Voci da mondi diversi. Marocco
la Storia nel romanzo
Youssef Fadel, “Ogni volta che prendo il volo”
Ed. Brioschi, trad. C. Dozio, pagg.
346, Euro 18,00
Anche il Marocco ha conosciuto i suoi anni di piombo. Anni scurissimi in cui la gente scompariva senza
lasciare traccia. L’esempio più clamoroso fu, nel 1965, il sequestro, avvenuto
a Parigi, del leader democratico Mehdi Ben Barka di cui non si seppe più nulla.
Erano gli anni, tra il ‘60 e il ‘90, della dittatura di re Hassan II che
esercitò una durissima repressione politica. Sfuggì a due attentati, uno nel ‘71
e uno nel ‘72- quello di cui ci parla il libro di Youssef Fadel. Il 16 agosto
1972 il generale Mohamed Oufkir organizzò un attentato aereo contro il Boeing
727 su cui viaggiava il re di ritorno da Rabat, senza riuscire però a colpirlo.
Si dice che Oufkir si suicidò.
E a questo punto subentra il romanzo
di Youssef Fadel: il pilota Aziz, coinvolto nell’attentato, scompare. Qui è il
fascino del romanzo. Perché il lettore non sa nulla, come non sa nulla la
moglie di Aziz, Zina, nelle cui mani uno sconosciuto mette in mano un biglietto
mentre lei è seduta al bar gestito dalla sorella. Che Zina prenda l’autobus per
Fès che parte fra poco, alle 9 di sera. E Zina parte, verso l’ignoto, con una
speranza che brucia dentro di lei da vent’anni.
Aveva sedici anni quando aveva
conosciuto e sposato Aziz. Un matrimonio durato neppure una notte. Aziz era
agitato, doveva tornare alla base. Perché mai se era in congedo? Aveva detto a
Zina di guardare in alto, che avrebbe volato sopra la loro casa. Zina non aveva
visto l’aereo, non aveva più rivisto Aziz e aveva iniziato a cercarlo, di
ministero in ministero. Sembrava che Aziz non fosse mai esistito. Ma non è solo
la voce di Zina che sentiamo. I personaggi si alternano, in un caleidoscopio di
immagini, di luci e di ombre, mentre il tempo si sposta avanti e indietro,
ricostruisce la vita passata di Zina e di sua sorella e di Aziz che studiava di
notte contro la volontà di uno zio-padrone e che riusciva a diventare pilota di
aerei, come aveva sempre sognato. Zina, Aziz, ma anche le due guardie della
casbah nel nulla dove più di trecento prigionieri erano stati internati e
lasciati morire per essere sepolti in una fossa comune (la bambinetta figlia di
una delle due guardie dice di sentire il padre che piange di notte, l’altra guardia
si domanda se Dio li perdonerà e vuole andare in pellegrinaggio alla Mecca per
espiare). Perfino un cane ha i capitoli in cui è lui ‘il punto di vista’- una
vita da cani può essere meglio della vita di un prigioniero in stretto
isolamento in una cella infestata da
scarafaggi e topi e serpenti. Sono tutti animali che acquistano un valore
metaforico, negativo o positivo come l’uccellino che Aziz sente cantare o come
il passerotto che viene sepolto. Così come le ripetute immagini della maternità
che è sempre un segnale di speranza anche quando c’è dolore- la gravidanza che
Zina non riesce a portare a termine, la donna che ha undici figli, la moglie
della guardia che mette al mondo la settima bambina. Che sarà cresciuta come
figlia da Zina e si chiamerà Aziz anche se è una bimba- è la più bella figura
di luce per terminare un romanzo che non si lascia accecare dal buio profondo
delle altre immagini più crudeli, di un Male che fa inorridire.
re Hassan II |
Il lettore deve seguire le voci narranti in un continuo contrasto tra
luce e buio, dal presente in avanti, con Aziz che vive nel buio sull’orlo della
fossa e Zina che lo cerca e questa sua ricerca sembra brancolare nello stesso
buio di Aziz, e dallo stesso presente indietro, agli antefatti, ai ricordi che
ricostruiscono la vita di un Marocco molto povero in cui non è concessa dignità
alla figura della donna.
Per noi, che andiamo come turisti in Marocco (come quelli che arrivano
ignari alla casbah senza sospettare che quelle mura nascondano un prigioniero,
che i loro piedi calpestino centinaia di morti), un libro per sapere.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
lo scrittore sarà a Milano per Book City. Seguirà intervista
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
Anche il libro autobiografico della figlia di Oufkir è molto bello.
RispondiElimina