Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Antonio Manzini, “Gli ultimi giorni di quiete”
Ed.
Sellerio, pagg.231, Euro 14,00
Il destino. Quel giorno Pasquale Camplone doveva comperarsi un abito per
una cerimonia e aveva chiesto al figlio Corrado di sostituirlo al banco della
loro tabaccheria, a Pescara. C’era stato un tentativo di rapina. Corrado era
morto (ma perché, lui così mite, aveva reagito? perché si sentiva responsabile?).
Sarebbe dovuto morire lui, Pasquale, al posto del figlio.
Il destino. Sei anni dopo, Nora Camplone sta tornando in treno da una
breve visita ad una cugina. E lì, nella sua carrozza, lo vede. Lui, l’uomo che
ha ucciso suo figlio. Come può essere già uscito di prigione? È sconvolta. E
come se le ammazzasse Corrado una seconda volta.
Il terzo personaggio di questo dramma, l’omicida, si chiama Paolo Dainese, un nome che Nora non ha scordato. Ha scontato la pena, sta cercando di rifarsi una vita.
“Gli ultimi giorni di quiete”, di Antonio Manzini, non è un romanzo
della serie che ha come protagonista Rocco Schiavone, il vicequestore che si
ostina a calzare le Clarks sulla neve di Aosta. È una storia tratta da un fatto
vero, un romanzo psicologico retto da una forte tensione- non si tratta di
scoprire chi sia l’assassino, ma di seguire le reazioni dei tre personaggi:
come si comporterà ognuno di loro davanti al passato che si ripresenta? Uno di
loro vuole solo dimenticarlo e lasciarselo alle spalle, dopotutto ha pagato con
gli anni di reclusione. Gli altri due, i genitori, non hanno mai dimenticato
quel passato, lo rivivono ogni giorno e per loro è inconcepibile che Paolo
Dainese vada avanti con la sua vita, mentre Corrado ha finito troppo presto di
vivere la sua, di vita. Per mano di Paolo Dainese.
Pasquale e Nora non accettano che Dainese sia in libertà e ognuno di loro elabora un piano diverso. Se il loro matrimonio era già diventato un’abitudine, adesso la distanza tra di loro si accentua. Nora ritorna a dormire nel letto di Corrado, come aveva fatto subito dopo la sua morte, non parla neppure più al marito. Gli ha detto che, dopo averlo riconosciuto sul treno, era scesa a Roseto, dove era sceso Dainese, ma ne aveva perso le tracce. Non gli dice nulla, poi, di quello che fa quando, giorno dopo giorno, scompare e non risponde al telefono. Non lo mette a parte di quello che ha escogitato, quando riesce a sapere l’indirizzo di Dainese, quando viene a sapere che ha una compagna che fa la parrucchiera. Nora diventa una Erinni, la personificazione della vendetta nella mitologia greca. Glaciale e implacabile.
Pasquale soffre quanto la moglie, ma il suo piano è molto più rozzo,
affronta la situazione di petto come la affronterebbe qualunque uomo che vede
solo la violenza in risposta alla violenza. Ma lui, Pasquale, è capace di
essere violento?
C’è poi Paolo Dainese, l’omicida per cui finiamo per provare
compassione. Si deve pagare tutta la vita per uno sbaglio, seppure gravissimo,
se si è pentiti? Non c’è nessuna possibilità di riscatto?
Ognuno dei tre personaggi ha il suo dilemma interiore che diventa il
nostro. E ci sono altri due personaggi marginali che però hanno la loro
importanza in questo dramma etico- la compagna parrucchiera che sa del passato
di Paolo Dainese, che vorrebbe aiutarlo ma forse resta coinvolta in qualcosa
che è più grande di lei, e Danilo, il nipote disabile di Nora e Pasquale, il
ragazzone con lo sviluppo mentale di un bambino di due anni. Perché non è morto
lui, invece di Corrado? È il pensiero di Pasquale, glielo urla anche, in un
momento in cui ha perso la pazienza, per poi pentirsi e ritrarsi con orrore da
quello che ha detto e pensato.
E’ possibile comprendere. Impossibile esprimere un giudizio. Un bel
libro.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina facebook.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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