vento del Nord
cento sfumature di giallo
Liza Marklund, “Perfette sconosciute”
Ed.
Marsilio, trad. Laura Cangemi, pagg. 348, Euro 19,00
Bello e insolito, il nuovo romanzo di
ghiaccio della scrittrice svedese Liza Marklund, “Perfette sconosciute”.
Insolito già l’inizio in cui quattro amiche
si incontrano di nuovo dopo quasi quarant’anni. Si incontrano per il funerale
di una quinta amica. E fin qui non ci sarebbe niente di nuovo, anzi, potrebbe
essere un inizio banale. Ma il funerale è una cerimonia più che tardiva e ha
qualcosa di sinistro. Sofia Hellsten era scomparsa nell’agosto del 1980.
Un corpo era appena stato ritrovato nella
pila delle fondamenta di un ponte che si stava costruendo nel lontano 1980 per
facilitare il trasporto di materiali al campo di sperimentazione americano. Era
quasi mummificato, però gli abiti e la cartella con i libri erano certamente di
Sofia. Il cadavere era senza testa, solo le analisi del DNA, cercando qualche
parente ancora vivente, potevano stabilirne l’identità con certezza.
Sofia, Susanna, Carina, Agneta e Birgitta avevano diciotto anni nel 1980, erano tutte un po’ innamorate del bel Wiking che, ora nel 1919, è ispettore di polizia, nello stesso ruolo che era di suo padre nel 1980.
È un romanzo a tre strati narrativi,
“Perfette sconosciute”, che si svolge su due piani temporali.
Il primo strato narrativo è quello della
vicenda che conduce alla scomparsa di Sofia e alle indagini dopo che è stato
ritrovato il corpo.
Nel
1980 le cinque ragazze facevano parte di un circolo letterario che si riuniva
una volta al mese per discutere del libro scelto, “Lolita” di Nabokov aveva
suscitato perplessità e pareri sfavorevoli, “Uccelli di rovo”, disdegnato da
una di loro, “Tom Sawyer” che era piaciuto a tutte, l’idea di assistere al
proprio funerale, come aveva fatto Huckleberry Finn, aveva entusiasmato Sofia.
Sono
incontri che danno modo alla scrittrice di parlarci di ognuna delle cinque
ragazze, della loro situazione famigliare, delle gelosie e rivalità, dell’amore
inconfessabile di Susanna per Carina, della situazione difficile di Agneta la
cui madre viene ricoverata nell’ospedale psichiatrico, della tragedia avvenuta
in casa di Sofia il cui fratellino era morto a pochi mesi, degli incontri di
sesso con i misteriosi ‘yankee’ della base di sperimentazione che doveva
restare ‘top secret’.
Quarant’anni dopo, insieme alle scartoffie
impolverate tirate fuori dagli archivi, saltano fuori segreti inconfessati,
dettagli trascurati o di cui nessuno sapeva niente.
Questo primo piano narrativo è la traccia di lettura più ovvia, intrecciata però strettamente con una seconda traccia che approfondisce le dinamiche dei rapporti giovanili, le invidie per i jeans alla moda, le gelosie per aver attirato l’attenzione di un ragazzo, le prime esperienze sessuali (anche parecchio spinte).
E poi c’è la traccia gloriosa
dell’atmosfera del Norbotten, di quella regione dell’estremo Nord della Svezia
dove in agosto il sole non tramonta mai e in dicembre non sorge mai, dove il
cielo prende colori incredibili, sia in quella striscia rosso fuoco del sole
che sembra stia per inabissarsi ma non lo fa mai, sia in quella cupola di un
profondo blu delle notti invernali, quando il ghiaccio scricchiola sotto le
suole degli scarponi e 9 gradi sopra lo zero sono un annuncio di primavera.
Tra le cinque ragazze c’è chi vuole fuggire
da questo paesaggio e da questo clima, e c’è chi, invece, non riesce ad
immaginare di vivere altrove.
Questo non è il ‘solito’ ennesimo giallo
nordico. Leggetelo.
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