Era solo un libro tremendamente doloroso nel suo realismo, nella sua descrizione di un’intera città che si prostituiva agli Alleati ‘salvatori’. Ma, chi le vittime, chi i colpevoli? Che cosa restava se non il proprio corpo da vendere nella città che non aveva neppure la figura del Papa nel suo Vaticano a difenderla? Pur di avere qualcosa da mangiare le donne di Napoli erano diventate tutte puttane, tutte ammalate di sifilide, disposte a tutto per allontanare da sé la miseria della guerra.
E’ in questa Napoli che arriva il capitano James Gould del servizio di spionaggio britannico. Ha imparato un po’ di italiano, il suo compito è di fare ‘l’ufficiale dei matrimoni’: deve vagliare le domande- molto, molto numerose- di permesso di matrimonio da parte dei suoi commilitoni con ragazze italiane. Deve assicurarsi che le fidanzate siano ragazze ‘per bene’, che abbiano dei mezzi di sussistenza (ridicolo, a Napoli si arrabattano tutti per campare), che siano virtuose. Che non siano prostitute, in poche parole.
E’ giovane, James Gould. Tutto d’un pezzo. Credeva di avere una fidanzata, ma ha ricevuto da poco una lettera di lei che gli dice che ha scoperto la passione con un altro. E James Gould prende sul serio il suo lavoro. Interroga le donne (quanto sono belle queste napoletane di carbone e fuoco), ispeziona le loro misere stanzette cercando tracce di altre presenze, non si lascia commuovere da niente, neppure da bambini in arrivo. Il suo mondo è in bianco e nero. Ha un’ingenuità che rasenta la stupidità, una totale mancanza di conoscenza delle vie del mondo e della complessità della realtà. Ci fa pensare all’americano tranquillo di Graham Greene. Finché incontra Livia, arrivata in città da un paesino sulle falde del Vesuvio dove il padre ha una locanda. Livia che farà da cuoca a lui e agli altri ufficiali dell’intelligence inglese e americana. Che gli farà scoprire le delizie della cucina locale, pur nella penuria di ingredienti. E naturalmente anche l’amore.

     Ad una prima lettura l’inizio del romanzo di Anthony Capella pare mieloso- la storia del colpo di fulmine tra Livia e il bell’Enzo, soldato appena arruolato che diventerà suo marito. Ripensandoci, dopo essere arrivati alla fine, quello era un preambolo in un tempo ancora ignaro della morte e della fame e del dolore, quando la guerra appariva ancora come una prova di gagliardia e l’amore era giovane e spontaneo e facile. Succederanno tante cose, dopo, la violenza e i soprusi entreranno nella vita quotidiana forzando tutti a cambiare. Sia Livia sia James Gould. Perché niente è più come prima, non esiste nessun valore assoluto. E c’è un corrispettivo nella natura della violenza degli uomini- la tremenda eruzione del Vesuvio del 1944 che aggiunge vittime e distruzione a quelle già causate dalla guerra. Non solo. Se un pericolo estremo può portare alla luce il meglio di un uomo, può, però, mettere in evidenza anche il peggio, l’avidità, l’egoismo, la grettezza, il desiderio estremo di possesso. James Gould diventa ‘grande’, in tutti i sensi, nelle avversità della guerra; il suo antagonista, l’omaccione corrotto che concupisce Livia, si fa ancora più abietto. E la guerra insegue tutti, da Napoli a Roma, dai bordelli tedeschi (con una folle strategia bellica che mira a diffondere il contagio della sifilide) alle fila dei partigiani.


    In copertina del libro c’è un richiamo a due romanzi molto amati, anche se di diverso livello letterario, “Chocolat” di Joanne Harris (più noto il film del libro, grazie all’interpretazione di Juliette Binoche e Johnny Depp) e “Il mandolino del capitano Corelli” di Louis de Bernières (con i due protagonisti della storia d’amore al contrario, lui italiano, lei greca). Con “Chocolat”- ma anche con tanti altri romanzi che mescolano sapore di spezie e amore- “L’ufficiale dei matrimoni” condivide l’attenzione per l’importanza del cibo che va al di là del nutrimento (e che piacere, leggere finalmente di piatti di casa nostra!), ma il messaggio del romanzo è più ampio e, se le coincidenze della vicenda a volte paiono improbabili, questa storia di guerra e di amore, di capacità di cambiarsi e di accettare le diversità dell’altro, con un certo qual ottimismo ci riconcilia con le brutture del mondo.


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