domenica 18 ottobre 2020

Uwe Timm, “La scoperta della currywurst” ed. 2020

                                                    Voci da mondi diversi. Area germanica

Seconda guerra mondiale

Uwe Timm, “La scoperta della currywurst”

Ed. Sellerio, trad. Matteo Galli, pagg. 238, Euro 14,00   

      La parola madeleine suscita in noi, ormai, un'onda di ricordi come in un riflesso pavloviano. Ci siamo abituati ad immaginare quel gusto fruttato della pasta che si sbriciola in bocca con un sorso di tè e a lasciarci portare via con la mente. La madeleine, passi. Ma la currywurst… solo i tedeschi possono sognare il passato pensando a una currywurst. Che cosa è poi? Immaginiamo un qualche tipo di salsiccia molto teutonica con una salsa esotica al curry e ci sembra un abbinamento improbabile. Dobbiamo aspettare la fine del romanzo di Uwe Timm per averne la ricetta, per sapere come è stata scoperta.

     Il narratore- lo scrittore?- inizia col dirci che ha dovuto discutere sul luogo dov'è si è servita una currywurst per la prima volta. Assolutamente non a Berlino, come rivendicavano alcuni, ma ad Amburgo. C'era un chiosco dove la signora Lena Brücker offriva il caffè di ghiande e la currywurst alla fine della guerra. Il narratore-scrittore cerca la signora Brücker. È ancora viva, è in una casa di riposo e va a trovarla per chiederle della currywurst.

    Inizia così un racconto straordinario in cui la grande Storia è vista dal basso, con una scarsa coscienza politica, con un marcato disinteresse per quello che sta accadendo a meno che non riguardi da vicino le persone coinvolte.

   È l’aprile del 1945. Chiunque non si lasci accecare sa benissimo che la guerra è persa, che la propaganda può blaterare di nuove armi ed offensive contro il nemico ma in realtà gli inglesi sono all'Elba e l'Armata rossa è vicina. Alla fine del mese Hitler si sarebbe ucciso insieme ad Eva Braun e Lena Brücker, un marito di cui non sa niente da sei anni e due figli grandi, offre rifugio ad un giovane ufficiale della Marina incontrato per caso durante un bombardamento. Il giovane Hermann Bremer avrebbe dovuto raggiungere un'unità di terra il giorno seguente e invece rimase ventisette giorni in casa di Lena. Nascosto, con la paura di essere scoperto e finire davanti alla corte marziale come disertore. Ma, avrebbe avuto senso andare a farsi ammazzare?

    Lena Brücker,  cieca come Omero, racconta e intanto lavora a maglia un golfino che ha un paesaggio ricamato sul davanti. Conta i punti e racconta. Fa passare un filo di un colore e ne raccoglie un altro di un colore diverso e, sul davanti del maglione, si delineano montagne, alberi, un sole giallo. Non possiamo non pensare che è la stessa cosa che Lena sta facendo con il suo racconto, tirandone le fila dopo aver fatto divagazioni, dopo essere stata rimessa in carreggiata dal narratore che vuole sapere della currywurst.


   Prima, però, Lena ci racconta della sua insperata storia d'amore, dei suoi sotterfugi per non rivelare a Bremer che la guerra è finita, della vita quotidiana che è una lotta continua in una città disseminata di macerie, per procurarsi il cibo, per sfruttare qualsiasi cosa che sia in apparenza commestibile. Nessuno ha il coraggio, neppure ora che si è agli sgoccioli, di opporsi apertamente al nazismo e però Lena racconta (provandone soddisfazione e cogliendo tutto il ridicolo ad anni di distanza) di come il cuoco della mensa in cui lei lavorava aggiungesse qualcosa ai piatti cucinati per ‘certi’ ufficiali che immancabilmente si sentivano male e dovevano precipitarsi nei bagni- una sottile e appropriata vendetta-lezione.

    E poi racconta del giorno in cui tutto era cambiato, nulla le importava più, neppure di riuscire a trattenere Bremer. Quando aveva visto le fotografie dei campi di concentramento, delle montagne di cadaveri, degli scheletri viventi. E ricordava come l'ufficiale inglese della mensa, che era sempre stato gentile con lei, aveva distolto lo sguardo quando l'aveva incontrata. Come aveva potuto, Lena, non vedere? come aveva potuto non domandarsi dove stessero portando tutta quella gente sui camion?


    E si arriva poi alla currywurst, scoperta per caso come tante altre ricette diventate famose. Un colpo di estro, un’aggiunta di ingredienti quando ne mancano altri.

    Lena Brücker ha esaurito il suo compito, finendo il suo racconto. Ha finito anche il maglione, ha consegnato il suo pezzo di Storia che non potrà più essere dimenticato.

    Ci sono tanti modi di imparare la Storia. Inseguendo il profumo della currywurst è uno dei migliori.

                                                       


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