Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
biografia romanzata
Ed. Einaudi, trad. Giovanna Granato,
pagg. 512, Euro 24,00
Colm Tóibín, che già ci ha dato la
biografia di un altro grande scrittore, Henry James, è l’autore di questa
biografia romanzata di Thomas Mann, premio Nobel per la Letteratura nel 1929. E
la biografia di un uomo nato nel 1875 e morto nel 1955 sarà per forza di cose
un grande affresco, la storia di un uomo e la Storia non solo della Germania,
ma di tutta l’Europa. Il declino della famiglia di un uomo- il padre di Thomas
Mann era senatore e titolare di una ditta di export-import di granaglie a
Lubecca- diventa emblematico del declino della Germania che trascina l’intera
Europa con sé.Thomas Mann con la moglie Katia
“Il Mago” si annuncia come un libro
affascinante e per molti versi lo è. C’è sempre un filo di arroganza da parte
dello scrittore che si immedesima nella persona di cui scrive, parlando con la
sua voce e impossessandosi dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, ma, se
accettiamo che quella che stiamo leggendo è una biografia romanzata e ci immergiamo nell’atmosfera in cui visse lo scrittore,
l’impressione è quella di esserci calati in un romanzo dello stesso Mann e che
lui sia il protagonista del suo romanzo. Perché è vero che ogni scrittore
scrive di un se stesso trasfigurato e nel matrimonio del padre e della madre
dello scrittore noi ritroviamo la coppia dei genitori del protagonista de “I Buddenbrook”,
il libro che rese immediatamente famoso Thomas Mann e che attirò l’attenzione
dei lettori su Lubecca, la città anseatica che ben esprimeva il divario tra la
natura commerciale e quella artistica, quasi che le navi stesse che attraccavano
al porto fossero nello stesso tempo miniera di ricchezze e desiderio di altri
mondi.Casa di Mann a Lubecca
La madre brasiliana, quanto più possibile
lontana dal carattere teutonico della famiglia del marito, il padre, il
fratello Heinrich (diventerà famoso per il romanzo “L’angelo azzurro”, prenderà
posizioni politiche diverse da Thomas), le sorelle morte giovani e
tragicamente, gli altri fratelli e poi l’incontro con la ragazza che diventerà
sua moglie, i loro sei figli- diventano tutti i protagonisti di questo romanzo
e noi lettori impariamo a conoscerli bene, meglio di quanto riusciamo a
conoscere Thomas Mann che resta sempre un personaggio un poco sfuggente. Forse
non è un caso che riveli così tanto di sé nelle sue opere, in Aschenbach che si
innamora del giovanetto Tadzio a Venezia o nel musicista che fa il patto con il
diavolo nel “Doctor Faustus”, o in Hans Castorp ne “La Montagna Incantata” o in
quel primo romanzo breve che aveva suscitato lo sdegno del suocero perché il
tema era l’incesto tra due gemelli- e sua moglie Katia aveva un gemello, Klaus,
a cui era legatissima. Quello del desiderio incestuoso e dell’attrazione verso
i ragazzi giovani è un tema ricorrente in questa autobiografia, l’autore fa
riferimento ai diari dello scrittore e noi ci sentiamo quasi dei voyeur
chiedendoci se sia lecito spiare nella vita e nelle pulsioni più segrete di
qualcuno che temeva proprio questo, che altri mettessero mano su quelle pagine
destinate solo agli occhi di chi le aveva scritte.Morte a Venezia
Mann aveva visto subito il pericolo del
futuro quando Hitler era apparso sulla scena. E tuttavia- anche dall’esilio in
America in cui con Tóibín lo seguiamo- indugiò prima di prendere posizione.
Temeva forse che i suoi romanzi non avrebbero più venduto in Germania? In
America, dapprima a Princeton e poi a Los Angeles, lo aspettavano tempi
difficili. Fu difficile per lui e Katia ambientarsi, imparare l’inglese che non
fu mai per lui una seconda lingua- la sua patria era il tedesco-, e poi c’erano
i problemi dei figli, di quello scapestrato di Klaus, il secondogenito geniale,
omosessuale e morfinomane, della sfrontata primogenita Erika che aveva sposato
il poeta inglese Auden, omosessuale pure lui, per avere la cittadinanza inglese.
E poi la diffidenza, il sospetto intorno a loro, tedeschi in America che
venivano diffidati dal pronunciarsi a favore dell’entrata in guerra dell’America.
Ritornare in Germania dopo la guerra- non
per restarci, quello mai, gli sarebbe stato impossibile vivere tra coloro che
avevano in qualche modo supportato la folle dittatura di Hitler- volle dire
vedere la distruzione, le macerie ovunque, volle dire non riuscire a
capacitarsi di come avesse potuto la Germania di Bach e di Rilke precipitare
così in basso, volle dire essere testimoni di come un intero paese- il suo-
fosse finito, proprio come i Buddenbrook nel suo romanzo di mezzo secolo prima.
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