Casa Nostra. Qui Italia
romanzo storico
premio Campiello
Andrea Tarabbia, “Madrigale senza suono”
Ed. Bollati Boringhieri, pagg. 377,
Euro 16,50
Madrigale: composizione musicale o
lirica, in maggior parte per 3-5 voci, originaria dell’Italia e diffusa in
particolare tra Rinascimento e Barocco.
Quante voci narranti ci sono nel romanzo “Madrigale senza suono” di
Andrea Tarabbia, vincitore del premio Campiello 2019? Di certo due, ma forse se
ne nasconde una terza sotto quella dominante, del nano Gioachino, servitore di
fiducia del principe Carlo Gesualdo di Venosa, compositore di madrigali vissuto
tra il 1566 e il 1613. Forse non è affatto il nano a scrivere la cronaca degli
avvenimenti che sta leggendo, nel 1960, il grande musicista russo Igor
Stravinskji costretto ad emigrare in seguito alla rivoluzione di ottobre. A più
di trecento anni di distanza Stravinskji ‘rivisita’ la musica di Carlo
Gesualdo, stupefatto non solo dall’armoniosità dei madrigali ma anche dalla
tragedia umana che nascondono.
Perché Carlo Gesualdo è una figura tragica. Quando muore il fratello
maggiore, Carlo viene tirato fuori dal convento a cui era stato destinato e gli
viene fatta sposare la cugina Maria d’Avalos- lui la ama da quando erano
bambini e scopre la passione con lei. Non dura molto. Maria lo tradisce con Fabrizio
Carafa, di certo più affascinante del marito. Forse Carlo Gesualdo avrebbe
chiuso gli occhi, facendo finta di non vedere. Tutto, per non perdere Maria. Ma
entra in gioco il senso dell’onore, non si può permettere questo oltraggio al
buon nome della casata. Carlo deve
uccidere i due amanti. E poi, in ogni caso, un delitto d’onore resterà
impunito.
Maria d'Avalos |
Questa la storia che Stravinskji scopre negli incartamenti. Una storia
vista dal basso verso l’alto in tutti i sensi- il nano Gioachino vive in una
scatola di cartone, si può nascondere facilmente e osservare, spiare, ascoltare
meglio. E il suo punto di vista è anche quello dei servitori, del popolo, che
parteggiano per il principe offeso. E poi, da più in basso ancora, nelle
segrete del castello, si sente una voce che non ha niente di umano,
contrappunto bestiale alle note celestiali di Carlo, la sua coscienza nera. E’
sempre stato Gioachino a prendersi cura (si fa per dire) di lui, e indoviniamo
presto chi possa essere questo infelice ridotto ad essere un animale che non
sopporta neppure la luce di una torcia. Pensiamo a personaggi con una sorte
simile, al “Visconte di Bragelonne”, al Sigismondo di “La vita è sogno”, mentre
il romanzo di Tarabbia si arricchisce di un filone gotico.
Carlo Gesualdo |
Carlo Gesualdo si risposa. Deve. E si innamora. Non della moglie, ma di
una sua dama in cui crede di rivedere Maria. E la sua musica fiorisce. Può
l’arte nascere dal Male? Di certo il dolore e, sì, anche il macerarsi nella
colpa sono uno spunto per l’arte.
Igor Stravinskji legge l’incartamento. Commenta. Scambia lettere con
grandi scrittori contemporanei. Chiede l’opinione di un altro studioso. Riporta
che il Nobel è stato assegnato a Quasimodo. Si domanda se, piuttosto che il
nano, non sia stato lo stesso principe Gesualdo a scrivere la sua
autobiografia, se la voce narrante del manoscritto sia attendibile.
Fabrizio Carafa |
Anche se il filone di quello che definirei ‘il romanzo di Stravinskji’ è
meno coinvolgente di quello che riguarda il principe, anche se non proviamo
grande simpatia per nessuno dei personaggi, “Madrigale senza suono” è un bel
libro dai molti meriti. E’ nello stesso tempo un romanzo storico che dipinge
tutta un’epoca, è un libro di storia della musica, è una storia d’amore, è una
tragedia con ombre goticheggianti. È del tutto insolito nella panoramica della
letteratura italiana. Un premio meritato.
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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it
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