Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
noir
Chen He, “A modo
nostro”
Ed. Sellerio, trad. Paolo Magagnin, pagg. 345, Euro 16,00
Mai avrebbe immaginato, il camionista Xie
Qing, che sarebbe andato a Parigi. Mai avrebbe immaginato che avrebbe rivisto
la moglie Yang Hong, da cui aveva divorziato tre anni prima, in un
commissariato di Parigi. Morta in un incidente. Era finita fuori strada con la
sua auto, precipitando in un corso d’acqua. Era notte, aveva bevuto (come mai?
Yang Hong non beveva alcolici). Era riuscita a telefonare al numero di
emergenza ma i soccorsi erano arrivati troppo tardi. Aveva anche digitato un
altro numero: chi aveva cercato di contattare? E comunque Xie Qing, arrivato a
Parigi con viaggio pagato per riconoscere il cadavere della moglie, ha uno
sprazzo di furbizia e si rifiuta di firmare frettolosamente. Vuole saperne di
più sulla morte della ex moglie. e chissà che non riesca anche a guadagnare di
più su questa morte.
Inizia così, e seguendo un doppio filone,
la vicenda di questo Candide cinese catapultato da Wenzhou in Cina in un
Occidente di cui ha tanto sentito parlare e in cui fatica a muoversi. E’ il
1993, è da poco che in Cina tira un’altra aria. Nelle due storie noi seguiamo
le peripezie di Xie Qing a Parigi, dove per fortuna è ospite di un amico già
emigrato da qualche anno, e, alternativamente, riviviamo il passato suo e di Yang
Hong, figlia di un quadro che si è suicidato. L’ambiente in cui viveva Yang
Hong, lo stesso in cui si muoveva un’altra ragazzina che era stato il primo
amore di Xie Qing, il fatto che entrambe abitassero nella Residenza 118 con il
suo alone di lusso sconosciuto ai comuni cinesi, affascinava Xie Qing. Anche
lui sarebbe voluto partire per la rieducazione insieme a Yang Hong- si era
dovuto accontentare di aiutarla a salire sull’autobus che la portava lontano.
Il loro era stato un matrimonio destinato a fallire, troppa differenza di
classe sociale anche in un paese che glorificava l’uguaglianza. Non per nulla
Yang Hong non aveva voluto avere figli da Xie Qing. Chi era il padre, allora,
del bambino di un anno che adesso era rimasto affidato ad una gentile coppia
francese?
Mentre cerca di scoprire il mistero della
vita di Yang Hong che abitava in una splendida villa a Parigi, Xie Qing si
lascia a poco a poco coinvolgere in lavori diversi che sono solo in apparenza
onesti. Dalla Francia passerà all’Italia, in Grecia (la vista delle rovine del
Partenone lo lascia perplesso) e infine in Albania per coordinare il traffico
umano dell’immigrazione clandestina. Nel filone che ha Yang Hong come
protagonista seguiamo invece lo sviluppo dei piccoli commerci per cui i cinesi
sono famosi- la vendita di merci contraffatte. Condividiamo lo sconcerto di
Yang Hong quando esperimenta le condizioni lavorative dei cinesi nelle piccole
fabbriche in Francia e sorridiamo insieme a lei quando, diventata venditrice
ambulante sulle spiagge, si stupisce di come gli europei amino passare il tempo
sdraiati a cuocere al sole, senza fare nulla.
Scoprirete da voi come finisce
l’esperienza di due cinesi nel paradiso occidentale. “A modo nostro” è un
romanzo realista, un noir singolare che ci offre una tripla visuale- quella del
nostro mondo visto dall’esterno, da qualcuno che è del tutto digiuno della
nostra cultura e del nostro modo di vivere, quella di una Cina di un passato
travagliato che ormai vive nel ricordo e quella dei cinesi trapiantati in
Occidente, per nulla assimilati, in lotta per sopravvivere ed emergere (che
cosa fanno i principini rossi che sembrano membri di un club esclusivo e che
accolgono a braccia aperte la figlia di un quadro morto suicida?). Il filo
conduttore di tutto resta la corruzione, un’avidità illimitata che si fa strada
incurante dei cadaveri che si lascia alle spalle.
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