sabato 19 ottobre 2019

Youssef Fadel, “Ogni volta che prendo il volo” ed. 2019


                                                           Voci da mondi diversi. Marocco
      la Storia nel romanzo

Youssef Fadel, “Ogni volta che prendo il volo”
Ed. Brioschi, trad. C. Dozio, pagg. 346, Euro 18,00

     Anche il Marocco ha conosciuto i suoi anni di piombo. Anni scurissimi in cui la gente scompariva senza lasciare traccia. L’esempio più clamoroso fu, nel 1965, il sequestro, avvenuto a Parigi, del leader democratico Mehdi Ben Barka di cui non si seppe più nulla. Erano gli anni, tra il ‘60 e il ‘90, della dittatura di re Hassan II che esercitò una durissima repressione politica. Sfuggì a due attentati, uno nel ‘71 e uno nel ‘72- quello di cui ci parla il libro di Youssef Fadel. Il 16 agosto 1972 il generale Mohamed Oufkir organizzò un attentato aereo contro il Boeing 727 su cui viaggiava il re di ritorno da Rabat, senza riuscire però a colpirlo. Si dice  che Oufkir si suicidò.
E a questo punto subentra il romanzo di Youssef Fadel: il pilota Aziz, coinvolto nell’attentato, scompare. Qui è il fascino del romanzo. Perché il lettore non sa nulla, come non sa nulla la moglie di Aziz, Zina, nelle cui mani uno sconosciuto mette in mano un biglietto mentre lei è seduta al bar gestito dalla sorella. Che Zina prenda l’autobus per Fès che parte fra poco, alle 9 di sera. E Zina parte, verso l’ignoto, con una speranza che brucia dentro di lei da vent’anni.
re Hassan II
Aveva sedici anni quando aveva conosciuto e sposato Aziz. Un matrimonio durato neppure una notte. Aziz era agitato, doveva tornare alla base. Perché mai se era in congedo? Aveva detto a Zina di guardare in alto, che avrebbe volato sopra la loro casa. Zina non aveva visto l’aereo, non aveva più rivisto Aziz e aveva iniziato a cercarlo, di ministero in ministero. Sembrava che Aziz non fosse mai esistito. Ma non è solo la voce di Zina che sentiamo. I personaggi si alternano, in un caleidoscopio di immagini, di luci e di ombre, mentre il tempo si sposta avanti e indietro, ricostruisce la vita passata di Zina e di sua sorella e di Aziz che studiava di notte contro la volontà di uno zio-padrone e che riusciva a diventare pilota di aerei, come aveva sempre sognato. Zina, Aziz, ma anche le due guardie della casbah nel nulla dove più di trecento prigionieri erano stati internati e lasciati morire per essere sepolti in una fossa comune (la bambinetta figlia di una delle due guardie dice di sentire il padre che piange di notte, l’altra guardia si domanda se Dio li perdonerà e vuole andare in pellegrinaggio alla Mecca per espiare). Perfino un cane ha i capitoli in cui è lui ‘il punto di vista’- una vita da cani può essere meglio della vita di un prigioniero in stretto isolamento in una cella  infestata da scarafaggi e topi e serpenti. Sono tutti animali che acquistano un valore metaforico, negativo o positivo come l’uccellino che Aziz sente cantare o come il passerotto che viene sepolto. Così come le ripetute immagini della maternità che è sempre un segnale di speranza anche quando c’è dolore- la gravidanza che Zina non riesce a portare a termine, la donna che ha undici figli, la moglie della guardia che mette al mondo la settima bambina. Che sarà cresciuta come figlia da Zina e si chiamerà Aziz anche se è una bimba- è la più bella figura di luce per terminare un romanzo che non si lascia accecare dal buio profondo delle altre immagini più crudeli, di un Male che fa inorridire.

     Il lettore deve seguire le voci narranti in un continuo contrasto tra luce e buio, dal presente in avanti, con Aziz che vive nel buio sull’orlo della fossa e Zina che lo cerca e questa sua ricerca sembra brancolare nello stesso buio di Aziz, e dallo stesso presente indietro, agli antefatti, ai ricordi che ricostruiscono la vita di un Marocco molto povero in cui non è concessa dignità alla figura della donna.
     Per noi, che andiamo come turisti in Marocco (come quelli che arrivano ignari alla casbah senza sospettare che quelle mura nascondano un prigioniero, che i loro piedi calpestino centinaia di morti), un libro per sapere.

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lo scrittore sarà a Milano per Book City. Seguirà intervista
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it



1 commento:

  1. Anche il libro autobiografico della figlia di Oufkir è molto bello.

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