Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
Libby Page, “Il Lido”
Ed.
La Nave di Teseo, trad. V. Vega, pagg. 422, Euro 17,00
Il Lido. Una nota del libro ci dice che le
piscine all’aperto sono chiamate così in Inghilterra- non solo in Inghilterra,
però, anche Milano ha il suo lido. Questo è il Lido di Brixton, nell’area sud
di Londra, un quartiere salito alla ribalta della cronaca durante le proteste e
i disordini degli anni ‘80. Due donne le protagoniste del romanzo di Libby
Page- l’ottantaseienne Rosemary e la ventenne Kate. Rosemary ha sempre vissuto
a Brixton, non se ne è allontanata neppure durante la guerra, quando tutti i
bambini venivano evacuati, ed ora, dopo la morte del marito George, si sente sola.
La solitudine di Kate è quella di una ragazza che non ha fiducia in se stessa,
senza amici e lontana dalla famiglia perché arrivata da poco da Bristol per
lavorare come giornalista al giornale locale.
C’è nell’aria la minaccia che il Lido
verrà chiuso, forse la piscina sarà coperta per farne un campo da tennis, più
adeguato agli interessi dei nuovi abitanti che un’agenzia immobiliare spera di
attirare. E Kate ha l’incarico di scrivere un articolo su che cosa significhi
la chiusura della piscina per quelli che la frequentano. Come Rosemary che,
tuttora, inizia la sua giornata nuotando nella piscina. Che ha imparato a
nuotare al Lido, che ha dei ricordi preziosi della sua storia d’amore con il
marito George legati al Lido, che vedrebbe un altro pezzo del suo piccolo mondo
racchiuso nel quartiere sgretolarsi sotto il martello del tempo- anche la
Biblioteca in cui lavorava è stata chiusa, vecchi negozi sono stati trasformati
in locali alla moda: che ne sarà del futuro della piccola comunità di Brixton
abituata ad offrirsi amicizia e sostegno l’un l’altro?
Kate potrebbe scrivere un solo articolo
come le è stato richiesto di fare, e invece scocca qualcosa tra di lei e
l’anziana signora che capovolge i ruoli e fa parlare lei, Kate, come se dovesse
essere l’intervistata, al suo posto. La sensibilità di Rosemary, la saggezza
che ha accumulato con gli anni, la sua empatia, le fanno intuire l’infelicità
di Kate e il suo bisogno di aiuto, prima ancora di sapere alcunché, che Kate
soffre di attacchi di panico, di nostalgia di casa, di solitudine nutrita da
piatti pronti da scaldare nel microonde.
Se viene in mente il bellissimo libro di
Doris Lessing, “Il diario di Jane Somers”, leggendo dell’amicizia fra due donne
di età diverse, ci rendiamo conto, però, che “Il lido” di Libby Page prende
un’altra direzione. Diventa la storia di un intero quartiere, oltre ad essere
la storia di Rosemary- con i flashback della sua vita con George- e la storia
di Kate con tutte le sue insicurezze. Perché, quando Kate continua a scrivere
articoli sul Lido, rendendoli vivi con le parole di chi la frequenta, si fa
strada l’idea di avanzare una petizione, di dimostrare l’importanza sociale del
Lido e sottolineare quanto grave sarebbe la perdita per tutti coloro per cui è
l’unico sostituto di spiagge che non si potranno mai permettere di vedere. Ed è
incredibile quante persone si stringano accanto a Rosemary e Kate, la quale ha
iniziato, pure lei, a nuotare ogni mattina. E a stare meglio, ad essere colta
meno frequentemente dal Panico.
Le vicende narrate ne “Il Lido”- a tratti
drammatiche, a tratti romantiche, a volte buffe (come la scena in cui Rosemary
si presenta con una muta sotto il cappotto, per dimostrare che l’amato Lido si
può sfruttare anche in inverno)- sono quelle di un microcosmo in cui la piscina
serve da collante, è lo spunto per ravvivare la solidarietà, è il denominatore
comune che unisce giovani e anziani nell’esercizio fisico.
Direi che è una lettura piacevolmente
perfetta tra una nuotata e l’altra, a bordo piscina o sulla spiaggia.
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