vento del Nord
seconda guerra mondiale
Harry Mulisch, “L’attentato”Ed.
Neri Pozza, trad. G. Groppo, pagg. 238, Euro 18,00
Haarlem, Olanda. Gennaio 1945. La guerra è
quasi finita. Tutti sanno che è la fine del Reich che doveva essere millenario.
E però a Haarlem, 20 km. a ovest di Amsterdam, tedeschi e polizia fascista
spadroneggiano ancora.
Sono le otto di sera, sono in vigore l’oscuramento e il coprifuoco, in una delle quattro case schierate in una via periferica, gli Steenwijk- padre, madre e due figli- si preparano per andare a letto. Risuonano sei spari. Il figlio maggiore, Peter, si precipita fuori. Un corpo giace in terra davanti alla casa dei Korteweg. Accanto a lui la sua bicicletta. Il morto è Fake Ploeg, il crudele e violento ispettore capo della polizia fascista. I metodi dei nazisti sono noti- saranno guai per chi abita nella casa davanti a cui è stato ucciso Ploeg. E, dalle finestre, gli Steenwijk vedono due ombre avvicinarsi a Ploeg- padre e figlia Korteweg afferrano il corpo, lo trascinano davanti alla casa degli Steenwijk e ritornano velocemente in casa. Non ci sarà tempo per gli Steenwijk di fare altro. La rappresaglia nazista si abbatte su di loro. La casa viene data alle fiamme. Ci vorranno anni prima che Anton, 12 anni, riesca a sapere che cosa ne sia stato dei genitori e del fratello.
Un tedesco aveva fatto salire Anton su
un’auto, lui è frastornato, non si è neppure reso conto appieno di quello che è
successo. È eccitato perché non è mai salito su un’automobile e, dopo, nella
stazione di polizia, non gli pare vero di gustare una fetta di pane spalmata di
grasso d’oca, così come non sa definire quello che prova condividendo la cella
con una ragazza sconosciuta, che gli dice cose che lui non capisce, che l’amore
è luce e l’odio è oscurità, che c’è un uomo sposato che la ama e che anche lei
ama lui ma non glielo ha detto.
Anton verrà portato dagli zii ad Amsterdam-
crescerà con loro, diventerà medico anestesista, si sposerà, avrà dei figli.
Quella notte di gennaio 1945 resterà sepolta nella sua memoria, non vorrà mai
parlarne, passeranno anni prima che lui riesca ad affrontare di tornare a
Haarlem, di vedere la strada dove, tra due case, c’è uno spazio nero come un
dente mancante.
In apparenza si è cacciato dietro le spalle quel ricordo traumatizzante, in realtà- lo sappiamo- il passato non passa mai, rode dall’interno, rialza la testa quando si cerca di fargliela abbassare. A volte è puramente il caso, a volte è il desiderio inconscio di sapere, camuffato da casualità, che ci porta a scoprire delle verità. Così è per Anton. Un incontro dopo l’altro, con gli ex vicini di casa diventati vecchissimi, con il figlio di Ploeg (ci ha mai pensato, Anton, che era una vittima tanto quanto lui?), con- incredibile- l’uomo che aveva amato la ragazza partigiana con cui Anton dodicenne aveva condiviso la cella (si arrabbia l’uomo, perché Anton non ricorda, non gli sa dire niente), e, tardi, tardissimo, durante una manifestazione contro le armi nucleari negli anni ‘80, con Karin Korteweg che, con suo padre, aveva spostato il cadavere di Ploeg davanti alla casa degli Steenwijk- ad ogni incontro Anton raccoglie un frammento di memoria, riesce a ricostruire quello che è successo. Adesso che la guerra è lontanissima e non interessa più a nessuno. È andata come è andata. “Ognuno di noi ha fatto quel che ha fatto, nient’altro.”
C’era
una giustizia nello scegliere davanti a quale casa piazzare il corpo di Ploeg?
quale sarebbe stato il danno minore? Ci sono vite che valgono di più e altre
che valgono di meno? Il motivo del primo spostamento è, però, sconvolgente,
difficile da perdonare.
Da un grande scrittore olandese morto nel
2010, un libro bellissimo su come la guerra possa stravolgere l’animo umano e
come le ferite della guerra non cicatrizzino mai.
Dal libro, nel 1986, è stato tratto un
film, De Anslaag, che ha vinto un premio Oscar e un premio Golden Globe come
miglior film straniero.
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