Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
spy-story
il libro ritrovato
William Boyd, “Inquietudine”
Ed. Neri Pozza, trad. Vincenzo
Mingiardi, pagg. 349, Euro 17,00
Ci sono dei personaggi difficili da dimenticare, che prendono vita nelle
pagine di un romanzo e continuano ad aggirarsi nella nostra mente anche dopo
che abbiamo chiuso il libro e la parola “fine” è stata detta. Oppure non è stata detta? Perché l’ultima
immagine che abbiamo di Sally Gilmartin è di lei che scruta con il binocolo tra
gli alberi del Bosco della Strega (che nome appropriato per un luogo che può
celare pericoli): ci sarà veramente qualcuno in agguato e che aspetta il
momento per ucciderla di sorpresa? O la nostra esistenza è un circolo chiuso,
per cui diamo alla nostra vita una certa forma che corrisponde alle nostre
inclinazioni e ne siamo inevitabilmente foggiati per adeguarci ad essa più
pienamente? Comunque sia Sally Gilmartin, alias Eva Delektorskaja, alias Eve
Dalton, alias Marjory Allerdice, alias Lily Fitzroy, è una donna straordinaria
che ha vissuto in tempi difficili senza accontentarsi di un ruolo di
spettatrice: nel 1939 era stata reclutata come agente del CSB (Coordinamento
Sicurezza Britannica), l’organizzazione segreta che aveva il compito di
persuadere la popolazione americana, con mezzi leciti o fraudolenti, della
necessità di entrare in guerra a fianco dell’Inghilterra.
Anche nel romanzo precedente di William
Boyd l’attenzione si concentrava su di un unico personaggio, ma l’arco del
tempo dell’azione copriva più o meno un intero secolo; in “Inquietudine” i
piani temporali sono due e due i punti di vista: la caldissima estate del 1976 in cui Ruth Gilmartin,
la figlia di Sally, riceve dalle mani della madre il dattiloscritto con la
storia della sua vita e gli anni della guerra, 1939-1945. E’ importante venire
a conoscere Sally Gilmartin trent’anni dopo gli avvenimenti che lei stessa ci
racconterà, perché la sua copertura è perfetta, la figlia Ruth non sa niente-
neppure delle origini russe della madre- e non sospetta niente. Solo dopo aver
letto le carte di sua madre darà un significato nuovo alle minacce che questa
faceva quando lei si comportava male da piccola, “un bel giorno ti sveglierai e
non ci sarò più”, “verrà qualcuno a uccidermi e ti pentirai…”. Il figlio di 5
anni, il piccolo saggio Jochen, avverte qualcosa di più, “La nonna è davvero
tua madre?...è così strana”.
Il racconto procede di pari passo, in apparenza
due spezzoni di vita staccati- la figlia single con bambino che dà lezioni di
inglese, accoglie in casa il quasi-cognato tedesco sfiorando soltanto il genere
di pericoli corsi dalla madre (Judger ha qualche contatto con il gruppo
Baader-Meinhof?), va a trovare la madre che all’improvviso si sposta su una
carrozzina a rotelle e si è procurata un fucile (sarà demenza senile
incipiente?), e, in capitoli alterni, la madre che viene addestrata per il suo
compito di spia, prende parte ad azioni sempre più pericolose in Europa e in
America, si innamora del suo capo e mentore, fino all’impresa più delicata,
quando è chiaro che è stata tradita e uccide un uomo per non essere uccisa, con
una prontezza di spirito e un sangue freddo eccezionali. Ma- e in questo sta
anche il fascino del romanzo- il passato non è sepolto, se noi siamo le nostre
azioni, queste azioni ci rincorrono anche a trent’anni di distanza e i due
filoni si uniscono in un finale in cui Sally Gilmartin torna ad essere Eva
Delektorskaja.
recensione e intervista sono state pubblicate su www.stradanove.it
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