Voci da mondi diversi. Australia
Kate Grenville, “Una stanza fatta di foglie”
Ed.
Neri Pozza, trad. Simona Fefé, pagg. 352, Euro
18,00
È entrato in inglese nel nostro lessico, il
titolo “A room of one’s own”, per indicare uno spazio che la donna rivendica
solamente per sé. Nel romanzo di Kate Grenville lo ritroviamo in francese, con
una strizzata d’occhio a Virginia Woolf da parte della scrittrice australiana, mon petit coin à moi- sono le parole con
cui Dawes, studioso appassionato di astronomia e botanica, interessato alle
lingue dei nativi australiani e il personaggio più accattivante del libro (a
parte la protagonista), indica la stanza fatta di foglie, nascosta tutt’intorno
dalla vegetazione, verso cui conduce Elizabeth- sarà il luogo dei loro incontri
d’amore, segreti e appassionati, un Giardino dell’Eden.
Elizabeth Macarthur e suo marito John sono veramente esistiti, la loro effigie, come pionieri nell’Australia dei primi anni dell’800, è sulle banconote, la loro casa, Elizabeth Farm, è un museo.
La scatola di latta contenente le memorie di Elizabeth che dà ‘il via’ al romanzo, è invece un’invenzione, il tradizionale espediente narrativo del genere del manoscritto ritrovato in soffitta. E tuttavia, pur facendo concessioni alla libertà immaginativa dello scrittore, le vicende del libro sono basate su vecchi documenti d’archivio e gli stralci delle lettere sono tratti dalle vere lettere di Elizabeth.
Era il 1790 quando Elizabeth salpò con il marito e il figlio neonato per la colonia penale del Nuovo Galles del Sud, da poco istituita. Era stato un matrimonio riparatore ed Elizabeth doveva essere grata per questa conclusione di un amplesso che era durato pochi minuti in una notte di curiosità. Nelle lettere che scrive all’amica, Elizabeth diventa maestra nell’arte dei doppi significati e delle allusioni, del dire senza dire, del lasciar intendere- sa che il marito le leggerà prima di inoltrarle. Non c’è mai la minima illusione, mai si parla di amore, solo di abbracci (sgradevoli) notturni per adempiere un dovere.
L’arrivo nella colonia è sconvolgente. Ci
sono loro, i britannici che fanno
parte dell’esercito, ci sono le loro mogli, c’è un governatore, un pastore
della Chiesa. E poi ci sono gli altri,
i galeotti per cui la pena di morte è stata scambiata con un esilio al fine di
popolare la colonia con una mano d’opera non pagata. Sono uomini e donne che
hanno commesso le infrazioni più varie che oggigiorno ci sembrano di ben poca
entità- uno di loro, che darà poi un inestimabile aiuto ad Elizabeth, era stato
condannato a morte per aver rubato un montone. E poi, più in basso ancora, ci
sono i nativi su cui circolano le
voci più assurde (ritenute vere, peraltro), come ad esempio che mangino i
propri figli.
Non è soltanto al nuovo ambiente sociale e
alle regole non scritte di questo che Elizabeth si deve abituare. Deve imparare
a ‘gestire’ il marito, ambizioso, presuntuoso, geloso, arrogante, con un
esagerato e molto personale senso dell’onore. Deve imparare a non confrontare
le verdi colline del Devon che sono ormai un lontano ricordo con questo nuovo
paesaggio arido dove anche l’aria sa di polvere e dove perfino i vivere
scarseggiano.Elizabeth Farm
È un personaggio entusiasmante, questa
Elizabeth Macarthur. È la dimostrazione di quello che può fare una donna in
circostanze sfavorevoli quando usa il cervello per trarre quello che può nella
situazione in cui si trova. Può imparare cose nuove- l’astronomia e la
botanica. Può imparare l’amore, cautelandosi nel rischio. Può aprire gli occhi
e sottrarsi ai luoghi comuni che vedono i nativi come selvaggi e non come
esseri umani a cui si è rubata la terra. Può, usando l’astuzia oltre che
l’intelligenza, favorire le velleità del marito che, senza di lei, mai avrebbe
avuto il successo che ebbe come allevatore di pecore e padre dell’industria
laniera australiana. Può farsi una ragione che la sua vita è del tutto cambiata
e conviene derivarne il meglio, imparando ad amare quel paese che le svela
tutta la sua sterminata bellezza, che è diventato la sua ‘casa’, a sostituire
quella che conviene dimenticare.
Un romanzo da leggere, una storia di
personaggi veri, di avventura e di scoperta, di iniziativa e di coraggio, di
paesaggi splendidi. E anche una storia d’amore.
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