mercoledì 5 febbraio 2014

Catherine Scott-Clark e Adrian Levy, "Il mistero della sala d'ambra"

                                                         la Storia nel romanzo
                                                         il libro ritrovato
                                                                                                                                                  



Catherine Scott-Clark e Adrian Levy, “Il mistero della Sala d’Ambra”
Ed. Corbaccio, trad. Bruno Amato, pagg. 380, Euro 18,60

“Parte dello splendore del mondo/ Si è dileguato con la guerra e con il tempo”: i versi di Goethe sono quelli che esprimono meglio il rimpianto per la scomparsa dell’ottava meraviglia del mondo, la Sala d’Ambra del Palazzo di Caterina a Tskarkoje Selo, vicino a San Pietroburgo. Nel 2003, per il tricentenario della fondazione della città che Pietro il Grande aveva voluto come “la finestra sull’Occidente”, è stata inaugurata una nuova Sala d’Ambra, sponsorizzata da un’industria tedesca e rifatta sul modello di quella donata alla Russia da Federico di Prussia nel 1716. Come un dono di pace, per mettere fine a rivendicazioni e litigi riguardo ai beni artistici trafugati da ambo le parti durante la seconda guerra mondiale.
      La storia della Sala d’Ambra è una storia affascinante e i giornalisti investigativi inglesi Catherine Scott-Clark e Adrian Levy hanno impiegato più di due anni di ricerche, rimbalzando da un ufficio all’altro, dall’archivio della STASI a quello del KGB (finalmente consultabili dopo la caduta del Muro), confrontando documenti e missive, macinando migliaia di chilometri, tra Mosca, Leningrado, Tskarkoje Selo, Kaliningrad e Olanda, Germania e Austria, imbattendosi in morti sospette, come se ci fosse una maledizione nella Sala d’Ambra. Come se fosse una ricerca del Graal che ha fatto le sue vittime, incantando i ricercatori con la sua straordinaria luce di miele. “L’oro del Baltico” rivestiva le pareti di quella stanza che lo zar Pietro non era riuscito a vedere, che le Imperatrici Elisabetta e Caterina avevano fatto spostare da un palazzo all’altro, prima di lasciarla definitivamente nel Palazzo di Caterina da dove i nazisti la trafugarono, quando iniziarono l’assedio di Leningrado nel 1941. Errore gravissimo di Kučumov, il curatore museale dell’Unione Sovietica, giudicare che fosse impossibile smontare i pannelli per imballarli e metterli in salvo insieme a migliaia di altre opere d’arte. Aveva semplicemente dato ordine di camuffarli con della tappezzeria. I nazisti impiegarono 36 ore per smontare la Sala d’Ambra. Le ultime notizie che se ne hanno la localizzano nel castello di Königsberg, nel 1945. Quando Kučumov arrivò sul posto, trovò il castello incendiato e nessuna traccia di ambra, solo dei cardini delle porte del Palazzo di Caterina. Ma l’Armata Rossa, e le Brigate Trofei incaricate di ritrovare i tesori russi, erano già passate di lì.   





      Scott-Clerk e Levy seguono le tracce luminescenti della Sala d’Ambra, come fosse un miraggio- e pare veramente essere stato un miraggio per alcuni ricercatori che vi dedicarono la vita. Kučumov stesso dedicò più di quarant’anni alle ricerche, come per fare ammenda del suo errore iniziale. Per più di mezzo secolo continuarono a spuntare presunti testimoni, figli di ufficiali della Wehrmacht, persone che dichiaravano di aver saputo il luogo in cui i nazisti avevano sepolto le casse con i pannelli della Sala d’Ambra. In una miniera. Nelle paludi del Baltico. E se la soluzione fosse molto più semplice? Non riveliamo la tesi dei due giornalisti in questo libro-inchiesta accuratamente dettagliato che si legge con l’interesse trascinante di un thriller storico. Illuminato dalla luce d’oro dell’ambra. 

la recensione è già uscita nel 2005 su www.stradanove.net

Nessun commento:

Posta un commento