Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
Howard Fast, “Il
vento di San Francisco”
Ed. e/o, trad. Augusta Mattioli, pagg. 470, Euro 18,00
Titolo originale: The
Immigrants
Quanto a Dan, era incapace di staccare gli
occhi da Jean Seldon, seduta in un angolo di uno dei grandi divani, con un
abito turchino che accentuava l’azzurro chiaro degli occhi e lo sguardo fisso
su di lui, un accenno di sorriso sulle labbra, “Mia figlia, Jean Seldon; Daniel
Lavette”.
Dan cercava qualcosa da dire, qualcosa che
avesse letto o sentito, o semplicemente una frase di saluto; ma non riuscì a
dire una sola parola. Poi lei gli diede la mano, una mano grande, dalle dita
lunghe, che pure parve perdersi in quella di lui. la trattenne un attimo,
quindi la lasciò andare.
Se il titolo originale, “The immigrants”, del
bel romanzo di Howard Fast dà subito l’idea del contenuto- una saga grandiosa
che inizia con una coppia italo-francese che salpa dall’Europa nel 1888 diretta
verso la Terra Promessa dell’epoca (l’America)-, quello scelto per la versione
italiana, “Il vento di San Francisco”, fa turbinare nel lettore immagini
diverse ma che ben corrispondono al libro, alla sua trama, ai sentimenti che
suscita. Pensiamo a “Via col vento” (e questo è un romanzo epico, come quello
della Mitchell), pensiamo ad un vortice di vicende, personaggi, saliscendi
della vita che ci incalzeranno di pagina in pagina, fino alla fine,
travolgendoci. Quando lo avremo terminato, quando il cerchio si chiuderà dove è
iniziato, quando il vento sarà ridiventato bonaccia, noi avvertiremo la
mancanza di Daniel Lavette, il protagonista, di May Ling, di Mark Levy, di Feng
Wo, e sì, anche di Jean Seldon sposata Lavette.
Joseph Lavette aveva fatto il pescatore da
quando aveva dieci anni. Si era imbarcato con la giovanissima moglie sperando
in un futuro migliore, come tutti quelli che erano a bordo della nave. Daniel
era nato a bordo, un figlio del mare, molto prima che si scorgesse la statua
con la fiaccola tesa verso l’alto. E, nonostante le ambizioni materne, era
chiaro che Daniel avrebbe seguito le orme del padre: a nove anni era uscito per
la prima volta a pescare. Il terribile terremoto del 1906 distrusse San
Francisco e lasciò orfano Daniel.
La storia di Daniel Lavette è al centro del
romanzo, la sua ascesa da pescatore che prima diventa padrone di parecchi
pescherecci e poi…poi vuole raggiungere le stelle, in senso letterale e
figurato. Poi viene invitato in casa del banchiere Thomas Seldon, si innamora
di Jean e non succederebbe niente- come può anche solo pensare all’algida
ragazza di latte e miele, erede di una colossale fortuna?- se non fosse che lei si innamora di quel ragazzo così
diverso dagli scialbi giovanotti che la corteggiano. E lo vuole. Il successo di
Daniel è favorito dal matrimonio con Jean Seldon, ma si sarebbe fatto strada
comunque. Perché Daniel ha fiuto, sia negli affari, sia nel saper scegliere le
persone giuste da mettersi a fianco- il socio Mark Levy che aveva una piccola
bottega al porto, il cinese Feng Wo che si rivela un eccellente contabile.
Daniel va controcorrente in tutto, non bada a dicerie e commenti- la moglie WASP, il socio ebreo, il contabile
cinese in una città in cui lui stesso, cattolico non praticante, è discriminato
quanto gli ebrei e i cinesi. Ricorrendo a prestiti (puntualmente restituiti con
gli interessi) Daniel costruisce una fortuna di cui la splendida casa a Russian
Hill, con i quadri di pittori famosi che la moglie incomincia a collezionare, è
un simbolo. Daniel compra vecchie navi e le trasforma in mercantili (che
importa se la sua ricchezza si basa sul trasporto e scarico delle immondizie),
durante la Grande Guerra, mentre i figli degli amici vengono arruolati e
mandati a combattere in Francia, le navi di Daniel trasportano munizioni e
rifornimenti (non è né il primo né l’ultimo ad arricchirsi con una guerra),
alla fine del conflitto ha sentore del cambiare del vento e vende i mercantili per costruire piroscafi per passeggeri,
un albergo alle Hawai. Fino alla sua impresa più lungimirante e ambiziosa: gli
aerei. Il futuro è in cielo.
Va da sé che c’è un prezzo da pagare, perché neppure un gigante arriva a
tutto. Daniel paga negli affetti, nella vita privata. E allora, quando il mondo
cade, quando la Borsa crolla- è il 1929-, cade anche Daniel. Ma si rialza,
proprio perché Daniel non è i suoi soldi, Daniel non ha dimenticato la povertà,
Daniel è altro, può ricominciare da capo, forse più ricco di una ricchezza
diversa.
La casa editrice e/o ha chiamato “Gli
intramontabili” la collana in cui è pubblicato il romanzo di Howard Fast. E
questo è un romanzo intramontabile del 1977. La sua lettura provoca un piacere
squisito, quello dei romanzi in cui ci si cala interamente senza potercene
staccare.
la recensione sarà pubblicata su www.wuz.it
lo leggerò....mi circondi di 'amici' da comodino...e questo deve essere uno di quei libri che fanno tanta compagnia a chi,come me,ha letto molto...e ora...vuole continuare ad avere 'amici' ma meno impegnativi sul piano culturale,non mancando però di arricchirti...Grazie per la presentazione...
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