martedì 29 ottobre 2019

Dave Eggers, “La parata” ed. 2019


                                      Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
     distopia

Dave Eggers, “La parata”
Ed. Feltrinelli, trad. F. Pacifico, pagg. 140, Euro 15,00

     “Ragione e sentimento” rivisto in versione secolo XXI- il romanzo “La parata” di Dave Eggers che si legge con il fiato in sospeso, perché è chiaro che succederà qualcosa, che non è tutto facile come appare, che succederebbe anche se non ci fosse il contrasto ragione/sentimento.
      Un paese senza nome. Uno dei tanti di quei paesi lontani in cui c’è stata una guerra civile che ha seminato distruzione. Uno dei tanti con vaste superfici di deserto. Due uomini sono incaricati da un’azienda straniera di asfaltare una strada che colleghi il Sud del paese al più ricco Nord. Sono di quei lavoratori sempre rigorosamente senza nome e senza nazionalità. Meglio così, perché non si sa mai che cosa potrebbe accadere e nessuna rivalsa o rivendicazione potrebbe quindi essere fatta. Uno dei due uomini ha alle spalle una grande esperienza, settantaquattro chilometri di strada in quattro continenti: il suo nome sarà Quattro. L’altro non ne ha nessuna: sarà Nove. Hanno dodici giorni di tempo per portare a termine la strada, in tempo per la parata di inaugurazione che è già stata organizzata. Quattro sarà alla guida dello straordinario nuovo macchinario, l’RS-80, che fa tutto da solo, anche tracciare le linee guida sull’asfalto. Il compito di Nove è di andare in avanscoperta a bordo di un quad per togliere di mezzo qualunque ostacolo dalla strada, siano oggetti, persone, animali.

      Va da sé che non ci può essere intesa tra ragione e sentimento. Quattro prova un’immediata antipatia per quel ridanciano di Nove che sembra infischiarsene di ogni ordine e norma. Quattro è la razionalità fatta persona, conosce perfettamente tutte le regole da osservare, mangia soltanto quello che ha portato con sé ed evita perfino di posare lo sguardo sulle persone del posto che inevitabilmente si avvicinano. Che intenzioni avranno? Diffidare di tutti: regola numero uno e unica. Nove è l’opposto. Sembra che sia in vacanza, eccitato dalla scoperta di un nuovo mondo. Fa delle deviazioni non autorizzate con il suo quad per andare nei villaggi, assaggia il cibo che gli offrono, beve l’acqua anche se è altamente sconsigliato, non si fa neppure scrupoli ad accettare le donne che gli si offrono- potrebbe anche offenderle a rifiutarsi, no?
Quattro è sempre più irritato con lui, pensa di lui tutto il male possibile, prosegue imperterrito nel suo lavoro senza denunciare il comportamento di Nove- finché è troppo tardi per intervenire. A questo punto c’è un ribaltamento della situazione. C’è un momento in cui Quattro, così altero e prevenuto contro quegli uomini che (diciamolo pure) considera inferiori, deve ricredersi, deve accettare il loro aiuto quando non gliene viene alcuno dai bianchi di una sperduta postazione sanitaria.
Quattro incomincia a vedere il lavoro che sta facendo con un’altra ottica, non più quella fredda di un’impresa ingegneristica ma quella umana: la strada asfaltata renderà possibile un proficuo scambio economico tra Nord e Sud, allungherà la vita di quei poveracci che finalmente riusciranno a raggiungere un ospedale nella capitale. La così importante parata diventa una meta non soltanto per soddisfare l’orgoglio di un lavoro compiuto alla perfezione, ma per un altro fine più vastamente meritevole. Il lavoro viene terminato nel tempo stabilito. Ma…
     Il romanzo di Dave Eggers è un romanzo distopico dei nostri tempi. Non è solo una mordace rappresentazione di un nuovo colonialismo, di un consolidato atteggiamento di superiorità e di condiscendenza del primo mondo nei confronti del terzo mondo, è anche una più o meno velata denuncia dell’incapacità dell’Occidente di entrare nella mentalità di altre culture (Quattro non ci prova neppure e Nove è troppo superficiale per capire) con conseguenze che non possono essere altro che tragiche.

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