Voci da mondi diversi. Indonesia
romanzo di formazionePramoedya Ananta Toer, “This earth of mankind”
Ed.
Penguin, pagg. 368, formato Kindle 9,47
Indonesia, colonia olandese da duecento anni. E’ la fine del diciannovesimo secolo e gli olandesi sono responsabili di una rigida stratificazione della società. In cima stanno ‘i Puri’, i bianchi, con le loro leggi e la loro lingua- e sono il meglio, naturalmente. Poi ci sono gli ‘Indo’, i sangue misto frutto di un’unione (mai legalizzata) o di un concubinaggio tra un olandese e una donna indigena, e infine, sul gradino più basso di questa scala ci sono i ‘Nativi’, discriminati e disprezzati.
Il protagonista della vicenda è Minke (nome che gli è stato affibbiato a scuola senza che lui ne afferrasse subito il significato che contiene in sé tutto il disprezzo per la sua razza: scimmia), discendente di una nobile famiglia giavanese, motivo per cui ha potuto essere ammesso ad una prestigiosa scuola olandese. Minke è brillante, il suo olandese è perfetto, migliore di quello dei compagni ‘bianchi’, inizia molto presto a scrivere articoli per un giornale (adottando uno pseudonimo). Quando Minke viene introdotto in una famiglia ‘irregolare’, composta da una donna indonesiana, che è stata la concubina del facoltoso olandese Herman Mellema, e da due suoi figli di sangue misto, la sua vita cambierà per sempre.
Perché Minke si innamora della bellissima Annelies e la sposerà. Ma la legge che avrebbe dovuto tutelare i diritti di Annelies si rivela traditrice. Nyai Ontosoro credeva di aver protetto il futuro dei figli battendosi perché il padre naturale li riconoscesse. E però la legge olandese richiedeva che lei rinunciasse ai suoi diritti su di loro. Annelies, la bella e fragile Annelies, sarà imbarcata per un paese, che è la patria di suo padre ma che lei non conosce, dove sarà sola.
C’è un processo al centro del romanzo, dopo che sono accadute tante cose, dopo che Hermann Mellema, di cui nessuno sapeva più niente, viene trovato morto nel bordello di un cinese. Un processo che vede schierati Occidente e Oriente, Bianchi e Nativi, come nel processo dell’indimenticabile “Passaggio in India” dove, però, erano i Nativi ad avere la meglio.
E allora il processo diventa una metafora di questo contrasto, diventa una pesante accusa del colonialismo ed è qui tutta la forza e la potenza del libro. Insieme al messaggio che Minke e Nyai Ontosoro vogliono comunicarci. La scimmia che si rifiuta di stare al gioco dei Puri e la concubina (è quello che indica la parola Nyai) che è stata comprata da Herman Mellema (ma la schiavitù non è stata abolita nel 1814?) credono che solo la cultura, solo l’istruzione possono cambiare il destino di ognuno, possono strappare un individuo da una condizione di sudditanza e di miseria.
Lo stile è piuttosto semplicistico, è
impossibile sapere se anche in lingua originale è così farraginoso. Eppure è un
romanzo di un’innegabile forza, una lettura d’obbligo per saperne di più
sull’Indonesia.
Dal
libro è stato tratto un film nel 2019.
L’edizione italiana del libro,
pubblicato nel 1999 dalla casa editrice Mondadori, non è attualmente
disponibile.
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