Voci da mondi diversi.Stati Uniti d'America
love story
Tayari Jones, “Un matrimonio americano”
Ed. Neri Pozza, trad. A, Arduini,
pagg. 364, Euro 18,00
Un matrimonio. Americano. La scrittrice di questo romanzo vincitore del
Women’s Prize for Fiction 2019 lo ha intitolato semplicemente “Un matrimonio americano”:
questa è, dunque, la storia di un
matrimonio e potrebbe essere la storia di qualunque matrimonio- l’amore, la
passione, i sogni di un futuro insieme, un trauma, un allontanamento, il
disamore- se non ci fosse l’aggiunta di quel ‘americano’. E dovremmo precisare
anche il non detto ‘nero’, perché Roy e Celestial sono due afroamericani e, se
Roy fosse stato bianco, le cose sarebbero andate diversamente. E’ una maniera
sottile, da parte di Tayari Jones, per farci intendere che leggeremo di più di quanto
sembra.
Atlanta. Roy e Celestial sono sposati da un anno e mezzo. Hanno entrambi
frequentato l’università (i genitori di Roy hanno fatto grandi sacrifici per
far studiare l’unico figlio), Roy è un manager in carriera, Celestial è
un’artista che ha trovato uno spazio tutto suo: confeziona bambole. Programmano
di avere un bambino, sognano di aprire un negozio (si chiamerà Poupée, bambola in francese) dove Celestial
metterà in vendita le sue bambole. Litigano anche, come tutte le coppie. La
parola magica per interrompere il litigio, per darsi un ‘time out’ come si fa
con i bambini, è ‘17 novembre’, la data del loro primo appuntamento.
Il punto di rottura. Roy e Celestial sono andati in Louisiana a trovare
i genitori di Roy. Preferiscono dormire in un hotel piuttosto che a casa con
Big Roy e Olive. Uno sciocco litigio. ‘17 novembre’: nel breve intervallo,
contando i minuti, Roy farà un incontro che cambierà la sua vita. Tutto per
essere gentile nei confronti di una donna più anziana di sua madre. Più tardi
la polizia sfonderà la porta della loro camera: Roy è accusato di aver stuprato
la donna che ha aiutato.
Il processo. Dodici anni di carcere. Roy piange come un bambino.
Che cosa succede in un matrimonio, che sia americano o no, quando il
marito è chiuso in prigione e il tempo insieme è quello concesso dal
regolamento a debita distanza di sicurezza? Succede che la vita va avanti
soltanto per uno dei due, quello che è fuori, naturalmente. E l’altro tira
avanti volendo credere, sperando contro ogni speranza, che ritroverà il suo
piccolo mondo immutato, quando tornerà in libertà.
La narrativa, iniziata in terza persona, ora si frammenta facendoci
ascoltare tre voci diverse attraverso le lettere- quella di Roy, quella di
Celestial e quella di Andre, il miglior amico di Roy e cresciuto insieme a
Celestial perché sono vicini di casa.
Quello di Roy e Celestial era un
matrimonio come tanti. Dopotutto non esiste nella realtà un matrimonio senza
dissidi, senza piccole crepe. Lui le aveva confessato qualche tradimento, gli
era caduto di tasca un suo biglietto da visita con un numero di telefono
scritto sul retro- le giustificazioni sono quelle di tutti i mariti, ‘ma amo
solo te’. C’erano anche cose che l’uno e l’altra avevano taciuto. E poi, come
Celestial ripete spesso, erano stati sposati solo per un anno e mezzo. Ad un certo punto (molto presto) gli anni
vissuti lontano erano diventati di più di quelli passati insieme.
Poi, finalmente, l’avvocato di Roy (amico della famiglia di Celestial) riesce
a farlo rilasciare dopo cinque anni di carcere. Roy viene riconosciuto
innocente. A che serve? Qualcuno può dargli indietro i cinque anni non vissuti?
Può cancellare la dura esperienza della prigione? Può prolungare la vita ad
Olive così che Roy possa andare al suo funerale ed essere lui a portare a
spalle la bara di sua madre invece di affidare l’incarico ad Andre?
Il romanzo di Tayari Jones si legge di un fiato. Possiamo simpatizzare
di più con uno o l’altro dei personaggi, ammiriamo incondizionatamente Big Roy,
splendida figura di padre nella sua modestia, ci chiediamo se avremmo voluto un
finale diverso e ci rendiamo conto di aver letto un libro in cui si parla di
una coppia, sì, ma di una coppia nera. E che, nonostante tutto, nonostante la parità
raggiunta, nonostante i successi, nonostante Barak Obama, c’è ancora una discriminazione in America.
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Il valore del libro, molto avvincente, sta nel descrivere - come evinco anche dalla Vostra recensione - in modo sottile e fine il peso dei pregiudizi sociali e razziali che la coppia in questione sperimenta.
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