Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
distopia
seconda guerra mondiale
Len Deighton, “SS-GB. I nazisti occupano Londra”
Ed. Sellerio, trad. Simona Fefé,
pagg. 495, Euro 15,00
Londra 1941. L’esito della battaglia d’Inghilterra dell’anno precedente
non è stato favorevole agli inglesi. Hanno vinto i nazisti annientando la forza
aerea britannica e sono riusciti in qualcosa di impensabile: hanno invaso
l’Inghilterra.
Churchill è morto. Il Re è
prigioniero nella Torre, i fantasmi dei principini morti tra quelle mura
aleggiano nell’aria. Londra è soffocata sotto una coltre grigia. Grigia l’aria
per lo smog, per la polvere delle macerie. Grigio l’umore degli abitanti in coda
per procurarsi cibo e vestiti. Si sente la paura serpeggiare, si vedono occhi
sfuggenti, si percepisce un senso di all’erta: i delatori possono essere i tuoi
vicini di casa, gli stivali della Gestapo possono risuonare sulle scale per
venire a prendere te.
Un antiquario viene ritrovato morto nella sua casa. Indossava il
cappotto- perché la casa era fredda o perché era appena rientrato e aveva
trovato l’assassino ad aspettarlo? Strane ustioni sulle sue braccia: con
leggerezza e un macabro senso dell’humour qualcuno suggerisce se le sia
procurate esponendosi troppo a lungo ad una lampada abbronzante.
Questo è l’inizio del libro di Len Deighton, romanzo distopico che
ricorda- prospettando una realtà alternativa meno estrema- “La svastica sul
sole” di Philip Dick. Len Deighton sceglie una trama di indagine poliziesca per
farci immaginare le conseguenze della vittoria di Hitler che ha mantenuto l’alleanza
con i Russi mentre Roosevelt non ha ancora preso la decisione di entrare in
guerra. La trama ‘gialla’ vira presto verso una storia di spionaggio di cui è
facile capire le implicazioni quando (molto presto) si scopre che le scottature
sulle braccia del morto sono dovute ad esposizione a radiazioni e viene anche
svelata la vera identità della vittima.
Due poliziotti indagano, una coppia simile eppure diversa dalle coppie
fissate dal modello Holmes-Watson. Il soprintendente Douglas Archer è giovane,
ha appena perso la moglie durante un bombardamento, è un antinazista che cerca
di lavorare nell’ombra anche se è spesso sollecitato ad unirsi alla Resistenza-
troppo rischioso, avendo anche la responsabilità di un bambino. Harry Woods è
il suo doppio più anziano, meno istruito, più intuitivo e istintivo. Tra di
loro c’è un legame più vicino a quello che c’è tra padre e figlio che tra
colleghi. L’assoluta mancanza di diplomazia di Harry è un problema nei rapporti
giornalieri con i superiori tedeschi- c’è un limite alla loro tolleranza e
Harry ne pagherà le conseguenze.
Di chi fidarsi in un paese occupato? Come interpretare correttamente le
profferte amichevoli dei nazisti? Il romanzo di Leighton procede tra
rivelazioni e colpi di scena- c’è qualcosa top secret che riguarda l’arma
segreta che è ancora in fase di studio, di cui si vocifera che avrebbe un
potere altamente distruttivo, al di là di ogni possibile immaginazione. Dove
sono finiti i calcoli che lo pseudo-antiquario doveva avere con sé? Potrebbero
servire come merce di scambio per la vita del Re? Ma, se da una parte i
tedeschi sarebbero ben felici di sbarazzarsi di questo ingombrante prigioniero,
d’altra parte è anche vero che sarebbe un altrettanto ingombrante ospite
oltreoceano, in quelle che una volta erano le colonie della Corona. E così il
Re diventa una figura patetica, simbolo di un mondo che sta per scomparire se
non è già scomparso.
Per Len Deighton la trama è la parte più importante del suo libro, i
personaggi lo sono meno, sono monodimensionali, soprattutto quello femminile
della giornalista americana che avrebbe meritato un maggiore approfondimento. La
spy-story, invece, è originale e convincente, così come lo è l’atmosfera buia
del romanzo.
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