Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Gian Sardar, “Papaveri di fuoco”
Ed. Neri Pozza, trad. Chiara Ujka, pagg. 336, Euro 19,00
Quanti di noi sanno di preciso dove è il
Kurdistan? Quanti sanno qual è la capitale del Kurdistan? E che cosa è successo
o sta succedendo in Kurdistan? Il potere dei libri è questo- portarci in paesi
lontani, insegnarci la loro storia e la loro cultura intessendole in una trama
avvincente, facendo vivere sulle pagine personaggi alla cui vita noi prendiamo
parte.
E’ il 1979.
Olivia
ha un sogno, diventare fotografa, ottenere quel ruolo nel giornale in cui sta
lavorando come semplice segretaria- perché sono ancora gli anni ‘70 e,
nonostante i fermenti, le donne sono ancora per lo più relegate nelle mansioni
subordinate di sempre.
Anche Delan è un sognatore, ma i suoi sogni sono diversi da quelli di Olivia, il suo passato è lontano anni luce da quello di Olivia, anzi- potranno mai intendersi? Delan ha avuto un colpo di fortuna, è arrivato dal Kurdistan, recita in piccole parti a Hollywood, ma chissà…è pur sempre un attore, bello come un attore, e Hollywood è pur sempre Hollywood.
Quando
Delan riceve una telefonata da casa, decide che sì, partirà, andrà ad assistere
al matrimonio del cugino. La madre gli ha detto che non c’è pericolo, adesso.
Davvero gli ha detto così? In quelle telefonate in cui ogni tanto si sente il
‘clic’ che indica che la linea è controllata, si può dire la verità? E comunque
anche Olivia partirà con lui. Olivia è piena di entusiasmo e di un pizzico di
incoscienza. È innamorata di Delan, ma avverte che l’amore non può essere
completo se si ignora così tanto della vita dell’altro. Lei vuole conoscere la
sua famiglia, vedere i luoghi in cui è cresciuto. E poi questa può essere la
sua grande occasione per fare gli scatti che le faranno vincere il posto di
fotografa. Nella sua fantasia romantica Olivia si vede come uno dei grandi
fotografi che ammira, che hanno imposto foto iconiche all’immaginario
collettivo.
Il volo dalla California al Kurdistan è lungo e la prima avvisaglia di pericolo, di quel pericolo che ora dura il tempo di una sosta di emergenza in Svizzera e dopo permeerà tutte le ore del giorno e della notte, è nell’allarme destato dalla minaccia che ci sia una bomba a bordo dell’aereo. In Svizzera (non a caso in un paese tradizionalmente neutrale) Delan è tentato di non proseguire, forse questo è un avvertimento del destino. Ma Olivia è arrivata troppo lontano per tornare indietro, non riesce a rinunciare al desiderio di conoscere la famiglia di lui e al sogno dello ‘scatto’ che potrebbe cambiarle la vita.
Arrivano in un paese dove c’è il
coprifuoco, dove l’elettricità manca a sorpresa per ore, dove le persone
scompaiono, possono ricomparire e non sono più le stesse, oppure si può non
sapere più nulla di loro. Sono nel Kurdistan iracheno, in una condizione di
guerra continua dove è difficile cercare di condurre un’esistenza normale.
Olivia non sapeva nulla, né dei matrimoni combinati né dei costumi castigati
delle donne né dell’impossibilità di anche solo sfiorare il proprio compagno.
Non sapeva della gentilezza squisita verso gli ospiti, della generosità tra
amici. E purtroppo non si aspettava il pericolo, i bombardamenti, i tradimenti,
gli arresti. Riuscirà l’amore a sopravvivere a tutto questo? Riuscirà a
cambiare, l’amore, da sentimento leggero e romantico a qualcosa di più profondo
che supera le differenze e le incomprensioni?
E non è solo l’amore che cambia. Cambia anche il mito della fotografa di guerra, perché a Olivia è impossibile essere spettatrice soltanto. Olivia non può scattare senza pensare a quello che sta accadendo sotto i suoi occhi. È lecito fissare l’attimo tragico di una morte violenta sulla pellicola e poi rendere pubblica quell’immagine? Come si concilia la sacralità della morte con l’arte che diventa testimonianza? Nei nostri occhi rosseggiano quei papaveri di fuoco, simbolo della bellezza che fiorisce vicino alla cenere.
A tratti il romanzo di Gian Sardar (figlia
di padre iracheno e madre americana) è rallentato da ripetizioni e un eccesso
di descrizioni, ma è comunque un libro rivelatore di altre realtà e altri
mondi.
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