Voci da mondi diversi. Asia
cento sfumature di giallo
You-jeong Jeong, "Le origini del male"
Ed. Feltrinelli, trad. Massimo
Gardella, Euro 17,50
Rosso. Rosso come il sangue. E’ il colore che domina tutta la prima
parte del thriller psicologico “Le origini del male” della scrittrice coreana
You-jeong Jeong. La copertina del libro, d’altra parte, è significativa e molto
inquietante. Una piscina in cui l’acqua sembra sangue, la testa di un nuotatore
che, con la cuffia e gli occhialetti rossi, si mimetizza con l’acqua, grossi
tentacoli mostruosi che escono dall’acqua, formando dei gorghi.
Yu-jin, ventisei anni, si sveglia una mattina coperto di sangue. Sangue
dappertutto intorno a lui. Sangue sulle scale. Al piano di sotto, in una pozza
di sangue, il corpo della madre con la gola tagliata.
A questo punto, chi non legge
volentieri i thriller cruenti (e questo, con tutto questo sangue, sembra
esserlo) è tentato di interrompere la lettura. E invece resta preso dalla
curiosità di sapere che cosa è successo e, anche quando sa- ben presto- chi sia
il colpevole, è spinto ad andare avanti, a cercare di capire le motivazioni del
personaggio, a ricostruire il passato.
Yu-jin non ricorda nulla della notte trascorsa. Soltanto che è
sgattaiolato fuori di nascosto. Poi, a poco a poco, pezzo dopo pezzo, i
frammenti dei vaghi ricordi acquistano nitidezza e si ricompongono. Svelando
tutto l’orrore. Da moltissimi anni Yu-jin segue una terapia farmacologica
perché soffre di epilessia e tuttavia i farmaci gli causano feroci mal di testa
e un certo qual annebbiamento. All’insaputa della madre lui, ogni tanto, quando
vuole essere più lucido (come nei giorni precedenti in cui doveva affrontare
l’esame di ammissione a giurisprudenza), sospende le medicine. La madre, però,
sa quali furie possa scatenare nel figlio la mancata assunzione dei farmaci. Il
figlio non sa che la madre sa molto più di lui, che lo tiene sotto controllo
senza che lui se ne accorga, che trema sempre per lui.
L’interesse della trama è nel seguire passo dopo passo la sempre
maggiore consapevolezza di Yu-jin, il suo lasciare emergere il passato con la
tragica morte del padre e del fratello, scoprire la verità sul suo male ed
affrontare la realtà dei sentimenti della madre per lui. Sua madre, avrebbe
preferito che lui morisse? Le erano sfuggite proprio queste parole. Amava di
più suo fratello? Era per quello che aveva adottato il ragazzo che assomigliava
a suo fratello come una goccia d’acqua?
E, soprattutto, il dramma della
stessa esistenza di Yu-jin pone l’angosciosa domanda: esiste un gene del male?
Se sì, deve essere considerato come una malattia? E come si può gestire la
persona che ne è afflitta?
A tratti tremendamente lucido, a tratti allucinante, macabro,
spaventoso, il romanzo di You-jeong Jeong non è una lettura facile. E’
raggelante. E’ un page-turner con una costruzione perfetta. Per chi non è
facilmente impressionabile.
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