lunedì 17 giugno 2024

Sunjeev Sahota, “La stanza delle mogli” ed. 2024

                            Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda

Voci da mondi diversi. India
            love story

Sunjeev Sahota, “La stanza delle mogli”

Ed. Astoria, trad. Cecilia Vallardi, pagg. 272, Euro 18,00

    1929. Una zona rurale del Punjab, al confine con il Pakistan. Tre spose di tre villaggi vicini per tre fratelli. E no, questo romanzo, longlisted per il Booker Prize 2021, non è una commedia romantica di stile hollywoodiano, è piuttosto un dramma.

    Tre matrimoni con una sola cerimonia (così si risparmia), tre spose con un sari rosso che non sanno quale dei tre fratelli sarà ed è il loro marito. Tutte e tre sono alloggiate nella stanza delle porcellane (“The China room” il titolo in inglese per dei piatti di porcellana che qualcuno di famiglia aveva portato dalla Cina), lavorano nella fattoria tutto il giorno dirette dalla temibile suocera a cui, alla sera, i figli rivolgono la richiesta di chiamare la moglie in un’altra stanza. Sono amplessi nel buio, si può cercare di indovinare dai calli sulle mani, dal profilo del volto, dal tono di voce, quale dei tre uomini sia il proprio marito, ma l’incertezza permane, la fantasia corre. E’ un bambino che si vuole. Non importa chi lo generi, basta che sia un maschietto.

   Mehar è la più giovane delle mogli. Ha solo quindici anni e la futura suocera aveva già contrattato per lei quando aveva solo cinque anni. Sarebbe dovuta essere la moglie del terzogenito, lo scapestrato figlio ventenne, ma il figlio maggiore, il prediletto della madre, se ne era innamorato a prima vista e l’aveva chiesta per sé.


   C’è un grosso errore alla base della storia d’amore che segue. C’è una ragazzina quindicenne che sbircia dalle fessure degli scuri della finestrella, che fantastica, che crede di riconoscere l’uomo che è così tenero con lei di notte, che diventa ardita e sfacciata (ma non è poi suo marito quello a cui lei si rivolge con tanta audacia?), c’è un amore che divampa tra corpi giovani, nutrito dalla segretezza e- almeno per uno dei due- dal proibito. Ma gli incendi d’amore sono sempre pericolosi. E a questo pericolo di dramma famigliare si aggiunge quello dei movimenti di rivolta che iniziano ad infiammare l’India e che hanno bisogno di reclutare guerriglieri.

    Nel 1999 la fattoria è in rovina, la porta della camera delle mogli è sprangata, ci sono delle sbarre alla finestrella, nel paese circolano leggende su quanto è successo e incuriosiscono il ragazzo diciottenne arrivato dall’Inghilterra in condizioni pietose. Lo zio che lo ospita non capisce quale sia il male che affligge il ragazzo, il medico pensa che sia dengue. È tutt’altro naturalmente e forse è meglio allontanarlo dalla casa dove abitano gli zii, mandarlo alla fattoria.


   I due filoni si alternano anche se quello delle tre spose ha una rilevanza di gran lunga maggiore che fa impallidire la storia parallela di un ragazzo discriminato in Inghilterra per la sua pelle scura che trova un riscatto nel ritorno alla terra della sua famiglia dove si sente stranamente a suo agio, dove il lavoro fisico lo libera dalle dipendenze, dove apprende la vera storia della sua bisavola.

    “La stanza delle mogli” è, in un certo senso, un romanzo doppiamente e parzialmente autobiografico- la storia della bisnonna dello scrittore in Punjab e tracce della sua stessa adolescenza, cresciuto in una famiglia emigrata dal Punjab nel 1966. È un romanzo destinato a catturare il cuore delle lettrici con una storia di tre spose che sono tre ragazze che trovano nell’amicizia tra di loro un conforto, perché non hanno neppure il diritto di sapere chi è il proprio marito, perché sono strumenti per la procreazione in cui non c’è spazio per l’amore. Anche se poi l’amore è più forte e vince sempre, soprattutto se si è giovani. A che prezzo? Viene in mente il film “Lanterne rosse” tratto dal libro di Su Tong, vengono in mente altre donne della letteratura e della Storia in una sorellanza senza confini.



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