sabato 1 giugno 2019

Richard Powers, “Il sussurro del mondo” ed. 2019


                                                 Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
        premio Pulitzer

Richard Powers, “Il sussurro del mondo”
Ed. La Nave di Teseo, trad. L. Vighi, pagg. 658, Euro 18,70

       Nove personaggi le cui vicende si dipanano nelle 658 pagine del romanzo “Il sussurro del mondo” di Richard Powers, vincitore del premio Pulitzer 2019. Nove personaggi le cui famiglie hanno le provenienze più disparate, come si addice a quel ‘melting pot’ che è l’America- gli Hoel vengono dalla Norvegia (era stato il capostipite ad dare inizio a quella che era diventata un’ossessione ma anche una raccolta straordinaria: scattare una fotografia lo stesso giorno di ogni mese, alla stessa ora, dallo stesso punto, ad un singolo albero di castagno, affidando poi l’incarico- come una sorta di eredità- al figlio e poi al nipote), il padre di Mimi Ma è fuggito dalla Cina (si è portato dietro un prezioso disegno che rappresenta dei Budda e tre anelli di giada, ognuno con la finissima incisione di un albero), la famiglia di Neelay arriva dall’India (cadendo da un albero, da bambino, Neelay perderà l’uso delle gambe e diventerà un genio del computer, fantastico ideatore di videogiochi)…

      All’inizio leggiamo nove intrecci diversi che non hanno nulla in comune tra di loro e dobbiamo assottigliare il nostro intuito per capire che cosa, invece, leghi le storie di questi personaggi- hanno tutte a che fare con gli alberi. L’albero delle fotografie, quelli piantati alla nascita di ogni bambina Ma, quello da cui è caduto Neelay, quello che salva la vita di Douglas che precipita con il suo aereo in una missione di guerra, gli alberi che ‘parlano’ a Patricia che ne farà il suo soggetto di studio. Diventa allora chiaro che l’albero o gli alberi sono i veri protagonisti del romanzo, quelli che rubano la scena agli esseri umani. Alberi vecchi centinaia e centinaia di anni, alberi che si passano messaggi, che instaurano meccanismi di difesa contro le malattie, alberi che sono una miniera di risorse anche quando il loro tronco è abbattuto, alberi che devono essere protetti e difesi contro la deforestazione selvaggia dettata dall’impero economico. E allora le storie dei personaggi sembrano convergere verso questo scopo, l’organizzazione di un ecoterrorismo che culmina con l’occupazione non di una casa, ma di un albero, con incendi che avranno conseguenze drammatiche- il tutto per portare alla ribalta il problema di che cosa stiano facendo gli uomini alla natura, di quale futuro sia in serbo per gli uomini se si prosegue in questa maniera dissennata che non valuta le infinite possibilità degli alberi.

      Nel romanzo c’è un albero gigantesco che ha un nome, Mimas, quasi fosse un essere vivente. Mi correggo, Mimas è un essere vivente, fa pensare al Barbalbero di Tolkien, l’essere più antico della Terra di Mezzo, l’albero saggio che guida la marcia degli Ent contro gli Orchi, lo spettacolo grandioso di una foresta animata come quella guidata da Malcolm contro l’usurpatore Macbeth nel gioco di rimandi del romanzo dove due dei personaggi portano sul palcoscenico la tragedia di Shakespeare in una recita amatoriale.
      Ecco il pregio ed ecco il difetto del libro di Richard Powers: amiamo Mimas, e con lui tutti gli alberi del romanzo, molto di più di quanto ci appassionino gli altri personaggi, perfin troppo numerosi, peraltro.
Lo scrittore ci rivela un mondo che non conoscevamo, suscita in noi la curiosità e il desiderio di saperne di più, il rimpianto per non aver contribuito a salvare il patrimonio verde della Terra da cui dipende la nostra stessa esistenza, per non averne preso le difese come fanno i militanti dell’ecoterrorismo. Siamo perplessi, però, sulla maniera che ha scelto per risvegliare la nostra attenzione, perché “Il sussurro del mondo” si avvicina di più al saggio che al romanzo.

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