Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
Georgette Heyer, “La vedova riluttante”
Ed.
Astoria, trad. A.L. Zazo, C.M. Vallardi, pagg. 288, Euro 18,00
Non provo neppure a contare il numero di
romanzi scritti da Georgette Heyer, nata nel 1902 e morta nel 1974. Dire che fu
una scrittrice prolifica è dire tutto e troppo poco. In genere si diffida di
chi annovera così tante opere e per me la lettura de “La vedova riluttante” è
stato il primo approccio- ero curiosa, avevo appena terminato un libro
impegnativo, ero pronta a lasciarmi coinvolgere in qualcosa di più ‘leggero’
e…ho fatto una bella scoperta.
Elinor, più vicina ai trenta che ai vent’anni, sta recandosi a prendere servizio come governante nella dimora di una signora con cui ha sostenuto un colloquio. Quando scende dalla diligenza e sale sulla carrozza in attesa, solo all’arrivo si accorge che evidentemente ha fatto un errore: l’uomo che la accoglie, Lord Carlyon, pensava che lei fosse la sconosciuta che aveva ingaggiato per farla sposare a suo cugino. Il quale è un caso disperato, debosciato, alcolizzato, non vivrà a lungo. Tutto sommato, anche Elinor può andar bene per il suo scopo, anzi, sarebbe molto vantaggioso per lei. Va da sé che Elinor è indignata da una simile proposta. Non che la attiri fare la governante e men che mai presso la signora che l’ha assunta, però sposare un uomo che non ha mai visto e che le viene descritto in quei termini, è ancora peggio.
E poi, e poi, e poi…Preparatevi a
sospendere il vostro senso di realtà, preparatevi ad accettare tutti gli eventi
incredibili, tutte le coincidenze, tutti i sotterfugi che sarebbero illegali
per noi, e godetevi questa comedy of
manners che si trasforma in un mystery
per colorarsi infine di rosa.
Il romanzo, come tantissimi altri di Georgette Heyer, è ambientato nell’epoca della Reggenza di Giorgio IV, nei primi anni dell’800 segnati dalle guerre napoleoniche (Bonaparte è ‘il nemico’ a cui spesso si allude nel libro, i ‘franciosi’ sono apertamente disprezzati), da lussi e vizi dell’aristocrazia, da un abbigliamento e uno stile di vita definito ‘dandysmo’ (esemplificato dal sovrano stesso), da una vivace attività letteraria (i poeti romantici, Keats, Byron, Shelley, scrissero durante gli anni della Reggenza, così come Jane Austen e Sir Walter Scott). I personaggi di Georgette Heyer sono tutti un poco sopra le righe, un poco esagerati nel bene e nel male, immensamente godibili, però. Lord Carlyon è il prototipo di tutti gli eroi affascinanti, tra Rochester e Heathcliff e Darcy, il cugino effeminato e svenevole anticipa Oscar Wilde, il fratellino di Lord Carlyon è il buffone di turno che ci ricorda i ragazzini pestiferi de “Il fantasma di Canterville”. Quanto a Elinor, che ha il nome di una eroina di Jane Austen (“Elinor e Marianne”) ha il piglio battagliero di Elizabeth Bennett e di Jane Eyre, la più famosa governante della storia della letteratura. A fine libro non dice, “L’ho sposato, lettore mio”, ma ci va vicino.
La narrativa è vivace e incalzante, con
colpi di scena, passaggi segreti, spie e traditori, medici che minacciano salassi,
un’eroina coraggiosa che rischia la vita, un fulgido eroe che ha sempre un
rimedio per tutto. Il rischio di scivolare nel mieloso è sempre in agguato, ma
c’è un’autoironia che impedisce la caduta. Abbiamo la sensazione che la
scrittrice sappia benissimo che cosa sta facendo e dove ci vuole condurre- a
leggere con piacere, stupendoci un poco ma raddrizzando subito il tiro prima di
esagerare.
E poi c’è un cane che conquisterà tutti i
lettori, sia quelli che stravedono per i cani sia quelli che ne diffidano.
Un romanzo perfetto da leggere sotto
l’ombrellone (o in casa con l’aria condizionata).
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Nessun commento:
Posta un commento