Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo di avventura
Graham Greene, “Il treno per Istanbul”
Ed. Sellerio, trad. A. Carrera, pagg.
352, Euro 14,00
L’Orient Express: il solo nome evoca il
fascino di terre lontane. Fu un treno famoso che segnò un’epoca, l’Orient
Express che, inaugurato nel 1883, collegava Parigi a Costantinopoli,
trasbordando, in origine, i passeggeri in battello sul Danubio da Giurgiu in
Romania fino alla Bulgaria e poi, ancora in traghetto, da Varna fino a
Costantinopoli. Fino a che la linea fu completata nel 1889. Il servizio si
interruppe per le due guerre mondiali, la prima volta dal 1914 al 1921. Poco più
di un decennio dopo un giovane Graham Greene scrisse “Il treno per Istanbul”, e,
sia per Graham Greene sia per Agatha Christie il cui “Assassinio sull’Orient
Express” fu pubblicato due anni più tardi, il treno era un microcosmo ideale
per ambientarvi un romanzo.
La ballerina di varietà Coral, l’ebreo
Myatt che commercia in uva passa, l’insegnante elementare Richard John (il suo
vero nome è un altro ed è in realtà un dottore), la giornalista lesbica Mabel
Warren che viaggia con la sua amica Janet Pardoe (una sbevazzona sciatta
nell’abbigliamento la prima, una ragazza fin troppo bella la seconda), lo
scrittore Q.C. Savory (di umili origini, tronfio per il successo che gli viene
da libri di facile lettura: John Priestley si riconobbe nel personaggio e si
arrabbiò parecchio), il ladruncolo Grünlich in fuga per aver ucciso
un uomo (sale sul treno a Colonia)- sono questi i personaggi del romanzo,
ognuno con la sua storia, avvicinati dal caso e dal caso coinvolti loro
malgrado in avvenimenti con cui non avrebbero niente a che fare.
Come Coral,
trattenuta a Subotica dalla polizia insieme al dottor John che è poi
l’attivista politico Czimmer che stava tornando a Belgrado per fomentare una
rivoluzione (che è già fallita, l’hanno iniziata prima del previsto), la povera
ingenua Coral, che era svenuta per il freddo ed era stata soccorsa dal dottor John
alias Czimmer, che aveva accettato di dormire nel vagone letto che le aveva
offerto l’ebreo Myatt e poi si era sentita in obbligo di concedersi a lui, si
ritrova nel ruolo di eroina accanto ad un uomo mortalmente ferito. Come la
giornalista che, in un’impresa che ha anche del ridicolo, arriva a rubare una
guida turistica nella valigia di Czimmer per fare il suo scoop mentre adocchia
la giovane Coral con l’intento di sostituirla a Janet come ‘compagna’. Come lo
scrittore che si lascia adulare da Janet o il ladro assassino che, fermato
anche lui a Subotica, riesce a fuggire. Come Myatt che, pur cercando di
riportare sul treno Coral, quando non la rivede è pronto a sostituirla con
Janet (gli fa comodo, oltre che bella è anche parente della sua controparte in
affari a Costantinopoli).
“Il treno per Istanbul” non è uno dei migliori romanzi di Graham Greene.
Si legge con piacere, come tutti i suoi libri, ma procede con una certa
lentezza che si accompagna allo sferragliare del treno nella notte, tra la neve,
forzato a una sosta per un guasto. C’è poi, però, nello stile di Greene, il
tipico elegante humour britannico, condito da qualche stereotipo nel
tratteggiare il personaggio della lesbica Mabel e dell’ebreo Myatt.
Due film sono stati tratti da questo romanzo e noi siamo comunque lieti
che ci venga data l’opportunità di rileggere tutti i libri di Graham Greene
nelle nuove traduzioni proposte dalla casa editrice Sellerio.
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