martedì 9 novembre 2021

Damon Galgut, “La promessa” ed. 2021

                                                      Voci da mondi diversi. Africa

           Booker Prize

Damon Galgut, “La promessa”

Ed. e/o, trad. Tiziana Lo Porto, pagg. 278, Euro 17,10

 

    Una famiglia bianca in una fattoria nelle vicinanze di Pretoria, Sudafrica. Quattro morti che scandiscono il tempo della narrazione, nell’arco di trent’anni. Una promessa che impiegherà trent’anni per essere mantenuta- troppo tardi? Una storia in cui il testimone passa dalla madre al padre e poi ad una delle figlie e all’unico figlio maschio, il primogenito- hanno tutti nomi che incominciano per A, i tre figli: Anton, Astrid, Amor. Anton, che presta servizio militare, diserta dopo aver ucciso una donna di colore, tormentato dai sensi di colpa (dentro di sé sente di aver ucciso sua madre che, per un caso, muore lo stesso giorno), la bella e narcisista Astrid che si sposerà due volte (aveva dovuto sposarsi in fretta, la prima volta, perché era incinta), Amor, che era stata in qualche modo segnata quando un fulmine l’aveva colpita sulla collinetta dietro casa e ne era quasi morta (Amor, nomen omen: sarà lei a portare il messaggio d’amore nel romanzo, lei a collegare i due mondi di due diversi colori).


    È il 1986, la prima a morire è la madre, dopo sei mesi di sofferenze in cui è stata accudita da Salome, la donna di colore che era stata praticamente ‘comprata’ con la fattoria. Ed è Amor che sente il padre promettere alla moglie morente che renderà Salome padrona della casa (più una catapecchia che una casa, in realtà) in cui vive con il figlio. È vero che adesso è la legge che impedisce che la promessa venga mantenuta, perché i neri non possono essere proprietari- è ancora in vigore l’Apartheid-, ma niente viene fatto in tal senso. C’è un’altra promessa, forse in chiave minore, che il padre non mantiene- di non far tornare Amor a frequentare la scuola in collegio. Anche questa promessa disattesa contribuirà al distacco di Amor dalla famiglia. E inoltre la promessa non mantenuta adombra quella della 'nazione arcobaleno’, naufragata nel crimine diffuso e nella corruzione.


   Nove anni dopo la morte della madre, sarà il padre a morire (in maniera insolita) e poi Astrid (una morte atroce e tragica) e poi Anton (diventato alcolizzato), mentre di Amor non si sa nulla, riappare solo per i funerali- è tornata dall’estero per fare l’infermiera in un reparto di malati di Aids.

E intanto, mentre la casa si deteriora, mentre la famiglia Swart si disgrega, la Storia del Sudafrica prosegue il suo corso, Nelson Mandela esce di prigione e diventa presidente, dopo di lui Mbeki, Zuma è l’ultimo di cui si parla (presidente dal 2009 al 2018), la rivolta di Soweto è un ricordo, l’Apartheid è stato abolito ma la discriminazione continua, la corruzione dilaga (Anton ubriaco se la cava allungando dei bigliettoni alla poliziotta che lo ferma), Salome può finalmente diventare proprietaria, proprio adesso che la casa perde valore, che il territorio è rivendicato da chi lo occupava prima che i bianchi arrivassero.


     Echi della grande letteratura britannica echeggiano ne “La promessa”- da quel ‘domani e domani e domani’ che già Macbeth vedeva srotolarsi fino alla morte, alla pioggia che cade sui vivi e sui morti (era la neve a cadere sui vivi e sui morti nella novella di Joyce), e soprattutto il tema della promessa della casa che richiama l’analoga promessa in uno dei più bei libri di E.M. Forster, “Casa Howard”. Non è un caso che Galgut abbia dedicato un romanzo, “Estate artica”, allo scrittore inglese- anche in “Casa Howard” era la moglie che prima di morire destinava la casa all’amica e anche in questo caso c’era chi contestava la sua ultima volontà.

     Nel romanzo di Galgut, tuttavia, la promessa assume pure l’altro significato politico ed è una tematica, quella dei rapporti tra bianchi e neri, che scorre lungo tutto il libro e che si sviluppa a vari livelli, da quello dei legami interpersonali (Astrid non avrebbe mai creduto di poter avere un amante di colore, mentre, alla fine del libro, il figlio di Salome osa ribattere a tono ad Amor) a quello più ampio delle condizioni di vita, di alloggi, di possibilità di studio e di lavoro, di una violenza istigata dalle circostanze.

    Damon Galgut ha vinto il prestigioso Booker Prize (premio assegnato ogni anno al miglior romanzo scritto in inglese e pubblicato nel Regno Unito e nella Repubblica d’Irlanda) con questo libro intenso, denso di significati, drammatico e lirico. Da leggere.

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