martedì 16 luglio 2019

Karyn Brynard, “I nostri padri” ed. 2019


                                                     Voci da mondi diversi. Africa
                                                     cento sfumature di giallo


Karyn Brynard, “I nostri padri”
Ed. e/o, trad. Silvia Montis, pagg. 544, Euro 19,00


    Bianco e nero. Stellenbosch e Soweto. La città circondata da grandiose montagne, fitta di vigneti, roccaforte dei bianchi con le loro candide case in stile Cape Dutch, e la più antica baraccopoli di Johannesburg, abitato da neri di tutte le etnie che vivono in baracche di ferro ammassate le une sulle altre, senza acqua corrente, senza servizi igienici.
I due filoni del nuovo romanzo della scrittrice sudafricana Karyn Brynard sono ambientati a Stellenbosch e a Soweto- l’ispettore Albertus Beeslar si trova per caso ad investigare su un cruento delitto a Stellenbosch, mentre il sergente Ghaap, a 1500 km. di distanza, si trova coinvolto prima nella ricerca dell’auto che gli hanno rubato (insieme alla pistola di ordinanza) e poi in una lotta contro il tempo per salvare una donna che è stata rapita insieme al suo bambino dentro la sua stessa automobile. Due vicende che finiranno per ricongiungersi, marchiate da inaudita violenza, firmate dalla nuova e dalla vecchia criminalità, sporcate (almeno una) da riti di stregoneria affidati ai sangoma.


     Stellenbosch: una donna bianca, moglie di un ricchissimo imprenditore, è stata uccisa nella sua casa. Sangue ovunque. Il marito e la suocera vorrebbero affidare il caso a Beeslar, sono disposti a pagare molto bene pur di non avere tra i piedi l’ispettrice nera Qhubeka. L’apartheid è terminato nel 1991. In teoria. In realtà, come dice l’affascinante Qhubeka, permane la ‘solita divisione in tre mondi. I bianchi nella città vera e propria, al sicuro dietro porte chiuse a doppia mandata. I meticci al loro posto, in mezzo a teppisti e delinquenti. E i neri dall’altro lato della cortina di ferro.’ Beeslar ha la netta sensazione che nessuno stia dicendo la verità, nella famiglia di Malan du Toit. Non la vecchia madre di Malan che vuole preservare il buon nome della famiglia, non Malan che sembra non sapere molto della ‘vera’ vita di moglie e figli, non i due figli- l’esile ragazzina che tenta il suicidio e il ragazzo che è un fanatico della Bibbia.


     A Ghaap era stato detto che non era una bella idea fare l’apprendistato a Soweto. Ghaap non immaginava neppure la vita convulsa, i furti alla velocità della luce, la miseria che spingeva i bambini a diventare piccoli criminali, il sopravvivere di superstizioni, magia nera, riti con sacrifici umani diretti dai medici stregoni, i sangoma. E la ricerca dell’automobile in cui aveva investito i suoi risparmi si trasforma in quella, molto più angosciante, di una donna incinta e del suo bambino. Che cosa volevano farne di lei, i suoi rapitori?
      Non è soltanto la ricca trama che ci coinvolge, nel romanzo di Karyn Brynard il cui titolo anticipa il tema del romanzo che si accentra sulla figura del ‘padre’ in molteplici varianti. I padri sono i grandi assenti, in Sudafrica. Mettono al mondo i figli e scompaiono. I ricchi, come Malan, si giustificano con il ruolo di sostenitori economici della famiglia, i poveri con la motivazione opposta- non sono in grado di mantenere i figli. Che sono allo sbando. Il romanzo della Brynard è pieno di padri che uccidono i figli, che non sanno neppure di averli messi al mondo, che, in ogni caso, non si occupano dei figli. Perfino il mitico ispettore Blikkie, quello che Beslaar è venuto a visitare a Stellenbosch, quello continuamente citato da Beslaar e da Qhubeka, l’uomo che Beslaar considera il suo padre adottivo, ha trascurato la sua unica figlia quando era in vita. E poi c’è la figura di u Baba, il Padre che rappresenta il Male assoluto, uno sciamano potente e crudele  che- si dice- può cambiare aspetto e prendere le sembianze di un animale, che può vederti e fiutarti dovunque tu sia. Il rovescio di Dio. Dio trasformato in Satana dalla township nera. Ci sono ‘i nostri padri’, infine, quelli che si sono macchiati della colpa dell’apartheid.
      Più di un semplice thriller. Un libro che ci aiuta a capire (in parte) il Sudafrica.

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la recensione sarà pubblicata su www.Stradanove.it



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