Voci da mondi diversi. Africa
cento sfumature di giallo
Karin Brynard, “Terra di sangue”
Ed. e/o, trad. S. Montis, pagg.
539, Euro 16,15
Rossi come il sangue sono i tramonti in Sudafrica. Ma è la terra a
colorarsi di sangue nel romanzo della scrittrice sudafricana Karin Brynard,
“Terra di sangue”, ambientato nella provincia del Capo settentrionale, ai bordi
del deserto del Kalahari. Una donna e una bambina vengono trovate morte nella
fattoria di Huilwater. Una morte atroce, un coltello ha reciso ad entrambe la
gola, quasi staccando la testa dal corpo. Lei, Freddie, era la proprietaria
della fattoria, dopo la morte del padre. La bambina era una dei tanti bambini
che Freddie aveva iniziato a prendere in affidamento- casi disperati di cui si
sentiva oscuramente in qualche modo responsabile. E aveva intenzione di
adottare la piccola Klara. Del caso si occuperà l’ispettore Beeslaar, arrivato
da poco da Johannesburg, ‘in punizione’ (si dice)- un uomo dal fisico possente
che spesso non sa misurare i termini, un bianco che sarà guardato con sospetto
dai colleghi neri pronti ad accusarlo di razzismo.
In realtà Freddie e la bambina non sono i primi delitti avvenuti nelle
fattorie ai margini del veld. Finora,
però, sono stati uccisi allevatori di bestiame durante assalti per furto. Ci
sono, poi, dei dettagli strani e inquietanti. Sia Freddie sia Klara sono state
drogate prima di essere uccise, come se fosse importante che vedessero quello
che stava accadendo senza poter reagire. E poi c’è un quadro di Freddie che
rappresenta la scena proprio come è apparsa agli occhi dell’uomo che abita
nella fattoria vicina e che ha scoperto i cadaveri. Come faceva Freddie ad aver
previsto quello che sarebbe successo? I sospetti si accumulano su Dam, l’uomo
che aiutava Freddie nella gestione dei lavori della fattoria, ed è subito
chiaro che il motivo principale per cui gli si vorrebbe attribuire il delitto è
che Dam è un boscimano- non gli si perdona l’essere diventato ricco facendo il
falconiere a Dubai ed essere stato l’amante di una donna bianca. Forse?
Probabilmente? Perché mai, altrimenti, nel testamento Freddie gli avrebbe
lasciato la fattoria? Perché ucciderla, però, allora?
C’è un clima incandescente in Sudafrica. E
non è solo quello meteorologico dell’aria infuocata. E’ che dopo la fine
dell’apartheid le tensioni sono aumentate. C’è paura da parte degli afrikaans
che non vogliono ricordare che i loro antenati boeri hanno strappato ai San (o
boscimani) o ai Griqua le terre su cui ora sorgono le loro fattorie. Non
intendono sentir parlare di rivendicazioni e di restituzione. E’ per questo che
Freddie si era fatta tanti nemici. Perché era andata a rivangare, a cercare le
mappe che con chiarezza indicavano confini e proprietari. Per questo si sono
costituiti dei gruppi di controllo, quasi una milizia intesa a difendere le fattorie
da possibili assalti. Si arriva a parlare di genocidio, si gonfiano le cifre
dei bianchi uccisi.
La trama del romanzo prosegue incalzante, tenendoci nell’incertezza su
chi sia il colpevole. L’ambigua amica di Freddie, quella che voleva organizzare
una mostra dei suoi quadri, viene lasciata ferita sul ciglio di una strada, il
fattore Dam scompare e, quando lo ritrovano, è quasi in fin di vita, qualcuno
ruba le mappe del territorio conservate da Freddie, scoppia un incendio nella
fattoria vicino a Huilwater, la vita stessa della sorella di Freddie, accorsa
da Johannesburg, è in pericolo.
I thriller ambientati in terre lontane
hanno sempre qualcosa di speciale, anche se non tutto nella trama ci convince.
Speciale la descrizione dei paesaggi, speciali gli squarci di storia che ci
rivelano, speciali anche i personaggi che avvertiamo come diversi perché ognuno
di noi è il prodotto della Storia che ha foggiato un paese. Per questo “Terra
di sangue” è una lettura diversa e intrigante.
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