vento del Nord
biografia romanzata
Jan Brokken, “Jungle Rudy”
Ed. Iperborea, trad. C. Cozzi, pagg.
319, Euro 15,30
Quando scesi dall’aereo a Canaima
non era là ad aspettarmi.
La voce narrante, dell’uomo che
scende dall’aereo, è quella di Jan Brokken, lo scrittore olandese che ci ha
fatto passeggiare per le strade di San Pietroburgo facendoci sentire le voci
dei ‘grandi’ che hanno vissuto lì, che ci ha portato in Siberia dove
Dostojevskji scontò la pena per le idee progressiste che aveva condiviso con
altri giovani, che ha fatto rivivere un mondo scomparso in “Anime baltiche”.
Canaima- già sentiamo crescere in noi l’aspettativa, perché anche noi lettori
siamo scesi dall’aereo insieme a Jan Brokken- è un’aerea naturale protetta in
Venezuela, un ambiente biologico e geologico unico, con paesaggi spettacolari.
‘Lui’, l’uomo che Brokken si aspettava di vedere e che era assente, è un
personaggio mitico, Rudolf Truffino, il cui soprannome dice tutto- Jungle Rudy,
Rudy della Giungla, con un che di maestoso che lascia intendere che Rudy non fu
soltanto, da un certo punto in poi, il direttore del Parco Nazionale di
Canaima, Rudy fu il Re della Giungla, il padrone indiscusso.
Rudy Truffino (figlio di un banchiere di origine italiana, nato e
cresciuto in Olanda) non c’è all’aeroporto e la prima parte del
romanzo-biografia di Jan Brokken è dominata dalla sua assenza. Rudy è il grande
assente sempre presente, lo impariamo a conoscere (insieme allo scrittore)
attraverso le parole dell’indio che fa da guida, addentrandoci nella giungla
verso il Salto Angel, la straordinaria cascata più alta del mondo (quasi un
chilometro) che deve il suo nome all’aviatore americano che la avvistò per
primo. L’Olanda era troppo piccola per un uomo come Rudy. Anche l’Europa era
troppo piccola, troppo affollata, troppo ‘civilizzata’. Ci voleva altro per
lui. E lo trovò nella Gran Sabana dove arrivò negli anni ‘50. Gli doveva essere
piaciuta la sfida di addentrarsi nell’ignoto, di instaurare un contatto con gli
indios pémon imparandone la lingua, di affrontare i rischi dei morsi di
serpenti e quelli di formiche che parrebbero innocue, di costruire per sé una
nuova vita, come un Robinson Crusoe della giungla.
Doveva aver amato la voce
della foresta che non disturbava il suo silenzio interiore. Anche se poi, più
tardi, aveva sentito il bisogno di musica, delle canzoni di Simon Diaz ma anche
di Mozart. Mozart glielo aveva fatto conoscere la moglie Gerti, che era di
Salisburgo: incredibile, ma si era sposato, Rudy della Giungla, e aveva avuto
tre bambine. E intanto Rudy Truffino era diventato una sorta di guida ufficiale
per i tepuy, le grandi montagne scoscese, e per il Salto Angel. Aveva fatto da
guida a persone famose, a sovrani e attori (“Verdi dimore” con Audrey Hepburn
fu girato a Canaima), ma non si lasciava intimorire da loro- scorbutico e
scontroso, si comportava come gli pareva, senza riguardi, e forse rimpiangeva
la solitudine incontaminata di un tempo.
E’ un duplice viaggio, quello raccontato da Jan Brokken in questo
romanzo. Quello di un grande esploratore e quello dello scrittore stesso che ne
segue le tracce, che rivive in parte le sue esperienze. E anche se, nella parte
finale, il racconto si fa un poco sfilacciato, a lettura terminata ci sentiamo
più ricchi- il viaggio di scoperta è diventato anche il nostro, abbiamo ‘visto’
(il potere dei libri!) il Salto Angel, e l’anaconda e le farfalle Morpho,
abbiamo ‘sentito’ la musica polifonica della giungla.
Soprattutto abbiamo
conosciuto, nel bene e nel male, un uomo ardito e con una forte personalità che
ha cercato e trovato i suoi spazi lontano dalle strade battute. Un Re della
Giungla.
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