mercoledì 5 febbraio 2014

Sam Eastland, "L'occhio dello zar"

                                                            cento sfumature di giallo                                                  
                                                                        il libro ritrovato





Sam Eastland, “L’occhio dello zar”
Ed. il Saggiatore, trad. Giancarlo Carlotti, pagg. 356, Euro 18,50

       Il 17 luglio 1918 l’intera famiglia dello zar Nicola II di Russia fu trucidata a Ekaterinburg. Fu un evento che fece scalpore, che suscitò orrore. In parte perché i corpi scomparvero (quello dello zar, della zarina e di tre delle figlie furono trovati e riesumati solo nel 1991, più tardi ancora quello dello zarevič Aleksej e di una delle sorelle più giovani), in parte per l’efferatezza del crimine, attestata dalle condizioni dello scantinato in cui fu eseguito, per la commozione che suscitò la morte dei cinque figli, non responsabili di qualunque politica paterna. E poi perché all’assassinio dello zar ‘bianco’ seguì quello che fu, di fatto, l’impero dello zar ‘rosso’ nel cui successo era necessario aver fede, perché il Piccolo Padre non aveva di certo la mano leggera. In una qualche maniera, ad ogni modo, la coscienza collettiva- e l’immaginazione collettiva- sembrarono non voler lasciare che questa fosse la fine di tutti i Romanov: per anni si volle credere che la granduchessa Anastasia si fosse salvata, che la donna che in realtà era Anna Anderson fosse proprio lei.
    Il romanzo di Sam Eastland, “L’occhio dello zar”, primo di una serie di cui è già stato pubblicato il secondo (“La bara rossa”), inizia dieci anni dopo l’eccidio, in una foresta siberiana dove il Detenuto 4745-P sconta la pena come marca-alberi: si dice che nessuno resista a lungo con un lavoro del genere, eppure Pekkala è ancora lì, solitario come un lupo, irsuto come un orso. Un commissario dell’Armata Rossa arriva a cercarlo: Stalin ha bisogno di lui. Bisogna trovare i corpi dello zar e della sua famiglia. Bisogna trovare anche, ma questo verrà detto dopo a Pekkala, l’oro dello zar. Un tempo Pekkala era l’uomo di fiducia dello zar Nicola II, aveva un incarico di massima responsabilità, al di sopra di chiunque altro. Era una via di mezzo tra un investigatore speciale, una spia, una guardia del corpo, il sorvegliante di un intero paese. Lo chiamavano ‘l’occhio di smeraldo’, perché il segno esteriore della sua carica era una spilla che lo zar gli aveva donato: un cerchio d’oro, nel mezzo la forma stilizzata di un occhio in smalto bianco, al centro uno smeraldo.

                                                        



    La trama si svolge lungo due filoni temporali. Nel presente Pekkala, finlandese dagli strani occhi con lampi d’argento, ritorna a Ekaterinburg, nella casa Ipatiev (oggi La Chiesa sul Sangue è stata eretta dove sorgeva la casa) dove lo zar e la sua famiglia erano stati uccisi. Con lui ci sono il commissario che l’ha tirato fuori dalla foresta e il fratello dello stesso Pekkala, creduto morto. Pekkala indaga, circolano voci diverse in paese, molti hanno paura di parlare, si dice che un fantasma si aggiri in quei luoghi: è rimasto vivo uno dei giovani Romanov? E poi, a quanto pare, qualcuno non vuole che Pekkala arrivi ad una soluzione…
Nel passato torniamo al tempo in cui il giovanissimo Pekkala era stato mandato dal padre a raggiungere il reggimento finlandese per sostituire il fratello, che era stato ‘sospeso’ ed era scomparso, e aveva conosciuto lo zar che era apparso all’improvviso durante un’esercitazione in cui Pekkala si rifiutava di far saltare il suo cavallo ferito. Il filone del passato, con l’ascesa di Pekkala a cui lo zar concede piena fiducia, termina nel punto dove è iniziato il libro.


     “L’occhio dello zar” occupa un posto speciale sullo scaffale dei thriller- perché è nello stesso tempo romanzo storico (sottolineo la parola ‘romanzo’) e romanzo di investigazione poliziesca, perché, accanto ai personaggi fittizi, su queste pagine fanno la loro comparsa persone veramente esistite (e non persone qualunque), perché la storia di fondo è una delle storie più tragiche, più discusse, e anche, da un certo punto di vista, più romantiche del secolo passato. Non per nulla le sette tombe sono riunite oggi in una cappella riservata a loro nella chiesa di San Pietro e Paolo a San Pietroburgo.

Lo scrittore Sam Eastland                                        


la recensione è già uscita su www.stradanove.net

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