vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Anna Grue, “L’arte di morire”
Ed. Marsilio, trad. Maria Valeria
D’Avino, pagg. 462, Euro 15,73
Ritorna Anna Grue, la scrittrice danese che fa ruotare le sue trame
‘gialle’ intorno ad un ispettore di polizia ‘vero e proprio’, Flemming Torp
(sposato e separato, con un nuovo amore che ha conosciuto durante una delle
indagini precedenti), e Dan Sommerdhal, un detective improvvisato meglio
conosciuto come ‘il detective calvo’, amico da sempre di Flemming (a dire il
vero l’amicizia si è un poco incrinata da quando- erano giovani- Dan gli ha rubato
la ragazza che poi è diventata sua moglie).
Anche Anna Grue gioca sul classico tema degli opposti che si completano,
nella coppia dei suoi investigatori. Tanto Flemming è calmo e pacato, quasi
timido e ritroso, poco appariscente, fedele in amore, quanto Dan è irruente,
avventato nei comportamenti, affascinante pur con la cicatrice sulla guancia
guadagnata nell’ultima avventura, facile agli innamoramenti.
La novità ne “L’arte di morire” è
il doppio ruolo che vi gioca Dan Sommerdhal- detective e uno del gruppo di persone che saranno sottoposte a inchiesta per
delitto.
Tutto incomincia nell’agosto del
2007, con un antefatto: l’artista Kamille Schwerin ritorna a casa e trova, nel
suo atelier, sua madre morta e tutte le sculture che aveva preparato per una
mostra distrutte. Che cosa ci faceva lì la madre? Era lei la vittima designata
o c’è stato un errore? Il caso resta irrisolto ma, nei mesi che seguono,
Kamille sfugge un paio di volte a quelli che sembrano essere dei tentativi di
omicidio nei suoi confronti, tanto da richiedere una guardia del corpo. Tutto
vero o una maniera per attirare l’attenzione?
Agosto 2008. La scena si sposta, con una
troupe televisiva, su di un’isola in cui gli unici abitanti sono una coppia che
alleva pecore da latte. Si girerà un reality
show a cui partecipano personaggi importanti, anche Kamille Schwering e Dan
Sommerdhal hanno accettato di partecipare. Ci saranno pure un noto stilista,
un’attrice molto bella e molto famosa, una scrittrice di gialli (con il suo
cagnolino che deve tenere nascosto: Kamille è allergica agli animali con pelo)
e altri ancora. Il tema del reality show:
Caccia all’assassino. I partecipanti
che saranno a mano a mano ‘eliminati’ con i voti del pubblico, saranno- per
così dire- ‘assassinati’, la scrittrice imbastirà una trama e si dovrà
indovinare chi sia l’assassino. C’è chi trova l’idea alquanto macabra…
Anna Grue ha una capacità speciale di
riinterpretare storie o personaggi, inserendoli in una nuova ambientazione,
modificandoli secondo la necessità della sua trama, riinventandoli, insomma.
Un’isola, un gruppo di persone che non si conoscono se non superficialmente, un
assassino e le sue vittime: impossibile non pensare al capolavoro di Agatha
Christie, lo splendido “Dieci piccoli indiani” dal titolo che è stato più
volte cambiato. Quella che era la differenza sostanziale tra i due romanzi- che
le morti nel libro di Anna Grue erano solo simulate- si annulla quando
apprendiamo con un brivido che uno dei partecipanti al reality show è stato eliminato non solo in maniera figurata. Un
colpo di scena magistrale.
Nel romanzo di Anna Grue tutto è
piacevolmente calibrato- la trama gialla con la giusta dose di suspense e mai cruenta, il ritratto dei
personaggi, sia quello della coppia ispettore-investigatore sia quello degli
altri che sono più che semplici comparse. Le dicerie, i pettegolezzi, le
notizie certe, i sospetti, le correnti di simpatie e antipatie tipiche di un
ambiente chiuso, i flash-back sul passato e gli intrallazzi amorosi del
presente più o meno recente- tutto questo contribuisce a rendere molto
gradevole la lettura. E poi, con un tocco più che mai alla Agatha Christie,
arriva la sorpresa finale. Ricordate quello che si dice? L’assassino è il maggiordomo. Sorridendo di sé, lo dice anche Anna
Grue nel libro.
la recensione sarà pubblicata su www.strdanove.net
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