Voci da mondi diversi. India
cento sfumature di giallo
Sujata Massey, “La pietra lunare di Satapur”
Ed. Neri Pozza, trad. Laura Prandino,
pagg. 380, Euro 18,00
Anni ‘20 del secolo scorso. Il principato di Satapur nel nord
dell’India. Il maharaja è morto un paio di anni prima, di colera. Il piccolo
maharaja suo figlio, che avrebbe dovuto regnare appena raggiunta l’età, è morto
da poco in un tragico incidente di caccia, sbranato da un leopardo o da una
tigre. L’erede al titolo è il fratellino di dieci anni. È il governatore
britannico del principato che, per legge, è tutore del piccolo maharaja e di
sua sorella, una bambina che ha qualche anno meno di lui. Ed è per decidere
quale scuola il maharaja debba frequentare che si richiede l’intervento di
Perveen Mistry, l’avvocato parsi con un’infelice storia matrimoniale alle
spalle che già abbiamo conosciuto nel precedente romanzo “Le vedove di Malabar
Hill”. Perché l’anziana maharani madre e la giovane maharani rimasta vedova da
poco hanno scritto due lettere esprimendo pareri diversi. Mirabai, la maharani
giovane e mamma dei bambini, è molto esplicita: chiede che suo figlio venga
iscritto ad una scuola in Inghilterra. Non solo perché così si preparerebbe
meglio per i suoi compiti futuri di sovrano, ma perché la sua vita non è sicura
a palazzo reale. Vuol lasciar intendere che la morte del marito e poi del
figlio non sono state accidentali? E, come nel caso delle vedove di Marabar
Hill, anche le due maharani osservano il purdah
e possono incontrare soltanto un avvocato donna.
Possiamo intuire quale sia il filone ‘giallo’ del romanzo, appare presto
chiaro che qualcuno sta tramando per farsi strada al titolo di maharaja
togliendo di mezzo i legittimi eredi. Potrebbe essere lo zio dei bambini? Per
legge, però gli sarebbe impossibile- solo un discendente diretto può ereditare
il titolo. I sospetti di Perveen (che corre il rischio di essere avvelenata lei
stessa) si spostano da un personaggio all’altro. Fino al colpo di scena finale.
C’è però altro che ci trascina nella
lettura rendendola molto piacevole. Con molta delicatezza la trama gialla si
intreccia con una sfumatura di rosa- Perveen si è lasciata alle spalle la brutta
esperienza con il marito e però non è libera. Per la legge parsi i
maltrattamenti del marito e i suoi tradimenti non sono sufficienti per chiedere
il divorzio. Ed ora si sente attratta da Colin Sandringhan, il governatore del
principato per conto dell’Impero britannico. Un giovane generoso e intelligente
che la corteggia con discrezione e si sente umiliato quando lei lo respinge
senza spiegargli il perché. Diamo tempo al tempo…
E poi l’India. Un’India un poco
selvaggia, con percorsi accidentati (e però alla fine si apre un futuro di
progressi mentre per la prima volta una maharani sale su un treno che la
riporta a palazzo), trasporti in palanchino (Perveen si preoccupa per gli
uomini magri che devono reggere il suo peso), foreste e animali feroci. D’altro
canto questa è l’India dei maharaja e le descrizioni dei marmi e degli intarsi
di pietre preziose nelle stanze del palazzo lasciano senza fiato. Piacciono
anche i dettagli minori, dei sari delle donne, dei gioielli, dei cibi.
“La pietra lunare di Satapur” non è un thriller da brividi. E’ un
mystery elegante, un ‘giallo’ indiano molto inglese nella sua discrezione, con
un personaggio intrigante che ci fa conoscere la storia e le leggi del raj dal punto di vista di una comunità
di minoranza.
Chi soffre di ‘mal d’India’ lo apprezzerà
moltissimo. Chi non conosce l’India pure.Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
copy Jim Burger |
Nessun commento:
Posta un commento