Voci da mondi diversi. Area germanica
seconda guerra mondiale
love story
Ernst Lothar, “Una viennese a Parigi”
Ed. e/o, trad. Monica Pesetti,
pagg. 512, Euro 19,00
“Una viennese a Parigi”, un altro
splendido libro intramontabile, non per niente pubblicato nella collana che si
chiama proprio così, gli Intramontabili,
dalla casa editrice e/o che ha già pubblicato gli altri libri dello scrittore
viennese Ernst Lothar emigrato in America nel 1938, “La melodia di Vienna” e
“Sotto un sole diverso”. La prima edizione di “Una viennese a Parigi” uscì in inglese
nel 1941 (una storia attualissima nel pieno della guerra, un fortissimo grido
di denuncia del nazismo) e soltanto dieci anni dopo un’altra edizione riveduta
e ampliata fu data alle stampe in Austria. Sia il titolo inglese (A Woman is Witness), sia quello tedesco
(Die Zeugin. Pariser Tagebuch einer
Wienerin), si focalizzano sulla parola ‘testimone’, come I Shall Bear Witness, i Diari di Viktor
Klemperer, la testimonianza più capillare e straordinaria della vita quotidiana
sotto il nazismo in Germania. Anche il libro di Ernst Lothar è scritto sotto
forma di diario e la protagonista nonché voce narrante è una ragazza di poco
più di vent’anni, Franziska Langer, emigrata a Parigi, benché ariana, benché
non perseguitata in alcuna maniera, per non essere costretta a dare la sua
adesione all’Anschluss, dando il suo voto in quella farsa di plebiscito dopo
che l’esercito tedesco aveva già invaso l’Austria.
Franziska è una privilegiata, la sua è una
famiglia nota e ricca e non è difficile per lei ambientarsi a Parigi dove sono
in molti a prodigarsi per lei, spianandole la strada per i documenti e per un
permesso di lavoro che le permetta di continuare quello che stava già facendo
in un’agenzia di produzione cinematografica americana. La nostalgia per Vienna,
per i suoi genitori e per il fidanzato viene subito superata. Vienna era bella prima di essere pavesata di
bandiere con croci uncinate. A Parigi si respira aria di libertà, a Parigi si
può dire quello che si pensa, si può parlare male di Hitler ad alta voce. In
questa disposizione d’animo, con lo sguardo di chi è giovane e pieno di
entusiasmo, le è facile innamorarsi di Pierre Durand, un giornalista impegnato
e antinazista che la corteggia con romanticismo e con tenerezza. Il fidanzato
tedesco non ha alcuna possibilità di riconquistarla, tanto meno quando, in una
visita a Parigi, Franziska si rende conto che l’uomo che vuole sposarla e
riportarla a Vienna è diventato un fedele seguace e ammiratore del Führer.
Il diario di Franziska Langer, tra il 1938 e il 1941, registra i
cambiamenti di quello che avviene dentro di lei- i suoi sentimenti per Pierre, i
sospetti sulla vita privata di lui e poi l’accettazione di un legame che una
volta le sarebbe parso inaccettabile (e sa che tale sarà per i suoi genitori),
la diffidenza verso alcuni colleghi (si mostrerà giustificata)-, a Parigi (è
possibile che anche i francesi, come già gli austriaci, abbiano gli occhi
bendati e non vedano la minaccia nazista che si avvicina giorno dopo giorno?),
in Europa (l’invasione della Polonia, il patto di non aggressione, l’ambigua
politica italiana, la persecuzione sempre più sfacciatamente evidente degli
ebrei, l’esercito tedesco in Belgio). Fino alla dichiarazione di guerra, a
quando Pierre viene mandato al fronte. E dopo…
“Una viennese a Parigi” è una sorta di continuazione de “La melodia di
Vienna”- lo è, almeno, il tempo dell’azione, quello dell’atmosfera che si
incupisce sempre di più mentre il Reich diventa una realtà. Ammiriamo la straordinaria
bravura di Ernst Lothar nel dar voce ad un personaggio femminile- mai
avvertiamo una stonatura, un tono falso. E Franziska Langer, con la sua
spavalderia, i suoi timori di donna innamorata, la sua coerenza morale e
politica fino all’ultima azione di ribellione, è un’eroina che ricorderemo.
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