mercoledì 6 novembre 2019

Sujata Massey, “La pietra lunare di Satapur” ed. 2019

                                                           Voci da mondi diversi. India
cento sfumature di giallo

Sujata Massey, “La pietra lunare di Satapur”
Ed. Neri Pozza, trad. Laura Prandino, pagg. 380, Euro 18,00


  Anni ‘20 del secolo scorso. Il principato di Satapur nel nord dell’India. Il maharaja è morto un paio di anni prima, di colera. Il piccolo maharaja suo figlio, che avrebbe dovuto regnare appena raggiunta l’età, è morto da poco in un tragico incidente di caccia, sbranato da un leopardo o da una tigre. L’erede al titolo è il fratellino di dieci anni. È il governatore britannico del principato che, per legge, è tutore del piccolo maharaja e di sua sorella, una bambina che ha qualche anno meno di lui. Ed è per decidere quale scuola il maharaja debba frequentare che si richiede l’intervento di Perveen Mistry, l’avvocato parsi con un’infelice storia matrimoniale alle spalle che già abbiamo conosciuto nel precedente romanzo “Le vedove di Malabar Hill”. Perché l’anziana maharani madre e la giovane maharani rimasta vedova da poco hanno scritto due lettere esprimendo pareri diversi. Mirabai, la maharani giovane e mamma dei bambini, è molto esplicita: chiede che suo figlio venga iscritto ad una scuola in Inghilterra. Non solo perché così si preparerebbe meglio per i suoi compiti futuri di sovrano, ma perché la sua vita non è sicura a palazzo reale. Vuol lasciar intendere che la morte del marito e poi del figlio non sono state accidentali? E, come nel caso delle vedove di Marabar Hill, anche le due maharani osservano il purdah e possono incontrare soltanto un avvocato donna.

     Possiamo intuire quale sia il filone ‘giallo’ del romanzo, appare presto chiaro che qualcuno sta tramando per farsi strada al titolo di maharaja togliendo di mezzo i legittimi eredi. Potrebbe essere lo zio dei bambini? Per legge, però gli sarebbe impossibile- solo un discendente diretto può ereditare il titolo. I sospetti di Perveen (che corre il rischio di essere avvelenata lei stessa) si spostano da un personaggio all’altro. Fino al colpo di scena finale.
C’è però altro che ci trascina nella lettura rendendola molto piacevole. Con molta delicatezza la trama gialla si intreccia con una sfumatura di rosa- Perveen si è lasciata alle spalle la brutta esperienza con il marito e però non è libera. Per la legge parsi i maltrattamenti del marito e i suoi tradimenti non sono sufficienti per chiedere il divorzio. Ed ora si sente attratta da Colin Sandringhan, il governatore del principato per conto dell’Impero britannico. Un giovane generoso e intelligente che la corteggia con discrezione e si sente umiliato quando lei lo respinge senza spiegargli il perché. Diamo tempo al tempo…

E poi l’India. Un’India un poco selvaggia, con percorsi accidentati (e però alla fine si apre un futuro di progressi mentre per la prima volta una maharani sale su un treno che la riporta a palazzo), trasporti in palanchino (Perveen si preoccupa per gli uomini magri che devono reggere il suo peso), foreste e animali feroci. D’altro canto questa è l’India dei maharaja e le descrizioni dei marmi e degli intarsi di pietre preziose nelle stanze del palazzo lasciano senza fiato. Piacciono anche i dettagli minori, dei sari delle donne, dei gioielli, dei cibi.
     “La pietra lunare di Satapur” non è un thriller da brividi. E’ un mystery elegante, un ‘giallo’ indiano molto inglese nella sua discrezione, con un personaggio intrigante che ci fa conoscere la storia e le leggi del raj dal punto di vista di una comunità di minoranza.
      Chi soffre di ‘mal d’India’ lo apprezzerà moltissimo. Chi non conosce l’India pure.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it

copy Jim Burger

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