Voci da mondi diversi. Area germanica
Seconda guerra mondiale
Uwe Timm, “La scoperta della currywurst”
Ed. Sellerio, trad.
Matteo Galli, pagg. 238, Euro 14,00
Il narratore- lo scrittore?- inizia col dirci che ha dovuto discutere sul luogo dov'è si è servita una currywurst per la prima volta. Assolutamente non a Berlino, come rivendicavano alcuni, ma ad Amburgo. C'era un chiosco dove la signora Lena Brücker offriva il caffè di ghiande e la currywurst alla fine della guerra. Il narratore-scrittore cerca la signora Brücker. È ancora viva, è in una casa di riposo e va a trovarla per chiederle della currywurst.
Inizia così un
racconto straordinario in cui la grande Storia è vista dal basso, con una
scarsa coscienza politica, con un marcato disinteresse per quello che sta
accadendo a meno che non riguardi da vicino le persone coinvolte.
È l’aprile del 1945. Chiunque
non si lasci accecare sa benissimo che la guerra è persa, che la propaganda può
blaterare di nuove armi ed offensive contro il nemico ma in realtà gli inglesi
sono all'Elba e l'Armata rossa è vicina. Alla fine del mese Hitler si sarebbe
ucciso insieme ad Eva Braun e Lena Brücker, un marito di cui non sa niente da sei anni e due figli
grandi, offre rifugio ad un giovane ufficiale della Marina incontrato per caso
durante un bombardamento. Il giovane Hermann Bremer avrebbe dovuto raggiungere
un'unità di terra il giorno seguente e invece rimase ventisette giorni in casa
di Lena. Nascosto, con la paura di essere scoperto e finire davanti alla corte
marziale come disertore. Ma, avrebbe avuto senso andare a farsi ammazzare?
Lena Brücker, cieca come Omero, racconta e intanto lavora a maglia un golfino che ha un paesaggio ricamato sul davanti. Conta i punti e racconta. Fa passare un filo di un colore e ne raccoglie un altro di un colore diverso e, sul davanti del maglione, si delineano montagne, alberi, un sole giallo. Non possiamo non pensare che è la stessa cosa che Lena sta facendo con il suo racconto, tirandone le fila dopo aver fatto divagazioni, dopo essere stata rimessa in carreggiata dal narratore che vuole sapere della currywurst.
Prima, però, Lena ci
racconta della sua insperata storia d'amore, dei suoi sotterfugi per non
rivelare a Bremer che la guerra è finita, della vita quotidiana che è una lotta
continua in una città disseminata di macerie, per procurarsi il cibo, per
sfruttare qualsiasi cosa che sia in apparenza commestibile. Nessuno ha il
coraggio, neppure ora che si è agli sgoccioli, di opporsi apertamente al
nazismo e però Lena racconta (provandone soddisfazione e cogliendo tutto il
ridicolo ad anni di distanza) di come il cuoco della mensa in cui lei lavorava
aggiungesse qualcosa ai piatti cucinati per ‘certi’ ufficiali che
immancabilmente si sentivano male e dovevano precipitarsi nei bagni- una
sottile e appropriata vendetta-lezione.
E poi racconta del giorno in cui tutto era cambiato, nulla le importava più, neppure di riuscire a trattenere Bremer. Quando aveva visto le fotografie dei campi di concentramento, delle montagne di cadaveri, degli scheletri viventi. E ricordava come l'ufficiale inglese della mensa, che era sempre stato gentile con lei, aveva distolto lo sguardo quando l'aveva incontrata. Come aveva potuto, Lena, non vedere? come aveva potuto non domandarsi dove stessero portando tutta quella gente sui camion?
E si arriva poi alla currywurst, scoperta per caso come tante altre ricette diventate famose. Un
colpo di estro, un’aggiunta di ingredienti quando ne mancano altri.
Lena Brücker ha esaurito il suo compito, finendo il suo racconto. Ha
finito anche il maglione, ha consegnato il suo pezzo di Storia che non potrà
più essere dimenticato.
Ci sono tanti modi di
imparare la Storia. Inseguendo il profumo della currywurst è uno dei migliori.
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