Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
Ian McEwan, “Lezioni”
Ed.
Einaudi, trad. Susanna Basso, pagg. 576, Euro 23,00
Non è facile parlare di un libro molto
lungo, che copre l’arco di una settantina d’anni, con un protagonista e tanti
altri personaggi- tanti da far sì che si potrebbe dire che ci sono almeno altri
tre o quattro romanzi dentro “Lezioni”. A volte questi altri romanzi, che
contengono le storie di altre vite, si svolgono parallelamente a quello
principale, a volte sono presentati come flash-back, abbandonati e poi ripresi.
L’impressione finale è che ci sia troppo dentro quest’ultima opera di Ian
McEwan. Che ci sia troppo e di tutto, come se l’autore non avesse voluto
lasciare niente fuori, non solo gli avvenimenti storici del secolo scorso e di
quello attuale (compresa la pandemia), ma anche i sentimenti e i rapporti
umani- dall’abuso sessuale all’adulterio, dal matrimonio in cui entrano in
gioco disequilibri di forza all’unione gay, da figli dati in adozione (era
successo al fratello ‘ritrovato’ dello stesso McEwan) a figli cresciuti da un
genitore single. Per non dire delle malattie e delle morti, per Alzheimer, per
cancro, per infarto…
Roland Baines deve il suo nome al contadino francese che aveva salvato suo padre ferito durante la seconda guerra mondiale e il romanzo inizia nel 1986, quando un mattino si sveglia per scoprire che la moglie se ne è andata, lasciandolo da solo con un bambino di sette mesi. Questo è il capovolgimento totale della tipica situazione in cui è l’uomo a scomparire dalla scena. Alissa, la moglie, ha lasciato un biglietto- ama sia lui, Roland, sia il bambino Lawrence, ma sta vivendo una vita non sua, lei deve seguire le sue ambizioni per non finire come sua madre. La storia di Alissa, figlia di un’inglese e di un tedesco che aveva marginalmente preso parte al movimento della Rosa Bianca, potrebbe essere uno di quegli altri romanzi a sé, così come la storia di sua madre, anche lei aspirante scrittrice, che era arrivata in Germania nel 1946 per intervistare qualche superstite della Rosa Bianca.
A 11 anni Roland aveva lasciato Tripoli, dove era di stanza suo padre, per frequentare la scuola in un collegio in Inghilterra. E qui la sua vita si era bloccata- a undici anni era stato molestato dalla fascinosa insegnante di musica. Era un bambino. Non aveva capito. Aveva capito abbastanza da non incontrarla più. Poi- c’era stata l’esplosione di Chernobyl, la paura di morire all’improvviso, senza ‘averlo fatto’, come si diceva nel dormitorio- il quattordicenne Roland era andato d’impeto a casa di lei e tutto era iniziato. Era diventato il suo schiavo del sesso, lasciando andare a rotoli la scuola. Lei lo teneva letteralmente prigioniero, in quell’ultima vacanza, dopo avergli sequestrato i vestiti. Voleva sposarlo in Scozia. E lui era fuggito.
Non c’è niente di nuovo nella vicenda del
ragazzino sedotto da una donna più grande che diventa responsabile del blocco
emotivo della sua vittima, ne abbiamo letto in molti altri romanzi che non
starò a citare. La novità è, piuttosto, in un risvolto a più di vent’anni di
distanza, quando la polizia gli propone di denunciare la donna per abuso
sessuale. Lui non lo farà ma andrà a rivedere lei invecchiata- e intorno alla
vita dell’ insegnante di musica c’è un
altro breve romanzo.
Roland
non completerà gli studi, non diventerà neppure il grande pianista che
prometteva di essere. Sarà sempre un mediocre che finirà per suonare in un
piano bar per guadagnarsi da vivere.
Il più grande successo di Roland sarà suo figlio, perché sì, Roland si dedica totalmente a lui, sforzandosi di dargli un doppio affetto. E noi vedremo crescere questo bambino, trasferirsi in Germania, sposarsi e dare due nipoti a Roland.
Ci sono altre storie e altri personaggi, c’è
la relativa tranquillità sentimentale trovata da Roland quando ha superato la
sessantina, ci sono, infiltrati nella vita quotidiana e a volte soggetto di
discussioni, tutti i grandi avvenimenti della seconda metà del secolo scorso,
la crisi di Suez e quella di Cuba, la caduta del Muro di Berlino e la Thatcher
e poi Major e Tony Blair.
Uscire dal coro e azzardarsi a dare
un’opinione non del tutto positiva di un romanzo di uno scrittore del calibro
di Ian McEwan è difficile. “Lezioni” è un romanzo molto ambizioso, finisce per
essere sovrabbondante in quel troppo che vuole dire, per tentarci a ‘saltare’
qualche paragrafo- e questo non è mai un buon segno.
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