Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Andrea Camilleri, “Il metodo Catalanotti”
Ed.
Sellerio, pagg. 291, Euro 14,00
Più adeguata che mai, in questo nuovo
romanzo del nostro geniale Camilleri, la citazione di Shakespeare, Il mondo è un palcoscenico e uomini e donne
sono solo gli attori…e gli uomini
recitano molte parti. Perché ‘il morto’ su cui Salvo Montalbano si troverà
ad indagare è un uomo dalla doppia personalità, un attore con due facce, quella
dell’usuraio e quella dell’originale regista teatrale- prima di assumere un
attore vuole che questi si cali nella sua parte, che viva sulla sua pelle e
dentro il suo cuore quello che dovrà rappresentare sul palcoscenico, che calchi
il palcoscenico del mondo prima che quello del teatro. E tutto il romanzo, poi,
si trasforma in una sorta di recita continua, con personaggi dalla duplice
faccia, è tutto un entrare ed uscire dal palcoscenico, cambiando aspetto e
personalità.
Ad iniziare da Mimì Augello, impenitente
donnaiolo che, all’inizio del libro, è l’attore principale di una farsa tipica
della commedia: mentre è in visita dalla sua ultima fiamma, una Genoveffa
Recchia (facile immaginare come Catarella storpierebbe questo nome- ormai
Camilleri ride tra sé e sé divertendosi a scrivere la sua serie di Vigata) che
si fa chiamare Geneviève (ha anche lei un doppio), il marito torna a casa di
sorpresa, Mimì si cala dalla finestra, entra nell’appartamento del piano di
sotto e, muovendosi a tastoni, tocca un uomo su un letto. Un cadavere. In piena
notte si precipita da Montalbano che sta sognando- ecco un’altra dimensione del
romanzo, quella del sogno (la vita è
sogno) che si aggiunge agli intermezzi di ciò che è avvenuto e che è raccontato
come se fosse un copione teatrale. Quando i due torneranno nell’appartamento
per cancellare le tracce di Mimì, il morto è scomparso. E intanto una domestica
ha trovato il corpo senza vita di Carmelo Catalanotti- anche lui adagiato sul
letto come per un ultimo sonno.
Se Mimì è l’interprete della farsa
dell’amante in fuga dal marito cornuto, Salvo Montalbano diventa il
protagonista di una soap opera dal gusto dolce amaro, di una riflessione sul
tempo che passa, sulla trasformazione inevitabile di un sentimento che patisce
l’usura e si è esaurito con la consuetudine e la lontananza. Salvo è
affascinato dal nuovo capo della scientifica- ha già avuto altre sbandate in
passato, ma quello che prova per Antonia è diverso. Gli fa dimenticare Livia,
anzi, gli fa sentire come un peso anche il solo pensiero di Livia, si irrita a
sentire la sua voce al telefono, la sente all’improvviso estranea, mentre
Antonia lo fa sentire come un ragazzino al primo amore. Per lei si fa un nuovo
guardaroba, entra in profumeria per comprare lozione e crema da barba- per poi
sentirsi dire da Antonia che lo preferiva come era prima. Salvo non ha tempo di
rattristarsi per un amore che è finito (noi ce ne eravamo accorti da tempo),
pensa al futuro che non può lasciarsi sfuggire. Per Livia non ha mai
sacrificato niente, per Antonia è disposto ad andare in pensione per seguirla
nella sua prossima assegnazione- non sa ancora però che le parti sono state
invertite sul palcoscenico, un po’ come ne “La bisbetica domata”, è Antonia a
decidere, lei non ha bisogno di un uomo per essere se stessa.
Camilleri non sarebbe Camilleri se non
ampliasse la scena del suo romanzo, se oltre a donarci una trama d’indagine
poliziesca, oltre a far crescere ed invecchiare i suoi personaggi, non
guardasse con occhio attento la realtà in cui le vicende si svolgono. E così
Montalbano, in una Sicilia in cui le fabbriche chiudono, i giovani laureati
scaricano cassette del pesce, la disoccupazione aumenta, rispunta lo spettro
dell’emigrazione, ‘protegge’ una giovane coppia da un padre prepotente e
violento.
Ogni romanzo di Andrea Camilleri è un
miracolo di invenzione e di finezza. Non perdetevi questo, anche se per chi è del
Nord come me, a volte sembra scritto in una lingua straniera. Vale la pena
anche se non si capisce proprio tutto: anche quello ha il suo fascino.
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