cento sfumature di giallo
vento del Nord
il libro ritrovato
Håkan Nesser, “Era tutta un’altra storia”
Ed. Guanda, trad. Carmen
Giorgetti Cima, pagg. 528, Euro 18,00
Primo
avvertimento (suggerito dall’ispettore Eva Backman nel corso delle indagini al
centro del romanzo di Håkan Nesser): “Non fidarti mai di uno scrittore”.
Secondo avvertimento (sembra
uguale al primo ma non lo è, ed è una lezione che impariamo da Agatha
Christie): Non fidatevi del narratore.
A questo punto non credo proprio
di svelare nulla se aggiungo anche che era
proprio tutta un’altra storia e che solo a lettura completata capirete il
significato del titolo ambiguo e intrigante, “Era tutta un’altra storia”.
Lo scrittore
svedese Håkan Nesser riporta sulla scena Gunnar Barbarotti, il simpaticissimo
ispettore italo-svedese già protagonista de “L’uomo senza un cane”. Separato
dalla moglie, tre figli di cui la maggiore, Sara, ha scelto di vivere con lui
ma ora è appena partita per Londra, una donna che ha conosciuto in Grecia e di
cui è innamorato, Gunnar Barbarotti ha ereditato dai geni del padre italiano
(mai conosciuto, peraltro) una certa qual leggerezza, un’allegria e un umorismo
che lo rendono molto diverso dai commissari che affollano la scena del ‘giallo’
nordico. In più, Gunnar ha un filo diretto con Dio. No, non è pazzo, le sue
chiacchiere con Dio sono la manifestazione di una sua necessità interna, a metà
tra il gioco e la scommessa, o la sfida. Un gioco che ha le sue regole e un
punteggio ad aggiungere o a scalare, se Dio ‘risponde’, o quanto meno dà un
segno della sua esistenza. Ah, sì: vietato chiedere a Dio di intervenire a
risolvere le malefatte umane.
L’inizio del
romanzo è idilliaco, con Gunnar che raggiunge Marianne su un’isola. Ma la
vacanza dura poco: nella posta che Gunnar ha ritirato di fretta prima di
partire c’è una lettera in cui uno sconosciuto annuncia la sua intenzione di
uccidere un tal Erik Bergman. Che infatti verrà accoltellato mentre fa jogging.
Seguiranno altre lettere e il ritrovamento di altri tre cadaveri- solo quello
di un uomo, la cui morte è stata pure annunciata, non viene restituito dal mare
dove si presume sia stato gettato. Ma le pagine degli avvenimenti macabri del
2007 sono inframmezzate da quelle di un diario scritte nel 2002 da Mousterlin,
in Bretagna,
e il lettore parte quindi con un vantaggio su Barbarotti che non
sa assolutamente nulla di quella vacanza di cinque svedesi e un Sesto Uomo che
si presume sia quello che scrive (controparte drammatica della vacanza d’amore
del nostro Gunnar). Il lettore sa che i sei avevano fatto una gita in barca, si
erano portati dietro una ragazzina dallo strano nome di Troaë, c’era stata
un’avaria, una tempesta, la bambina era caduta in acqua…Sa molto altro ancora;
anzi, il lettore si trova nella strana posizione di sentirsi un voyeur dentro
l’indagine poliziesca. Finché tutto verrà ribaltato, alla fine del romanzo.
Anche quello che credevamo di sapere, la serie di delitti che paiono la
conseguenza di qualcosa di casuale.
Ancora una
volta dobbiamo riconoscere che la narrativa nordica di gialli, di thriller, di
romanzi di indagine poliziesca, di noir o di mystery che dir si voglia, ha
qualcosa di più rispetto a quella di provenienza diversa. Più originalità, più
sottigliezza e nello stesso tempo più complessità, più eleganza di stile e un
maggior rifiuto di facili soluzioni. “Era tutta un’altra storia” non appartiene
soltanto a un genere- è un romanzo tout
court, una di quelle letture che soddisfano, che intrattengono. E che fanno
pensare.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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