Voci da mondi diversi. Francia
genocidio armeno
Ian Manook, “L’uccello blu di Erzerum”
Ed.
Fazi, trad. Maurizio Ferrara, pagg. 500, Euro 19,00
C’era un merlo con le piume così nere da
sembrare blu, nel giardino della bella casa di Araxie e Heiganouch ad Erzerum,
nell’Armenia turca. Quando le due sorelline verranno vendute per diventare
schiave della giovane musulmana Assina, un piccolo uccello blu sarà tatuato
nell’incavo tra pollice e indice delle loro manine. L’uccello blu diventerà
l’alato filo conduttore della trama del romanzo di Ian Manook, simbolo della
nostalgia per un passato e un luogo che non esistono più e, nello stesso tempo
e in maniera alquanto imprevista, un segno di riconoscimento per le due bambine
travolte dal l’uragano della Storia.
Il cognome originale della famiglia dello
scrittore doveva essere Manoukian, come quello di uno dei protagonisti, e
quella che lui ci narra è in parte la storia di sua nonna dentro la Storia del
popolo armeno.
Era il 1915 quando il governo dei Giovani Turchi, avvallato da personaggi politici come Talaat, Enver, Mustafa Kemal, organizzò la prima pulizia etnica del secolo. A Costantinopoli il 24 aprile i notabili armeni furono arrestati e massacrati e ai primi di maggio fu dato l’ordine della deportazione di tutti gli armeni. I beni della popolazione armena furono confiscati, gli uomini vennero per lo più uccisi subito, le donne, i vecchi e i bambini furono avviati verso il deserto di Deir-ez-Zor, senza cibo, senza acqua, a piedi. I più morirono durante la marcia, e forse fu meglio così. L’efferatezza di turchi e curdi fu inimmaginabile.
Tra i deportati le due sorelline di dieci
e sei anni, Araxie e Heiganouch. I loro genitori erano stati uccisi, avrebbero
perso presto anche i parenti della famiglia dello zio, la loro fortuna fu
l’essere prese sotto l’ala di una vecchia piena di risorse che riuscì a
venderle come schiave per la giovanissima sposa Assina. Sembrava una crudeltà e
invece fu la loro salvezza, soprattutto per la piccola Heiganouch che era
rimasta cieca dopo l’assalto dei curdi che le avevano ucciso la madre sotto gli
occhi.
Quella che leggiamo è una storia ricca di
avventure che ci porteranno a Smirne, ad Aleppo, a Beirut e poi in Francia, in
Armenia, a Berlino, a Mosca, in Siberia, sempre sulle orme delle bambine che
diventano donne e che sono tre, perché
Assina è diventata come una sorella per
loro.
Leggeremo dell’incendio di Smirne, della fine
della guerra e poi dei fermenti che porteranno alla seconda guerra mondiale
(appare anche Hitler come figura marginale dapprima, ricoverato in ospedale in
seguito alla ferita riportata al fronte), di azioni di spionaggio e
controspionaggio russo, delle prime lotte sindacali in Francia, dell’ombra che
si addensa, presagio di un altro genocidio, perfezionato con accuratezza
tedesca. Del dolore della diaspora, infine o prima di tutto. Del vivere in un
paese straniero, del parlare in un’altra lingua e del cercare, però, di
mantenere vive le tradizioni e la cultura a cui si appartiene.Erzurum
C’è la guerra e c’è il tempo di pace nel
romanzo di Manook (è una bella sorpresa leggere questo libro dopo la trilogia
thriller di Yaruldegger), ci sono azioni terribilmente crudeli, vendetta e
odio, ma c’è anche l’amore, l’affetto, la compassione, la solidarietà, la generosità.
C’è un passo più lento quando la Storia sembra tirare il fiato per prepararsi a
nuovi tumulti, c’è il colore del folklore, il grigio della polvere e il rosso
del sangue, e c’è la poesia, infine. Quella dei versi di Heiganouch e dei poeti
russi che ama, della Cvetaeva e della Akhmatova, di Lermontov e di Majakovskij-
La vita e io siamo pari. Se muoio, non
incolpate nessuno…Voi che restate siate felici.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Nessun commento:
Posta un commento