vento del Nord
il libro ritrovato
Frank Westerman, “Pura razza bianca”
Ed. Iperborea, trad. Cecilia
Casamonti, pagg. 371, Euro 17,00
Titolo originale: Dier, bovendier
Risaliti sul pullman, Hans
Brabenetz prese il microfono. Cominciò con una battuta: Lipizza, fornitore di
cavalli della corte imperiale, si trovava “a otto giorni di distanza da
Vienna”.Lasciava a noi fare il calcolo, visto che in un giorno di marcia a
cavallo si coprivano sessanta, settanta chilometri e la distanza dalla
Stallburg è di circa cinquecento. “Vi chiederete: ma non c’era un posto più
adatto, meno lontano da Vienna? La risposta è no. Le alture lungo la costa
dell’Adriatico erano il posto migliore.”
Un
titolo, “Pura razza bianca”, che fa
rabbrividire, ricordando l’epoca nazista, l’apartheid, la discriminazione
razziale che- non dimentichiamolo- durò fino al 1964 negli Stati Uniti. Una copertina che incanta, con il profilo nobile di un cavallo bianco, perfetto come
una scultura del Canova. Nelle prime pagine una mappa d’Europa (ce ne sarà
un’altra, più avanti) con le grandi frecce arcuate che siamo soliti vedere per
indicare lo spostamento degli eserciti nei libri di guerra. A seguire, un albero genealogico con quello che
potrebbe essere un cognome ricorrente, Conversano, combinato con un altro nome
che cambia nelle diverse generazioni. La data di nascita del capostipite è il 1767 nel Regno di Napoli. L’ultima data
riportata, per Conversano Batosta, è il 1987. Luogo di nascita: Lipik, o
Lipica, o Lipizza, paese sloveno nelle alture carsiche alle spalle di Trieste.
Il libro dell’olandese Frank Westerman ci parla dei cavalli lipizzani, gli splendidi stalloni bianchi allevati fin dal
1580 a Lipizza per volere dell’arciduca Carlo, terzogenito dell’imperatore
Ferdinando I d’Austria. Le mappe che troviamo nel libro indicano, invece di
movimenti di eserciti, i percorsi di evacuazione dei cavalli, messi in salvo
durante la prima e la seconda guerra mondiale. L’albero genealogico, o
pedigree, ovvero piede di gru, è quello di Conversano Primula, il cavallo che
l’autore del libro ha conosciuto, e, mentre Conversano è il nome, o il cognome
che si tramanda per linea paterna, il secondo nome è quello che indica la madre
del cavallo.
Che cosa c’è di così speciale nei lipizzani? Quello che possiamo vedere, anche se
non siamo degli esperti, è la loro
bellezza, la grazia dei loro movimenti. E, se abbiamo la ventura di
assistere ad uno spettacolo della famosa Scuola d’Equitazione Spagnola di
Vienna, ci rendiamo conto che c’è qualcosa di quasi umano in loro, nel loro rispondere ad ordini che possono
essere addirittura muti, comunicati attraverso un lieve tirare delle briglie.
Perché i lipizzani sono, in un certo senso, una “creatura dell’uomo” ottenuta
attraverso sapienti incroci. Al
punto che si può cercare di capire meglio le caratteristiche della nostra
specie “attraverso il cavallo, o meglio l’ingerenza dell’uomo sul cavallo”.
Frank Westerman non si stanca di seguire le tracce dei lipizzani. E noi non ci
stanchiamo di leggerlo. Seguiamo con lui le
vicende dei lipizzani, gli incroci, le vendite, gli allevamenti che poi non
furono più limitati a quell’unico di Lipizza, le discussioni e le polemiche
riguardo a quanto incidesse l’ambiente e quanto la genetica nelle
caratteristiche dei cavalli che erano così preziosi e ambiti da diventare dono
di prestigio da parte dell’imperatore (o di Hitler stesso in tempi più
recenti), bottino di guerra da distribuire tra i vincitori (nel 1918 l’Italia
ne ricevette ben 109 esemplari). Frank Westerman scava nel profondo, ci parla delle teorie di Mendel e del suo rivale
russo Lysenko, delle opportunità e dei rischi dell’eugenetica, traccia una
sorprendente analogia tra i dati delle tabelle che indicano le cinque
generazioni richieste per certificare la purezza dei lipizzani con quelli
necessari per essere ammessi nei corpi delle SS, così come l’allevamento dei
lipizzani di Rau rispecchia le ben note cliniche di maternità volute da
Himmler. Westerman ci mostra- e pare
anche a noi di vederlo- persino un film del 1963, “Ultimo treno da Vienna”, sul salvataggio dei lipizzani in fuga da
Vienna incalzati dai carri armati sovietici negli ultimi giorni della seconda
guerra mondiale. Per finire, e per allontanare da noi l’idea che non ci resti che ammirare i lipizzani nei grandi quadri in cui (forse non ci avevamo mai fatto caso) bianchi cavalli hanno la stessa aria maestosa degli imperatori, dei re o dei generali seduti in groppa a loro, Westerman riporta una notizia recentissima di quando, nel 2007, i giornali pubblicarono foto sconvolgenti di cavalli lipizzani sopravvissuti ai bombardamenti della guerra iugoslava negli anni ‘90: rischiavano di morire di fame come prigionieri di guerra dimenticati se non si fosse mossa la diplomazia internazionale.
“Pura razza bianca” è un libro sorprendente. Ci trascina nella lettura al galoppo-
lasciatemelo dire- e con la grazia del passo di danza dei lipizzani (solo il
generale Patton poteva scherzare sui ‘giochetti’ dei cavalli). Perché questo è
quello che più ci sorprende nel libro di Westerman: attraverso la storia dei cavalli bianchi noi abbiamo letto la storia
d’Europa.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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