Voci da mondi diversi. Area germanica
cento sfumature di giallo
Harald Gilbers, “I figli di Odino”
Ed. Emons, trad. G. Giri, pagg. 408,
Euro 16,00
Un’atmosfera da Götterdämmerung,
in questo secondo romanzo della trilogia di Berlino di Harald Gilbers.
La Storia incalza. Il tempo incalza. E’ il gennaio del 1945. Le sirene
dell’allarme antiaereo suonano due volte al giorno a Berlino, al mattino
presto- annunciano gli aerei americani- e alla sera tardi- è il turno di quelli
britannici. Le strade sono così ingombre di macerie che si fatica a camminare.
Non c’è più benzina per le automobili, sono riapparse carrozze e carretti
trainati da cavalli macilenti. La gente ormai ha una valigia sempre pronta- per
scappare nei bunker quando suonano le sirene, per cercare un alloggio di
fortuna se trovano la casa distrutta quando riaffiorano in superficie dopo un
bombardamento. Aumentano- sottovoce, perché il pericolo di essere denunciati
per disfattismo è più che mai forte- gli insulti contro Hitler e le parole di speranza
perché tutto finisca presto. D’altra parte si sa, le notizie sono filtrate, che
l’Armata Rossa è a soli 50 km. da Berlino e che gli Americani stanno avanzando
da ovest. Chi arriverà per primo ad occupare Berlino?
Ad Auschwitz c’è il fuggi-fuggi. Si distruggono documenti, si cerca di
cancellare un orrore che non può essere cancellato. Il dottor Eric Hauser,
marito separato di Hilde, la dottoressa antinazista che è stata di grande aiuto
all’ex commissario della polizia criminale Richard Oppenheimer, è tra quelli
che hanno programmato la fuga. Porta con sé un fascicolo di documenti su cui ha
annotato i risultati degli esperimenti da lui eseguiti sugli internati del
campo. Li affiderà a Hilde, inorridita alla scoperta del loro contenuto. Il
progresso della scienza medica non può giustificare l’obbrobrio.
Questo lo sfondo, terrificante e affascinante, in cui si svolge il
romanzo. Oppenheimer si trova a dove indagare su un omicidio: è stato lui a
scoprire il cadavere, ma, se nel romanzo precedente la corsa contro il tempo
era per impedire la morte di altre donne, tutte vittime del serial killer, qui
è per riuscire a scagionare Hilde prima che il Tribunale del Popolo, che non va
molto per il sottile, la condanni alla pena capitale come colpevole di
omicidio.
La particolarità dei romanzi di
genere di Gilbers è nella ricchezza della loro sottotrama, nelle storie di Male
che si celano perfettamente dietro la grande storia del Male, di violenze e
sfogo di crudeltà personale dietro la grande violenza che in qualche modo la
guerra giustifica, di sette che, reinterpretando mitologie nordiche,
giustificano le teorie della purezza della razza ariana. E’ come se, nel corso
della narrativa, tanti piccoli tasselli venissero aggiunti per supportare e
cercare di spiegare quanto accadde in Germania in epoca nazista. Tanti piccoli
fuochi accesi che hanno finito per conflagrare nell’incendio che ha distrutto
la Germania migliore, quella della filosofia e della musica, del pensiero e
dell’arte.
E sempre più ci piace il protagonista,
l’ex commissario ebreo che è la figura dell’antieroe, che ha il coraggio di
avere paura- solo gli stupidi non hanno paura in certe situazioni ed è la paura
controllata che dà la lucidità di fronteggiare il pericolo-, che ha bisogno di
sostenersi con la ‘droga panzer’ ovvero ‘ la cioccolata per carri armati’, il
Pervitin che permette di restare svegli e vigili e in stato di euforia
combattiva ma che però crea dipendenza. La scelta di Oppenheimer come
personaggio principale- se non si vuol considerare Berlino come il vero personaggio
principale- ci permette una sorta di doppia visuale. Oppenheimer è la vittima
in quanto ebreo che teme l’occhio della Gestapo e nello stesso tempo è il
tedesco medio che non può non sentirsi partecipe delle sofferenze dei suoi
concittadini.
Un thriller storico che non vi pentirete di avere letto.
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