lunedì 29 agosto 2016

Elizabeth Jane Howard, "Il lungo sguardo" ed. 2014

                                     Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
           romanzo 'romanzo'
           il libro dimenticato

Elizabeth Jane Howard, “Il lungo sguardo”
Ed. Fazi, trad. M. Francescon, pagg. 512, Euro 17,50

      Soltanto a pagina 276 del romanzo “Il lungo sguardo” conosciamo il nome della protagonista, chiamata sempre, finora, Mrs. Fleming. E se Elizabeth Jane Howard ha deciso così, non sarò certo io a svelarvi il nome. Anche perché lei, Mrs. Fleming, fa osservare al marito che era tanto che non la chiamava per nome. Una sottigliezza importante. Se scompare il nome, scompare anche la persona: chi è la donna a cui si rivolge il marito? Una sua appendice che porta il suo cognome, qualcuno che non esiste senza di lui, qualcuno che ha finito di perdere la sua identità nel corso della vita insieme: “Il lungo sguardo” è il lungo sguardo indietro su un matrimonio infelice.
    1950- 1947- 1937- 1926, si riavvolge su queste tappe la storia di Mr. e  Mrs. Fleming. Lui, peraltro, un nome ce l’ha- Conrad- e viene chiamato con quello oppure con Mr. Fleming oppure Fleming tout court. Lui che esce e rientra in casa quando vuole, che ha sempre avuto delle amanti (l’ultima è la giovanissima Imogen). Le scene di apertura del romanzo sono nell’occasione del fidanzamento del figlio Julian: sposerà a breve una ragazza giovane, immatura, piuttosto insignificante. Andranno a Parigi in viaggio di nozze- Julian chiedendosi che cosa mai faranno a Parigi tutto il tempo da soli, la fidanzata che non sa proprio che cosa aspettarsi dal matrimonio. E’ una coppia che finirà per ripetere il modello dei due Fleming? Mrs. Fleming (continuiamo a chiamarla così, come nel libro) ha anche una figlia, Deirdre, il cui comportamento vorrebbe essere in opposizione a quello della madre e invece… - vive per conto suo, è incinta ma ripiegherà su un matrimonio di convenienza con un uomo che non è il padre del bambino.

   Che cosa ha portato i Fleming al punto di adesso, ad una rottura che pare definiiva e inevitabile? Rivediamo all’indietro la pellicola del loro matrimonio, cogliendo i cambiamenti di decennio in decennio fino al momento dell’incontro tra Conrad e quella che allora era una fanciulla di cui non vogliamo dire il nome, appena uscita da un amore che non aveva fatto a tempo ad iniziare ed era stato meglio così. Lei bellissima senza sapere di esserlo, con una madre che la mortificava e forse era inconsciamente gelosa di lei, ingenua e con tutta la freschezza della giovinezza.

     C’è sempre molto di autobiografico, nei romanzi di Elizabeth Jane Howard, una donna bellissima lei stessa, con una madre decisamente antipatica che le preferiva i figli maschi cogliendo ogni occasione per denigrare lei (è da questa madre russa che Jane Howard ha preso gli zigomi alti che rendono così singolare il suo viso?), un padre che aveva cercato di molestarla, un primo matrimonio (per fuggire da casa) a cui ne erano seguiti altri- per ben diciotto anni è stata sposata allo scrittore Kingsley Amis che di certo l’ha tenuta in ombra, tronfio della sua gloria. E’ da questo rapporto distruttivo che Jane Howard prende esempio nelle sue storie di matrimoni? Ma in ogni caso la realtà è molto complessa, la storia di un matrimonio è sempre una storia di amore e di odio, di passione e di disgusto, di tradimenti e di riavvicinamenti, di desiderio e di ritrosia. Mrs. Fleming non riesce ancora ad essere la donna indipendente che fu Jane Howard- le male lingue si sbizzarrirono sui suoi amori, sui mariti che rubò alle sue amiche. Mrs. Fleming è intrappolata in un rapporto da cui non è libera di uscire- lo vorrebbe veramente, poi?



    “Il lungo sguardo” è stato pubblicato per la prima volta nel 1956. La traduzione in italiano è apparsa nel 2014, anno in cui è morta la scrittrice. “Gli anni della leggerezza”, primo libro della saga dei Cazalet, è del 1988. Si sente la differenza. La penna è sempre la stessa, così pure il leggero tocco dell’introspezione, ma c’è una certa qual ridondanza espressiva ne “Il lungo sguardo”, una certa lentezza nella seconda metà del romanzo. Non ho avuto rimpianti ad abbandonare il personaggio di Mrs. Fleming (forse anche perché la fine è l’inizio della storia) mentre mi sono sentita sola quando ho terminato “Gli anni della leggerezza” e “Il tempo dell’attesa”.


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