lunedì 21 settembre 2015

Brian Morton, “Florence Gordon” ed. 2015

                                      Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
            FRESCO DI LETTURA


Brian Morton, “Florence Gordon”
Ed. Sonzogno, pagg. 320, trad. Parolini e Curtoni, Euro 17,50

    Florence Gordon. Ah, Florence Gordon! Unica e straordinaria. Quanto ci manca Florence Gordon quando terminiamo di leggere il romanzo di Brian Morton.
    Per la protagonista del libro che ha il suo nome come titolo, esiste solo New York. E’ impossibile vivere in un’altra città. Il suo ritratto: ha settantacinque anni e non ha mai inseguito la giovinezza, fedele alle idee del femminismo rivoluzionario degli anni ‘70. Stranamente ha mantenuto il cognome del marito da cui ha divorziato molti anni prima (era d’uso così, e poi chi non cambierebbe Silverblatt per Gordon?), scrittore come lei. Perché Florence Gordon è scrittrice di saggi sulla storia delle donne e del femminismo, molto nota in un certo ambiente, fonte di ispirazione e venerata da sua nuora Janine. Sua nipote Emily, diciottenne, pensa dapprima che sia un ‘vecchio trombone’ per poi finire per amarla e rispettarla, dopo averle fatto da assistente per un paio di mesi. Nonostante tutto- perché Florence non è una persona facile. Vista da un lato, è una vecchiaccia che non si fa scrupolo di essere offensiva e sputare sempre fuori quello che pensa. Brusca oltre ai limiti della sgarbatezza. E’ il tipo che, invece di essere grata alle amiche che le hanno organizzato una festa a sorpresa, invece di avere riguardo per tutti quelli che sono arrivati anche da lontano per renderle omaggio, li saluta e se ne va a casa: lei ha ben altro da fare che star lì a spilluzzicare cibo, bere e fare chiacchiere insulse. E’ il tipo che è capace di dire ‘si tolga dai piedi’ a chi le dà fastidio intendendo farle un complimento.
Vista dall’altro lato, però, Florence è grandiosa. Coerente e fedele ai suoi principi, incede maestosa nella vita (non importa se deve appoggiarsi ad un bastone) senza mai perdere d’occhio il suo obiettivo. Il tempo scarseggia, almeno quello che le sarà concesso di vivere, e Florence vuole completare il suo memoir. Non ha tempo per quello che è irrilevante, per chi è superficiale, per chi non corrisponde al suo standard. E’ una donna fredda, Florence? Forse, anche se si affeziona veramente alla nipote con cui sente affinità. E non è un caso se Emily è l’unica tra coloro che la circondano ad accorgersi che Florence è cambiata, che c’è qualcosa che non va in lei, il segno di un male che Florence è troppo orgogliosa per confidare. Forse Florence è poco empatica, ma ha l’ardire di schierarsi in prima fila con gli studenti dell’università- lei dall’aria fragile con il suo bastone- contro la polizia nel corso di una manifestazione di protesta per i diritti dei gay di donare il sangue.

     Florence è di certo la protagonista assoluta di questo romanzo- non perfetto ma molto bello, con un andamento narrativo che può sconcertare finché ci si abitua e lo si apprezza e lo si gode: capitoli di lunghezza disuguale, a volte brevissimi, come dei flash. E però c’è un’idea su cui riflette Emily dopo aver letto “Middlemarch” di George Eliot, che ‘ognuno di noi è il centro di un mondo’, e sono parole che ci danno un’altra chiave di lettura del libro. Perché Brian Morton non si accontenta di dipingere Florence con robuste pennellate. A tratti più fini rappresenta anche gli altri membri della sua famiglia, ognuno con la sua storia e la sua vita e la sua lotta personale. Il figlio Daniel (strano che il figlio di due intellettuali abbia scelto di fare il poliziotto), la nuora Janine tentata dall’amore per un altro uomo, la nipote Emily che trova la forza per terminare una relazione proprio pensando alla nonna, l’ex marito Saul, fedifrago e scrittore fallito.

     Coraggiosa fino alla fine, Florence. Dignitosa fino alla fine, Florence. Un personaggio che resta nel nostro pensiero.


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