Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
spy-story
il libro ritrovato
William Boyd, “Aspettando l’alba”
Ed. Ponte alle Grazie, trad. Vincenzo
Mingiardi, pagg. 411, Euro 18,00
Non sono certa che sia corretto definire
un “dandy” (come dice la scritta sulla copertina) il protagonista del nuovo
romanzo di William Boyd, “Aspettando l’alba”. Perché non mi pare che sia così
preoccupato per il suo aspetto o per sembrare quello che non è: Lysander Rief è
un giovane attore, un figlio d’arte perché sia il padre sia la madre avevano
calcato le scene. Quando lo incontriamo, nel 1913, Lysander Rief è a Vienna per
risolvere con la psicanalisi il problema che lo angustia- la sua incapacità di
raggiungere l’orgasmo durante un rapporto. Ed è proprio nella sala d’attesa del
dottor Bensimon (più avanti nel romanzo ci sarà anche una fugace comparsa di
Freud) che Lysander incontra Hettie Bull, molto carina, molto vivace e priva di
inibizioni (a lei il dottor prescrive la cocaina…), scultrice e compagna di un
pittore. Il sesso con Hettie è travolgente, l’anorgasmia di Lysander è
dimenticata. La conseguenza è, tuttavia, che Lysander tronca il fidanzamento
con l’attrice che lo attende in Inghilterra senza soffermarsi a riflettere
quanto inaffidabile sia Hettie.
“Aspettando l’alba” si svolge tra il 1913 e
il 1915 e noi seguiamo le avventure di Lysander tra Vienna, Londra, Ginevra e
ancora Londra, in quello che è un vero ‘romanzo di formazione’. Perché Lysander
Rief cambia parecchio nel giro di tre anni- anzi, il ruolo che viene chiamato a
svolgere non ci sembra affatto tagliato per lui. Forse, invece, lo è. Forse
Lysander, dopo la brutta esperienza di Vienna, dopo l’accusa di stupro da parte
di Hettie e il conseguente imprigionamento, dopo la fuga verso Trieste in cui
ha mostrato la sua attitudine a mascherarsi (ogni bravo attore deve saper rivestire
i panni del personaggio che interpreta) sottraendosi così all’inseguimento
della polizia austriaca, resta intrappolato in una serie di circostanze casuali
che in definitiva lo portano ad essere arruolato dai servizi segreti. Lysander
non ha scelta. Ha contratto un debito con il governo britannico che ha pagato
la cauzione per lui in Austria, gli è giocoforza accettare la parte di spia per
individuare chi sia a mandare al nemico informazioni così dettagliate e precise
sulle mosse dell’esercito in Francia, sugli approvvigionamenti e sulle armi in
dotazione. E così Lysander arriva ad uccidere un uomo. Ma Lysander è un
assassino per caso- si stupisce lui (e cerca di tacitare la sua coscienza), ci
stupiamo noi. Ma questo è solo il primo di altri avvenimenti che sconquassano
la sua vita, di una serie di coincidenze che sono troppo numerose per essere
solo tali, di rivelazioni che lo toccano molto da vicino, che lo obbligano a
riconsiderare il passato suo e della sua stessa famiglia e che lui- Lysander-
fatica ad accettare. Ed è la morte di un’altra persona che lo obbliga a
riconoscere che ha seguito le tracce giuste per scoprire chi tradisce la Gran
Bretagna.
Pensando a certe sue opere precedenti,
come il bellissimo “Ogni cuore umano” del 2004, o anche “Inquietudine” del 2006
in cui Boyd inaugurava il suo filone della spy
story, “Aspettando l’alba” ci pare meno convincente. E’ il personaggio
stesso di Lysander che manca di una forte presa sul cuore o sulla mente del
lettore- c’è una sorta di scollamento fra la sua personalità e le azioni che
porta a termine. Ciò detto, resta il fatto che William Boyd è un ottimo
narratore, che sa raccontare e sa scrivere. Soprattutto sa creare l’ambientazione della sua
storia, sia essa la Vienna pre-bellica con il nuovo interesse per la
psicanalisi, sia la Londra bombardata dagli zeppelin, sia le trincee del fronte
francese.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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